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mercoledì, Gennaio 22, 2025

La riorganizzazione del Pd entra nel vivo

Ma per vedere un Partito della Città realmente unitario bisognerà aspettare

Il Pd si sta riattivando. Alcuni Circoli hanno preso a riunirsi; due iniziative sono in cantiere: sul lavoro e sulla sanita. L’attenzione tuttavia è concentrata sulla riunione prossima del 28 gennaio.

La Segretaria Rossana Salluce si appresta a riunire l’Assemblea cittadina del Pd, l’organo rappresentativo degli iscritti. L’Assemblea è composta dai delegati eletti nei congressi dei circoli (54 in totale) e dai cosiddetti membri di diritto. Questi ultimi includono i segretari di circolo, gli eletti nelle assemblee e negli organismi di livello superiore, i consiglieri regionali, i parlamentari e altre figure istituzionali.

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Dei 54 delegati eletti, 45 appartengono alla componente “Punto a capo”, che fa riferimento alla Salluce, e 9 alla minoranza “Controcorrente” guidata da Simone Vigni. Come abbiamo più volte evidenziato, vi sono inoltre componenti silenti o che hanno scelto una sorta di “Aventino”, manifestandosi solo a livello di alcuni circoli. Tuttavia, nell’Assemblea la situazione resta quella descritta.

Le scelte che attendono la Segretaria

Cosa dovrà fare Rossana Salluce? In primo luogo, dovrà proporre la presidenza dell’Assemblea. Potrebbe scegliere di affidarla a un’altra persona, oppure – come fece il suo predecessore, con scarsi risultati – assumerla direttamente. Tuttavia, una buona regola, adottata sia a livello regionale che nazionale, sarebbe quella di affidare questa responsabilità a un esponente della minoranza. Al momento, però, non sembra esserci intenzione di un confronto su questo punto.

In secondo luogo, la Segretaria dovrà proporre la composizione della Commissione di Garanzia, organismo per il quale esiste una consuetudine ben precisa: il rappresentante indicato dalla minoranza – in questo caso “Controcorrente” – dovrebbe assumere anche la presidenza.

Dovrà inoltre proporre una Direzione, includendo almeno tre componenti della minoranza, che saranno indicati direttamente da Vigni.

Inoltre sarà chiamata a formare una Segreteria composta da persone considerate funzionali al suo progetto politico. Potrebbero esserci – ma non è dato sapere – anche membri vicini a “Controcorrente”, ma se ciò avvenisse, sarebbero presenze a titolo personale e non come rappresentanti ufficiali della minoranza. Nel caso, più una debolezza che una forza.

Un altro punto fondamentale sarà la nomina del tesoriere, figura che l’Assemblea dovrà votare. Considerato che il tesoriere gestirà le risorse di tutti, e ha la rappresentanza legale del partito, sarebbe ragionevole concordarne il nome con la minoranza. Tuttavia, non sembrano esserci segnali di un ragionamento unitario in questa direzione. La minoranza potrebbe apprezzare l’istituzione di un Consiglio di Tesoreria rappresentativo di tutte le componenti; una misura considerata necessaria per affrontare le numerose debolezze organizzative che il partito si trova ad affrontare.

Una disponibilità inascoltata

Dai congressi dei circoli a oggi, “Controcorrente” ha mostrato apertura e attenzione verso la neo-segretaria, senza incontrare formali indisponibilità ma nemmeno vere occasioni di confronto sostanziale. L’impressione è che la Salluce – forse prigioniera dei numeri della sua maggioranza – abbia difficoltà a esprimere una leadership capace di tenere insieme una compagine estremamente eterogenea e attraversata da diverse contraddizioni interne, che potrebbero emergere nel tempo.

Se la Salluce riuscisse a completare il percorso di riorganizzazione – anche nei termini che abbiamo descritto – rispettando le consuetudini e le prassi, sarebbe evidente che non si tratterebbe di un reale processo di ricomposizione unitaria del Pd cittadino, come si è lasciato intendere in queste settimane, ma semplicemente di un atto formale dettato dalle regole interne. Il Pd rimarrebbe quindi un partito di separati che condividono la stessa casa.

Un percorso ancora lungo. Quanto più la maggioranza cercherà di consolidarsi, tanto più le altre componenti faranno altrettanto, generando un clima di competizione che potrebbe portare a sottrazioni di forza, anziché a sinergie. Ad oggi, non si intravede alcun progetto politicamente credibile che possa unire le varie anime del partito in un percorso comune.

Chi auspica un Pd davvero unitario, capace di ricostruire la fiducia all’interno del centrosinistra, dovrà attendere. Fino ad allora, il Pd di Siena resterà una questione irrisolta per i livelli superiori, provinciali e regionali. Con ogni probabilità, il primo a doversene occupare sarà il candidato alla presidenza della Regione Toscana, che dovrà ottenere, almeno a Siena, un risultato pari a quello della tornata precedente.

Già perché poi c’è il mondo fuori di cui la politica, il Pd compreso, si deve occupare. La città in declino, la crisi industriale, la Provincia con un ruolo da ritrovare, la sanità pubblica che aspetta un rilancio e l’elenco potrebbe continuare.

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