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lunedì, Giugno 16, 2025

L’arrivederci che ancora parla

Dal documento del 2022 alla realtà di Siena Sostenibile: un’uscita dal PD che interroga il presente. Tra nuovi dissensi interni e il bisogno di una vera alternativa civica

Qualche giorno fa è tornato in circolo e attuale un documento diffuso oltre tre anni fa: dieci iscritti al Partito Democratico di Siena annunciavano la loro uscita dal partito. Un testo che allora fece rumore, non tanto per i nomi coinvolti – pur significativi – quanto per il tono e la chiarezza del messaggio. Molti di loro oggi sono componenti dell’associazione politico-culturale e lista civica Siena Sostenibile.

Nel rileggere quel comunicato del 7 aprile 2022, abbiamo pensato di riprendere il filo di quella vicenda.

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Fu gesto collettivo, motivato con nettezza: disagio, disillusione, senso di chiusura e, per alcuni di loro tante prove di forza all’interno del Pd per renderlo un partito più democratico al suo interno e più aperto all’esterno, fatto di competenze e non di caminetti e veti. Non un addio, ma – scrivevano – un “arrivederci a questo PD”.

Pensiamo che meriti di essere ripreso anche per poter fissare in un secondo momento sintonie e differenze con le situazioni attuali.

Con un’avvertenza. Quella non fu che una delle divisioni e scissioni a cui il Pd senese ha dato vita dalla sua nascita. E prima ancora divisioni e scissioni ci sono state nelle anime politiche che confluirono in esso.

Probabilmente la ricostruzione di quel lungo percorso di scomposizione dei partiti della prima repubblica sarà frutto di un lavoro da lasciare agli storici. Noi ad oggi non abbiamo tutti gli strumenti per farlo.

Tuttavia, per quanto arbitrario possa essere confronteremo con l’attualità solo quell’evento del 2022. Aspettando magari che qualche lettore sia sollecitato e solleticato a far lavorare la memoria.

Nei giorni scorsi abbiamo così proposto un’intervista per capire, a tre anni di distanza, se quella rottura fosse diventata anche un punto di partenza. Se quel dissenso avesse prodotto un’alternativa concreta. E se qualcosa, nel frattempo, fosse cambiato nella loro visione del partito che si erano lasciati alle spalle.

Ma da Siena Sostenibile è arrivato un garbato rifiuto. Con coerenza, ci hanno spiegato che fin dall’inizio del loro nuovo percorso avevano scelto di non entrare più nel merito delle dinamiche interne al PD. “Le vicende interne non ci riguardano, né ci interessa analizzarle pubblicamente. Le nostre attenzioni e le nostre energie sono altrove: rivolte a costruire qualcosa di nuovo anche per la città”.

E allora non resta che accettare quel consiglio e affrontare la vicenda in chiave giornalistica, ricostruendo cosa accadde e cosa è nato dopo.

Partiamo da qui. Il 7 aprile 2022, un gruppo di dieci iscritti al Partito Democratico senese – riconducibili all’area degli Ecologisti Democratici (EcoDem) – rompeva il silenzio con un comunicato asciutto ma potente. La critica non era generica: si parlava apertamente di autoreferenzialità, di personalismi dominanti, di distacco dalla base e, soprattutto, di una struttura in cui i circoli venivano progressivamente svuotati di funzione. Il congresso da poco concluso, atteso da molti come una possibile svolta, veniva descritto come un’occasione mancata, un passaggio che non aveva rinnovato né il metodo né le idee.

Non era una semplice protesta: in quel testo si avvertiva la delusione di chi aveva creduto nella possibilità di una rigenerazione interna, e invece si era scontrato con dinamiche chiuse, con la mancanza di un’opposizione incisiva all’amministrazione in carica e con una generale afasia del gruppo dirigente.

La critica si rivolgeva al livello locale, ma lasciava intuire un disagio più ampio, forse anche generazionale. I giovani – si diceva – erano spesso considerati una risorsa da esibire, più che da ascoltare o coinvolgere davvero.

In quel clima nacque la scelta di separarsi, ma non in modo sterile. “Non è un addio”, scrivevano, “è un arrivederci”. Una frase che suonava come apertura, ma anche come una soglia ben delineata.

Quel passo fu l’inizio di un nuovo cammino: nacque così Siena Sostenibile, che da lì a poco avrebbe preso corpo in una nuova proposta politica, autonoma, civica, che si identifica in un nuovo ambientalismo del fare e orientata alla partecipazione dal basso.

