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lunedì, Giugno 30, 2025

Meritiamo rispetto, non sospetto”: Sena Civitas interviene sul caso dei contradaioli condannati

Dopo le condanne a otto contradaioli, l’associazione senese chiede equilibrio nei giudizi e difende il valore identitario della Festa: “Il Palio non può diventare un bersaglio simbolico”

Siena torna a interrogarsi sul delicato rapporto tra giustizia e tradizione dopo la condanna di otto contradaioli per rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Una sentenza che ha scosso la città, non solo per le pene inflitte, ma per il significato simbolico che molti le attribuiscono. In risposta al documento diffuso dal Magistrato delle Contrade, interviene anche l’associazione Sena Civitas, che rilancia un messaggio forte e chiaro: “Chi partecipa al Palio con cuore e appartenenza merita rispetto, non sospetto”.

Il comunicato, diffuso nelle ultime ore, non nega l’esistenza di responsabilità individuali. Anzi, ne afferma il principio: chi sbaglia, paga. Ma a una condanna giusta – osserva Sena Civitas – deve corrispondere una valutazione proporzionata e aderente al contesto. “Il fronteggiamento fra contrade – si legge – è un confronto fisico aspro ma rituale, parte di una storia secolare che la città ha sempre saputo comprendere e incanalare”.

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La critica, mai urlata ma profondamente sentita, riguarda quello che viene percepito come uno squilibrio: pene severe in un contesto tradizionale e controllato, a fronte di una più blanda reazione istituzionale dinanzi a episodi di degrado, spaccio o violenza urbana, anche recente, in cui – sottolinea l’associazione – le conseguenze per i responsabili sono spesso minime o inesistenti. “Chi osserva con onestà intellettuale – scrive Sena Civitas – non può non cogliere la distanza tra il rigore adottato in questa vicenda e la tolleranza in altri casi, ben più allarmanti”.

Il cuore del ragionamento non è giuridico, ma culturale e comunitario: si chiede che la magistratura operi con piena indipendenza, sì, ma anche con uno sguardo che tenga conto della realtà vissuta. In altre parole, si invoca un giudizio che sappia distinguere tra violenza gratuita e ritualità regolata, tra pericolosità sociale e manifestazione identitaria.

La Festa del Palio – scrive Sena Civitas – “non è una zona franca”, ma “non può diventare un bersaglio simbolico”. In un tempo in cui i legami comunitari sono sempre più fragili, il Palio rappresenta per molti senesi una delle ultime forme vive di appartenenza collettiva. Colpire chi vi partecipa, specie se con il peso di condanne penali, rischia di incrinare non solo la fiducia nella giustizia, ma anche l’equilibrio sociale della città.

Il documento si chiude con un invito alla riflessione, rivolto non solo alle istituzioni ma all’intera cittadinanza: “Chiediamo che si torni a uno sguardo più profondo e meno schematico, che non significa compiacenza, ma rispetto dei ruoli e della complessità”.

Un appello, quello di Sena Civitas, che si aggiunge a un dibattito più ampio e che, con toni misurati ma determinati, rilancia il bisogno di armonizzare regole e sensibilità, legalità e tradizione. In gioco, ancora una volta, c’è il delicato equilibrio tra la giustizia e l’anima profonda di una città.

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