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lunedì, Luglio 28, 2025

L’Italia continua a bruciare, tra dolo, cambiamenti climatici e vuoti nei controlli

Pubblichiamo volentieri un’opinione sulle cause degli incendi che ogni giorno devastano il nostro territorio, in un intervento di Isabella Cariglia di Siena Sostenibile…

Ogni giorno, in Italia, scoppiano oltre tre incendi boschivi. Una media impressionante che, tra gennaio e luglio 2025, ha già mandato in fumo quasi 31.000 ettari di territorio, secondo l’ultimo dossier di Legambiente. La regione più colpita è la Sicilia, seguita da Calabria, Puglia e Basilicata. Ma il problema è molto più ampio: riguarda il clima, l’uomo, e la debolezza delle istituzioni.

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La Toscana non è tra le regioni più colpite dagli incendi, ma resta fortemente a rischio, soprattutto nelle estati secche e ventose. Le province più vulnerabili sono Grosseto, Pisa, Lucca e Arezzo, dove l’abbandono dei terreni agricoli e la mancata gestione dei boschi favoriscono la propagazione del fuoco. La nostra regione nonostante una buona rete di volontariato antincendio, soffre di ritardi nei piani di prevenzione e nella gestione coordinata delle emergenze. Senza interventi strutturali, anche la Toscana rischia di diventare sempre più esposta, anno dopo anno, alla minaccia degli incendi boschivi.

La metà degli incendi è classificata come dolosa. In altre parole, qualcuno li ha appiccati volontariamente. Le ragioni sono diverse: può trattarsi di piromani, ma anche di pastori che vogliono “pulire” i pascoli o speculatori che sperano di cambiare la destinazione dei terreni. A volte, si sospetta anche il coinvolgimento della criminalità organizzata, che usa il fuoco per controllare il territorio o lucrare sulla ricostruzione post-incendio.

Il dato più grave è che nel 95% dei casi non si individua un responsabile. Ciò significa che l’impunità è la norma, e questo incentiva chi vuole continuare a colpire.

Gli incendi sono sempre esistiti, ma oggi durano di più, bruciano di più e si propagano più velocemente. Il motivo? Il cambiamento climatico. Temperature elevate, siccità prolungata, ondate di calore e venti secchi creano un ambiente ideale per la diffusione delle fiamme. Un incendio che un tempo sarebbe stato contenuto in poche ore, oggi può devastare centinaia di ettari in un solo giorno.

La legge italiana prevede il divieto di edificazione per 15 anni nelle aree bruciate, proprio per scoraggiare chi usa il fuoco per fare affari. Ma spesso i Comuni non aggiornano i catasti degli incendi, oppure non applicano correttamente i vincoli. Inoltre, la mappa dei Piani Antincendio è sconfortante: solo 8 parchi nazionali su 24 hanno piani aggiornati, e molte riserve naturali non sono coperte da nessuna strategia di prevenzione attiva.

Nel 2025, circa 18.000 ettari di boschi e aree naturali sono già andati perduti, insieme a 12.700 ettari di zone agricole. Spesso le fiamme arrivano anche dentro i confini delle aree protette, come quelle della rete Natura 2000. Significa che stiamo perdendo biodiversità, suolo fertile e habitat preziosi — in silenzio, giorno dopo giorno.

L’Italia brucia per colpa nostra. Per mano diretta di chi accende il fuoco, ma anche per l’indifferenza di chi dovrebbe prevenirlo, fermarlo o punirlo. Le leggi ci sono, ma non bastano se non vengono applicate. Servono più risorse, più controlli, ma soprattutto la volontà politica di cambiare passo. Altrimenti, l’estate diventerà sempre più sinonimo di fumo, devastazione e impotenza.

Isabella Cariglia (Siena Sostenibile)

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