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giovedì, Novembre 14, 2024

Mens Sana tappati gli orecchi e lavora

Troppi passi falsi il campionato non li concede. Ragusa e Neri devono “fatturare” di più, a Belli e Pucci serve continuità

Forse l’inizio di stagione brillante ci aveva fatto fare pensieri un po’ troppo ottimistici, mentre altrettanto probabilmente aveva ragione chi fin dall’inizio aveva sempre e solo parlato di un unico importante obiettivo: il mantenimento della categoria, preferibilmente senza soffrire fino in fondo.

Dopo uno scorcio di stagione di un mese e mezzo, otto partite disputate e tre ancora da giocare prima del giro di boa di metà prima fase, arriva il tempo dei primi bilanci. E se l’avvio era stato talmente bello da far pensare un po’ più in grande, la doccia fredda delle ultime due sconfitte ha riportato un po’ tutti con i piedi per terra, cosa che comunque non deve necessariamente essere un problema.

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Perché a pensarci bene il record rimane positivo, e perché perdere in casa con Lucca ci può stare (il -20 finale è chiaramente bugiardo), così come perdere a casa del Cus contro la Virtus Siena, una squadra che nei pronostici della vigilia avrebbe dovuto stare lassù ed invece fino ad ora sta faticando abbastanza.

D’altronde la storia del campionato sembra essere abbastanza chiara. A parte le due estremità, occupate da Empoli al vertice e Castelfiorentino in coda, è “equilibrio”. La parola più utilizzata da tutti gli addetti ai lavori, al pari di “imprevedibilità”.

Fatto sta che tutte le squadre, compresa la Mens Sana devono capire che il margine di errore si riduce. In questo momento a 10 punti in classifica ci sono cinque squadre (Mens Sana, Costone, San Miniato, Arezzo e Lucca) che, con Empoli a 14p, oggi formerebbero il sestetto che nella seconda fase andrebbe a giocarsi il girone promozione. Ma solo due punti dietro, a quota otto in classifica, c’è Quarrata, a cui la Note di Siena farà visita sabato prossimo alle ore 20:30.

Guardarsi le spalle, più che in avanti è dunque d’obbligo in casa Mens Sana, partendo dal presupposto che arrivare tra le prime sei sarebbe il modo migliore per togliersi dalla melma di finire nel girone salvezza. C’è tempo per riparlarne, ma chiaramente, con il passare delle giornate, certi ragionamenti si iniziano a fare, anche sulla base degli scontri diretti, che rischieranno di avere un ruolo determinante per definire certe gerarchie.

Tornando al match contro la Virtus, ci sono alcuni aspetti che riteniamo giusto mettere sotto la lente di ingrandimento. Intanto è stata opportuna la spiegazione di Paolo Benini sulla questione dell’ultimo spezzone di gara. Siamo d’accordo nel dire che non si possono isolare i cinque minuti finali dal contesto di una partita fatta di strappi Virtus e ricuciture Mens Sana, dove ogni volta che tornavi a pari prendevi un mini break che ti riportava a -5 o -6… e poi di nuovo pari…

I cinque minuti finali sono stati preziosi ad esempio a Spezia o in casa con San Miniato, quindi dipende da tanti fattori; domenica scorsa, onestamente, anche dalla bravura dell’avversario… che nel caso della Virtus ha meritato più dei biancoverdi di vincere; e non solo per gli ultimi 5 minuti. E poi il parziale preso con Lucca è diverso da quello di domenica… quindi è difficile generalizzare.

Ma guardando un po’ più dentro la squadra altre cose vanno dette. Non per dare le colpe a qualcuno ma per commentare quello che sta accadendo.

Jacopo Ragusa sta faticando moltissimo a fatturare per quello che dovrebbe fatturare. Nelle ultime due partite tra problemi di falli e di rendimento ha giocato poco più di 20 minuti su 80 complessivi. Troppo poco per chi sulla carta dovrebbe essere il centro titolare. Fortuna che il coinquilino Prosek stia facendo pentole e coperchi, e che Sabionis sia tornato ad essere il solito lupo d’area. Ma l’apporto di Ragusa non può essere questo, per quello che dice la sua recente storia ed il valore di un giocatore che nelle sue precedenti stagioni aveva sempre risposto più che presente.

Un altro giocatore che sta facendo molta fatica è Matteo Neri, ma in questo caso, ci risulta che i problemi siano principalmente di natura fisica. Negli allenamenti a “porte aperte”, e non nel senso del freddo, è praticamente impossibile vedere Matteo in campo con i compagni. Lavorando sempre a parte – compresa una parte di attivazione pre-gara -, fa fatica a giocare ai suoi livelli, che sarebbero forse quelli che potrebbero far fare il salto di qualità alla squadra. Non si può dire che non sia stato utile in molte circostanze, ma il “vero” Matteo Neri è tutt’altra cosa.

Così come il “vero” Edoardo Pannini, che comunque appare in crescita. Gli manca ancora di tornare a colpire dalla distanza come sa fare lui, ma il suo playmaking può essere molto utile per innescare le bocche da fuoco, vere o presunte di questa Mens Sana.

Difficile fare infatti una valutazione uniforme ad esempio su Belli e Pucci, che a fasi alterne hanno fatto vedere cose importanti, come il 5/9 da tre punti di Belli contro la Virtus o le ottime prove di Pucci a Spezia o in casa con San Miniato. Quello che però per il momento manca è un po’ di continuità. Arriverà, speriamo.

I margini di crescita di questa squadra appaiono evidentissimi. L’unico problema è il tempo. Perché in una prima fase così breve, sbagliare oggi potrebbe costare caro per domani. Ma non demoralizziamoci troppo. Perché pensare di non perdere mai o di non incappare in periodi difficili è utopico. La realtà è che può capitare a tutti. Basta rimanere uniti, tapparsi le orecchie e continuare a lavorare di squadra. In fondo, siamo soltanto a metà novembre ed i conti, come si dice spesso, si fanno a maggio.

(La foto è della comunicazione Mens Sana Basketball)

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