Mai sottovalutare l’avversario e dimenticare l’umiltà e il sacrificio che conducono alla vittoria
Merita tornare sulla recente sconfitta casalinga della Note di Siena Mens Sana contro il Serravalle? Probabilmente sì, poichè non si configura come una semplice flessione in classifica.
A suo modo rappresenta una dura lezione che va metabolizzata: è stato sottovalutato l’avversario e ci si è adagiati su un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità.
Il Palazzo, preparato ad accogliere una serata carica di celebrazioni e auspici positivi, si è ritrovato in fondo ad un inatteso ribaltamento di pronostico.
La superiorità si è infranta contro la tenacia di una formazione, che scendeva in campo senza il peso delle aspettative, ma con l’intenzione di giocarsi ogni singola opportunità.
È proprio in situazioni come queste che si annida il rischio: abbassare la guardia, focalizzare l’attenzione più sull’apparenza dell’evento che sulla vera essenza della competizione, ovvero la battaglia sul parquet.
L’encomiabile impegno della società nel voler rendere la serata memorabile potrebbe, paradossalmente, aver creato un ambiente di eccessiva serenità, allentando la tensione agonistica e la concentrazione, imprescindibili per affrontare l’avversario con il giusto piglio.
Il consiglio, amaro come il sapore della sconfitta ma fondamentale per il futuro, che questa partita ci consegna è lapidario: mai, in nessun ambito della competizione, dare alcunché per acquisito.
Lo sport, ha nell’imprevedibilità la sua intrinseca bellezza. Ogni contesa è un racconto a sé stante, con dinamiche uniche e un esito tutt’altro che scritto. La vittoria si conquista canestro dopo canestro, direttamente sul campo di gioco.
Statistiche, pronostici, e persino la storia e il prestigio della squadra avversaria, possono rivelarsi elementi ingannevoli, illusioni ottiche, cose da destinare al senno di poi.
La convinzione di poter “gestire” agevolmente l’incontro – qualunque incontro – conduce inevitabilmente a sottovalutare i dettagli cruciali, a non esprimere la massima intensità; a concedere quel piccolo spazio a un avversario che, fiutando la possibilità, acquista fiducia, sovverte l’ordine prestabilito, attinge a risorse, energie e motivazione insospettabili.
La Mens Sana è incappata in questa trappola insidiosa? Ha dimenticato che ogni avversario, indipendentemente dalla sua posizione in classifica, scende in campo con l’obiettivo di competere, di lottare e di dare il proprio cento per cento?
Assai probabile, certo è che la sconfitta inattesa, ha messo in luce una fragilità proprio là dove risiede la vera forza di una squadra: il suo cuore collettivo.
La sensazione, è che sia mancato proprio quel collante invisibile ma fondamentale che trasforma un insieme di individualità in una vera e propria orchestra sul parquet.
Si è percepita una frammentazione, con alcuni giocatori forse più concentrati su altro (sulle proprie statistiche personali?), piuttosto che sul fluido movimento di palla e sulla reciproca assistenza che contraddistinguono un gioco di squadra efficace.
Invece di un blocco compatto e coeso, si è assistito a iniziative individuali che raramente si sono tradotte in un vantaggio concreto.
Un passo falso che incrina la classifica. Che però può essere una preziosa opportunità di crescita, un brusco risveglio che riporti i piedi per terra.
La vittoria sfumata, le ambizioni almeno temporaneamente ridimensionate, deve catalizzare una rinnovata consapevolezza: la grandezza di una squadra non si misura solo nelle vittorie, ma anche nella capacità di affrontare ogni singola sfida con la stessa fame di successo di chi non ha ancora dimostrato nulla, a prescindere dal nome dell’avversario o dalle aspettative del pubblico.
Il cammino verso la salvezza si presenta più tortuoso e ogni partita assumerà i contorni di una vera e propria battaglia.
Se i giocatori sapranno fare tesoro di questa lezione amara, se sapranno trasformare l’eccesso di certezza in una rinnovata e tangibile determinazione, allora questa sconfitta, per quanto dolorosa, potrebbe paradossalmente rappresentare un punto di svolta inaspettato, evitando che l’imprevisto si trasformi in un rimpianto duraturo.