Negli anni successivi, Siena Sostenibile si è consolidata come realtà presente in città e nel Consiglio comunale. Una lista, ma anche un’associazione culturale e politica, che ha fatto della progettualità concreta il proprio tratto distintivo.

Il gruppo non ha mai rincorso la polemica né cercato di rimarcare continuamente le distanze con il partito da cui era nato lo strappo. Ha preferito, fin da subito, lavorare su un’agenda diversa, senza rivangare, né celebrare la rottura del 2022.

Resta il fatto che quel documento – oggi riletto alla luce del tempo trascorso – conserva una sua forza. Non solo per ciò che disse allora, ma per ciò che può ancora dire oggi: che le crisi interne ai partiti non sono solo rese dei conti tra dirigenti, ma anche segnali di fondo su cui riflettere. E che la militanza, se non è accompagnata da un ascolto vero e da spazi di confronto reale, rischia di diventare solo appartenenza formale, senza slancio e senza anima.

Chi uscì allora ha scelto un’altra strada, e oggi non guarda indietro. Ma quella vicenda continua a parlare. Anche – e forse soprattutto – a chi è rimasto.

A distanza di poco più di tre anni dal comunicato del 7 aprile 2022, il malessere che spinse allora dieci iscritti ad uscire dal Partito Democratico di Siena non sembra – sia pur con altri protagonisti – essersi placato. Al contrario, si è riflesso in nuovi fermenti interni e voci critiche molto attive – anche in queste ore – nel panorama locale. Infatti Il malessere resiste. Tre indicatori: #controcorrente, Passione Democratica, e I Nuovi Democratici.

#controcorrente

Gruppo minoritario, presente al congresso, guidato da Simone Vigni, che non punta alla scissione ma alla battaglia interna. Evidenziando radici storiche, svolge una funzione propulsiva della minoranza e la necessità di “dare battaglia” per ricostruire una leadership collettiva. La loro posizione è chiara: vogliono incidere con un percorso centrato su dialogo e idee, non su divisioni sterili.

Passione Democratica

Gruppo informale nato in occasione del congresso cittadino, con l’idea di costruire una candidatura unitaria e condivisa per il cambiamento. Solo dopo il rifiuto, da parte dell’attuale maggioranza, di collaborare per trovare una sintesi comune tra le diverse aree interne al PD, è maturata la proposta di sostenere la figura di Fabbrini, che dunque non è stata imposta ma emersa come scelta necessaria. Oggi Passione Democratica si sta evolvendo in un’associazione attiva e propositiva: presente sui social, promuove iniziative su temi sociali, ambientali e di sicurezza urbana, e denuncia la persistenza di logiche centralistiche nel Partito Democratico, ritenuto incapace di autentica apertura e dialogo istituzionale.

I Nuovi Democratici

Legati al commissario Sarracino e al progetto Salluce, questi militanti si sentono ora come ospiti sgraditi: inseriti nel contesto ufficiale ma non davvero integrati, sembrano in attesa di occasioni per riproporre il loro dissenso, accumulando la frustrazione dei senza-voce, pronti a scuotere il partito da dentro o forse ad andare altrove.

Insomma, il commissariamento e il congresso straordinario hanno in gran parte eluso le contraddizioni: quelle di “un partito gestito da pochi”, di una comunicazione con poca sostanza, di gruppi interni forti nella denuncia ma senza potere di trasformazione. Il risultato: tre anime che si muovono su binari paralleli, ma nessuna veramente integrata o ascoltata.

In questo panorama segnato da dinamiche non risolte, Siena Sostenibile emerge come esperienza civica alternativa. Nata dalla rottura del 2022, ha costruito un percorso fondato su partecipazione dal basso, ambientalismo concreto e progetti tangibili. Non cerca restaurazioni interne, ma lavora su un piano diverso, ai margini del PD, pronta a dialogare in Consiglio Comunale, ma attenta ai suoi limiti. Intenzionata a dare una mano al centrosinistra.

Ecco infine il punto interrogativo. Per quanti — alla ricerca di un’alternativa credibile, basata su azioni concrete e partecipazione reale – il modello di Siena Sostenibile potrebbe diventare un riferimento concreto? Un percorso alternativo al conflitto interno, capace di raccogliere energie deluse e trasformarle in proposte politiche oltre i confini del partito?

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