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giovedì, Aprile 24, 2025

“Idee prima degli accordi, Città prima degli interessi: così è politica delle persone”

Intervista a Giovan Battista Zona di “Passione Democratica” dopo la condivisione dell’articolo su SienaPost

Perché avete deciso di condividere nella vostra pagina facebook l’articolo “Siena prima il cantiere delle idee, poi gli schieramenti?

“Perché racconta qualcosa che ci sta profondamente a cuore: un approccio diverso alla politica locale. Non è più il tempo dei tatticismi, degli accordi di vertice e delle ambiguità che paralizzano. È il momento di rimettere al centro le idee, di costruire una visione collettiva per Siena a partire dai bisogni veri, quelli delle persone e dei territori”.

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Nel post avete scritto che Siena ha bisogno di rinnovare idee e persone. Cosa intendete?

“Vogliamo dire che non bastano nuove facce se dietro ci sono sempre le stesse logiche. E non bastano buone idee se poi non si ha il coraggio di farle vivere nelle scelte quotidiane. Il rinnovamento, per noi, è una cosa seria: significa dare spazio a chi ha passione, competenza e visione, senza dover necessariamente “passare” da un incarico o da un’etichetta”.

Avete scritto anche che serve entusiasmo, coinvolgimento e conoscenza. È una critica implicita all’attuale clima politico cittadino?

“Non vogliamo fare polemiche, ma è evidente che oggi Siena sconta un clima spento, in cui troppi si accontentano della gestione e troppo pochi alzano lo sguardo sul futuro. Serve entusiasmo perché la politica è innanzitutto passione. Serve coinvolgimento perché le risposte si costruiscono solo insieme. E serve conoscenza, perché amministrare non è improvvisare”.

Nel vostro post c’è anche un passaggio molto chiaro: “non i soliti calcoli per curare il proprio orticello politico”. A chi vi riferite?

“Non facciamo nomi. Ma è un dato sotto gli occhi di tutti: troppo spesso le energie migliori della città vengono messe da parte perché non funzionali a equilibri precostituiti. Noi pensiamo che vada ribaltato il punto di vista: prima le idee e il confronto, poi gli assetti. Non il contrario”.

E quando dite che i saperi non devono essere “sfruttati” solo per la visibilità?

“Intendiamo che la società civile, i professionisti, i giovani impegnati, i movimenti culturali o sociali, non possono essere tirati in ballo solo quando serve una “facciata” più fresca o più presentabile. Il sapere è un patrimonio da valorizzare nella sostanza, non solo nella forma. E si può fare politica, anche buona politica, senza inseguire poltrone o incarichi”.

Infine, chiudete con un invito: “fra le strade, fra la gente, e non nei salotti”. È questo il metodo che proponete?

“Sì, esatto. La politica o è popolare o non è. La città non si cambia nei retrobottega o nelle riunioni riservate. Si cambia guardando negli occhi chi ogni giorno vive disagi, speranze, contraddizioni. Per questo crediamo in una politica che stia nei quartieri, nei mercati, nei luoghi dove pulsa la vita reale. È lì che vogliamo stare”.

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