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giovedì, Ottobre 17, 2024

Eugenio Neri, apriamo le chiese ai pakistani

In un panorama politico di “caduti dal pero”, una presa di posizione motivata dal disgusto per l’inazione delle istituzioni

Poffarbacco sembrano dirci i massimi esponenti di Forza Italia a Siena – Pallassini e Pugliese – ma come mai tanti migranti che a periodi alterni intasano Siena e creano così tante discussioni? Che ci si interroghi su qual è il motivo e si veda di ripartirli altrimenti!

E siccome la presa di posizione è stata successiva a quella dell’alleato Tucci, nella chiusa di una recente nota stampa, ci si complimenta con la forza pubblica continuamente sollecitata dalla municipalità. Forza pubblica che invero i complimenti li merita per le proprie doti – creanza, pazienza ed empatia -, giacché il più delle volte alla perquisizione in straordinario notturno nei parcheggi-dormitorio, alle pratiche formali inerenti, è costretta a far seguire il riaccompagnamento nei suddetti parcheggi perché non esiste alternativa d’ospitalità.

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Epperò apprendiamo che a coronamento di questi blitz i servizi dei parcheggi vengono igienizzati. Ah, semmai… e che si fa se i migranti smettono di andarci?

E’ una delle tante storie della “Siena caduta dal pero”. Più di due anni fa parlavamo dello stesso identico problema e SienaPost tentò di saperne di più. Sui pakistani, che non sempre erano tali, che percorrevano la Via della Seta, entravano dalla frontiera friulana, ricevevano una credenziale sanitaria dallo Stato italiano e si portavano in preferenza in alcune città d’Italia, con la fama di “più ospitali”, per completare i passaggi formali come richiedenti asilo.

Ci stupisce che gli esponenti di Forza Italia – ma il problema non sono loro, qui servono solo per rappresentare un concetto – non abbiano voluto sapere o ricordare queste cose e con il loro intervento facciano una politica che poteva essere attuale due anni fa, o ancora di più. Non leggere il SienaPost può esser una scelta comprensibile, ma non ascoltare gli appelli di quelle parti sociali – Caritas, Unistrasi e volontari/e della Rete Civica SiSolidal – che si stanno da sole impegnando sul fenomeno pakistani è grave.

La storia degli ultimi giorni la racconta la Caritas: la struttura di Montalbuccio (24 posti) è piena, all’Arbia si è trovato posto per tre, i parcheggi sono tornati “affollati”. E al tavolo di coordinamento chiesto e promosso dall’arcivescovo-cardinale non si sa di preciso chi ci siede con reale voglia di fare.

Eugenio Neri, docente universitario, senese delle lastre, ci propone una visione prorompente. Se i parcheggi non vanno, apriamo le chiese, anzi la Chiesa. Crediamo che le sue parole non meritino di cadere nel nulla, anche se la Chiesa per il tramite della Caritas già fa molto; e crediamo che, se lette attentamente, abbiano, aldilà dei contenuti provocatori e della riproposizione del solito rimpallo municipalità-prefettura già in voga ai tempi del sindaco De Mossi, un forte senso di umanità.

Così scrive nella nota fattaci pervenire: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore… diceva il ritornello di una canzone degli anni della nostra gioventù. Ed è così che la nostra Prefettura intende trattare la questione dei richiedenti asilo pakistani. Non hanno diritto a nulla. Devono solo evitare di farsi vedere. Devono rendersi invisibili. Peccato che sono uomini, con i loro corpi, la loro tragica storia che chiede giustizia e prima ancora umanità. Sono persone che provengono da zone di guerra e carestia, in gran parte pachistani e afgani e chiedono che vengano accolti e ascoltati”.

“L’ho scritto in un post e lo ripeto – riprende Eugenio Neri -. Sono disgustato da come vengono presentati i fatti. Sono persone tranquille e civili, che non hanno mai dato problemi, oltre alla loro presenza. E soprattutto sono disgustato dal fatto che le istituzioni, il Comune in primo luogo, non stiano facendo praticamente nulla per i senza fissa dimora, perché tali sono. Quello che chiedo è solidarietà umana. Questo è quello che manca. E da senese mi fa specie che manchi proprio a Siena, dove la misericordia pubblica è base e fondamento da sempre della civiltà senese”.

“Per questo – conclude Eugenio Neri – ho invocato il Cardinale di dare un ulteriore segno, accanto a quelli importanti dati dalla Caritas, che a Siena c’è posto per i pellegrini aprendo a questi profughi magari la Cattedrale – la porta al cielo della città – in nome di una solidarietà umana, ormai sempre più rarefatta. Capisco che mi si risponderà citando leggi, regolamenti, combinati disposti superiori. Ma non spostano di una virgola il punto: non basta lasciare solo il volontariato. Dovrebbe bastare la nostra Costituzione. O no?! Se Siena vuole restare immortale e non perdere la propria dignità, si devono muovere le sue Istituzioni. Altrimenti chi le guida faccia un passo indietro. Non stanno rappresentando la città!”

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