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mercoledì, Aprile 2, 2025

Il dimenticare di Siena, una riflessione sulla memoria smarrita

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Christian Pio Ventre, laureando in Scienze storiche e del patrimonio culturale all’Università di Siena (iz).

Siena è una città che vive di passato. I suoi vicoli medievali, le torri che sfidano il tempo, il Campo che ogni anno ospita il Palio: tutto sembra parlare di un’epoca che non è mai davvero finita. Eppure, se si guarda più da vicino, si scopre un paradosso affascinante: i senesi hanno dimenticato la loro storia.

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Non nel senso che l’abbiano cancellata, ma nel modo più sottile e pericoloso, quello che trasforma il ricordo in abitudine, la consapevolezza in rituale.

La memoria storica non è solo conoscenza del passato, ma coscienza di esso. È un filo che lega le generazioni, non solo attraverso le celebrazioni, ma anche nella capacità di interrogarsi su ciò che si è stati e su cosa si vuole essere.

A Siena, invece, la storia è diventata una liturgia, una serie di simboli ripetuti fino a perdere significato. Il Palio, che una volta era il cuore pulsante della città, oggi rischia di essere solo un grande spettacolo per turisti.

Le 17 meravigliose Contrade, campioni della solidarietà e protettori dell’identità, rimangono l’unico grande collante sociale, ma nonostante siano i centenari guardiani della memoria senese è sempre più evidente che stiano diventando l’ombra di un glorioso passato ma di un mancato presente.

Non è un’accusa, ma un fenomeno naturale: quando una storia è talmente potente da sovrastare il presente, il rischio è che ci si fermi alla superficie, senza più interrogarsi sulle sue radici. È più facile tramandare il “come si fa” che il “perché si fa”.

Siena sa chi è, ma ha smesso di chiedersi perché lo sia.

Un altro motivo per cui Siena ha “dimenticato” la sua storia è il suo rapporto con il cambiamento. Ogni grande mutamento è stato vissuto come una minaccia: la fine dell’indipendenza nel 1555, la perdita di centralità economica, il turismo di massa.

La città ha resistito, chiudendosi sempre di più nella sua identità storica, quasi a voler fermare il tempo. Ma quando la difesa diventa rigidità, il rischio è di trasformare la storia in un museo anziché in una forza viva. Eppure, la vera storia di Siena non è solo conservazione, ma anche trasformazione.

È la città che ha saputo sfidare Firenze, è la città che trionfò a Montaperti, è la città che ha creato una delle prime banche moderne, che ha dato al mondo artisti come Duccio e Lorenzetti.

Ricordare veramente significa anche riconoscere questa capacità di innovazione, e non solo il desiderio di proteggere ciò che resta. Se i senesi vogliono ritrovare la loro storia, devono imparare a raccontarla di nuovo, senza paura di rileggerla. Non basta ripetere tradizioni, bisogna riappropriarsene con consapevolezza.

Bisogna chiedersi: cosa significa oggi essere senesi? Come può Siena riscrivere il suo futuro senza tradire il suo passato?

Il vero pericolo non è perdere le proprie radici, ma smettere di sentirle vive. La memoria non è mai statica: è un processo continuo, che richiede curiosità, dubbio, e soprattutto la volontà di non accontentarsi mai di ciò che si crede di sapere.

Forse Siena non ha davvero dimenticato la sua storia, forse deve solo tornare a ricordarla nel modo giusto.

Christian Pio Ventre

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