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mercoledì, Aprile 16, 2025

Giulia Mazzarelli: “Non è un’emergenza, è sistema”

Femminicidio e violenza di genere: il dovere di reagire, il bisogno di cambiare. Da Siena un grido collettivo contro una società patriarcale e predatoria

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Giulia Mazzarelli, capogruppo Pd in consiglio comunale.

Femminicidio e violenza di genere non sono emergenze lontane, ci riguardano tutte e tutti.
Sono il sintomo di una società malata, in cui il modello patriarcale si manifesta ovunque, nelle relazioni di coppia fondate sul possesso e sul controllo maschile sulle donne, in quelle lavorative, nel nostro modello economico capitalista e predatorio, nel sistema educativo e formativo che si basa quasi esclusivamente sulla prestazione individuale e sulla competizione.

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I numeri, ogni anno, sono impietosi e non accennano a diminuire: una donna ogni tre giorni viene uccisa da un uomo in Italia, e una donna su tre ha subito violenza fisica o psicologica nel corso della sua vita.
Questa donna potrebbe essere nostra madre, nostra sorella, una nostra amica, una parente. Potremmo essere noi.

La violenza di genere non è un fatto privato, ma un fenomeno strutturale che ci riguarda.
Ha a che fare con la cultura, l’educazione, le istituzioni.

I Comuni, le Regioni, lo Stato hanno il dovere di fare la propria parte, con maggiori investimenti ai centri antiviolenza e alle case rifugio per donne e minori vittime di violenza, promuovendo una formazione ad hoc per insegnanti, personale sanitario, forze dell’ordine; inserendo obbligatoriamente a scuola l’educazione sessuale e all’affettività; investendo maggiori risorse nel sistema sociale, cosicché non siano più le donne a dover sacrificare e scegliere tra lavoro e famiglia; potenziando e uniformando il sistema sanitario pubblico; garantendo alle donne di interrompere la gravidanza senza pressioni sociali, senza pratiche violente come l’ascolto del battito del feto; interrompendo i finanziamenti pubblici alle associazioni pro-vita; pretendendo, come rappresentanti delle istituzioni, che si faccia formazione e si utilizzi un linguaggio inclusivo e di genere nelle comunicazioni; e non partecipando ai cosiddetti manel.

Ognuno e ognuna di noi può essere protagonista di questa battaglia, cominciando, ad esempio, a smettere di minimizzare comportamenti o linguaggi quotidiani violenti, misogini o omolesbobitransfobici, e aiutando chi ci sta accanto a riconoscere i segnali di pericolo.

A Siena, città di accoglienza e diritti, dobbiamo essere esempio di un impegno collettivo contro la barbarie del femminicidio.
Perché nessuna donna debba più morire per mano di un uomo!

Oggi alle 18, le attiviste di “Non Una di Meno” hanno organizzato una manifestazione per gridare insieme “Basta!”.
Io sarò presente, per Ilaria, per Sara, per tutte, per gridare basta con tutta la rabbia, con tutto il dolore.
Spero in una grande partecipazione della città.

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