Eugenio Neri, durante il Palio, non ha abbandonato i suoi circa duemila follower. Più che altro ha cinguettato, affidando le sue riflessioni a sintetici quanto comprensibili post nella sua pagina FB.
Da giorni lo stiamo cercando per un commento più compiuto. Finalmente riusciamo attraverso whatsapp a entrare in contatto per scoprire che è in vacanza, ligio alla regola di lasciar campo a chi festeggia.
A tutto pensa fuorché a fare il contradaiolo. Anzi, le sue risposte ci appaiono molto politiche.
Che pensi del Palio del 2 luglio?
“Mi immedesimo nel dolore che provano i quattro popoli che non hanno potuto far valere le proprie chances sul tufo. Ma ci vuole anche l’onestà intellettuale di vederne le ragioni”.
Il sindaco si è preso le sue responsabilità…
“E ha fatto bene. Conoscendolo, non ne dubitavo. Non ha certo bisogno di essere difeso e men che meno da me. Ma non mi piace la piega che stanno prendendo alcuni suoi detrattori. L’ho già scritto: “Con tutte le critiche che si possono fare, inviterei a non fare dell’ultima carriera una faccenda politica”. Sarebbe troppo semplice e perfino troppo facile. Il Palio non serve per eleggere o destituire un Sindaco. Il Palio è la Festa di tutta la città. Buttarla in politica è uno sfregio a Siena. Dobbiamo fare comunità, quella stessa comunità che nei momenti difficili ha sempre avuto la capacità di stringersi attorno alle istituzioni fondamentali. Una volta deponeva gli stendardi ai piedi della Madonna Assunta in Duomo, oggi deve dare valore alle sue istituzioni: Comune e Contrade”.
Mi sembra di capire che il tuo richiamo a difendere “la patria” però non sia però a smettere di discutere. No?
“Infatti! E’ tutt’altro che questo. Abbiamo bisogno di un dialogo costruttivo e di un potere che sa farsi rispettare. Ha ancora una volta ragione il Sindaco. Lo ridico con le parole che ho usato in un post: “Gli errori si sono accumulati da parte di tanti attori. Le regole e le circostanze hanno portato a un’evoluzione “maligna” della Festa”. I condizionamenti rispetto alla sicurezza degli animali stanno pesando da decenni sulle nostre decisioni e le nostre consuetudini. Anche i comportamenti “a furbi“ pesano e infine la timidezza nel mettere il Palio al centro dell’agenda politica, quando serve e c’è il tempo di discuterne, alla fine ha portato a un brutto epilogo. Ma invece di pensare al passato vediamo come andare avanti, coscienti del fatto che lo “ecosistema Palio“ sopporta solo pochi misurati cambiamenti. Nell’ultimo decennio-ventennio se ne sono visti troppi”.
E sul potere che sa farsi rispettare…
“Non si può dire che non mi sono esposto per questo Palio. La mia visione mi porta a individuare il problema nel trinomio cavalli-fantini-scuderie (o allevatori). Se essi non mostrano lo stesso rispetto che abbiamo noi per la Festa ne paghino lo scotto. Non vedo perché per esempio un fantino debba fare il suo debutto in Piazza se non ha un cavallo da presentare, perché dovrebbe avere l’aspettativa di correre se ha portato un soggetto inadatto e perché in presenza di “furbizie” debba esser penalizzato il cavallo che non ha colpa anziché la scuderia. E se una contrada decide di far esordire un fantino, sia corresponsabile del rischio cui sottopone la Festa e offra cauzione. Come abbiamo visto il Sindaco che avrebbe solo il dovere di predisporre e organizzare, quindi valutare e giudicare, si è preso su di sé tutto il peso del fallimento di questo Palio. Mi sembra più che giusto che, fatto il gesto d’onore, ora ripartisca con la pubblicità che desidera, queste responsabilità su coloro che stanno sbagliando”.
Facciamo un accenno anche a cosa si è scritto sul Palio fuori da Siena?
“Non c’è sorpresa. Siamo sovraesposti in ambito nazionale e dunque ogni bischero che vuol farsi pubblicità cerca la ribalta del nostro Palio. L’effetto ottico del “Palio a 6” ha sicuramente peggiorato l’impressione di tutti, sciupato uno stupendo duello finale e un primo San Martino da fiorettisti. Ci sono stati parecchi Palii con dieci contrade e senza alcuna emozione . Questo Palio ha il merito di aver drammaticamente evidenziato tantissimi limiti della Festa attuale. Dalla correzione di quelli bisogna ripartire. Dalla giustizia, al protocollo, ma anche dalle forme di finanziamento della “Festa“, termine che tutti ora fanno a gara a deridere ma che a me piace! E anche dalla misura delle “spese“ dei partiti – (NDR, vedi anche Soldi e Palio, la visione dell’esperto – SienaPost). È una città più povera la nostra e i sacrifici che si chiedono ai contradaioli non trovano giustificazione nel ritorno “emozionale“ di “godìo” del Palio come è ora. E ricordiamoci che le monture di Piazza hanno ventidue anni di usura e non c’è più Babbo Monte a porre rimedio”.