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venerdì, Febbraio 21, 2025

Paghiamo l’errore di Petrucci di regalare il basket alle metropoli

Stefano Parrini, presidente di Io Tifo Mens Sana, a trecentosessanta gradi sul momento attuale della Note di Siena

Palazzo che sabato vorremmo pieno come non mai. Tentata di scordare velocemente la gara di Torino ora l’attenzione è puntata appunto su sabato quando riceveremo la visita del Campus Varese, la squadra di Assui, capocannoniere assoluto della Division A. Ne parliamo con un amico, Stefano Parrini, rinominato a inizio anno presidente di Io Tifo Mens Sana.

Stefano, quarta sconfitta consecutiva. Mai successo in precedenza quest’anno. Qualche recriminazione meno sommessa di parte della tifoseria… Da cosa dipende secondo te questo momento di difficoltà?

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“Eh sì, quarta sconfitta di seguito, nel momento cruciale della stagione che poteva proiettarci verso un finale tranquillo e invece… tocca patire. A Torino sapevamo di incontrare prima che una squadra di basket, una società che ha tradizione di essere fucina di nuove generazioni di giocatori veri di pallacanestro. Una cosa che a me personalmente garberebbe fosse anche la Mens Sana, ma che probabilmente non si concilia con le ambizioni, o forse meglio, con le aspettative che la mia società ha nei confronti del blasone e del vissuto sportivo. Abbiamo scoperto che Crocetta mette in campo ragazzi tecnicamente bravi, atleticamente ben formati, giovani che corrono parecchio, tatticamente ben guidati, che contro i nostri hanno avuto la capacità di occupare gli spazi prima che i nostri riuscissero a coprirli, e l’abilità di sfruttarli anche con percentuali di tiro non comuni. Sconfitta, tra le ultime quattro subite, più limpida e netta in assoluto, se non nel punteggio, nella differenza tra le due squadre”.

Alessandro Marchini e Stefano Parrini

Qual è il tuo approccio psicologico a macumbe e spargimenti di sale? Oppure, grazie al Marchini, tu sai tutto dagli astri?

“Guarda che Ale è un astrofisico, mica il Mago di Brozzi! Io non sono mai stato scaramantico (anche perché porta male!). Ho sempre ritenuto che il fattore C nello sport in generale dovrebbe essere sempre tenuto in un angolo, non ci si può affidare alla dea bendata proprio perché è bendata. L’approccio psicologico, quindi, non potendo affidarmi allo spargimento del sale o a pratiche Vudù è quello di essere lezzo oppure lezzissimo da qui a quando finirà”.

Ora che, parole di Sandro Bonelli, anziché il pane, ci siamo presi la prima sassata dal Girone A. Quali altre considerazioni hai da offrirci?

“Il primo cruccio è se le altre cinque squadre del girone A siano tutte come Crocetta. A guardare gli altri risultati la risposta è “boh”. Affrontiamo nella prossima Varese, che ha perso largo in casa con Spezia, ma le altre? Lo scopriremo solo vivendo. Il secondo dilemma è sulla condizione fisica dei nostri, che mi preoccupa pensando alle due settimane di stop, proprio quando pensavo che un maggiore atletismo potesse esser ritrovato grazie al riposo e alla preparazione. Speriamo sia presto, disse il barbiere. Ma vedendo come stava Jokic quando è arrivato e come sta adesso non ho sensazioni positive”.

Si parla tanto, peraltro con idee del tutto contrastanti tipiche del Bar Sport, su un eventuale ulteriore innesto dal mercato per sostituire Matteo Neri. Ovvero uno che sulla carta sarebbe dovuto essere il “plus” che la Mens Sana non ha quasi mai avuto. Qual è la tua/vostra posizione? Aggiungere o stare?

“Io credo che questa questione sia la più complessa da strigare. Detto che questo è il momento della stagione agonistica ideale per trovare un innesto, e detto anche che non sono le disponibilità economiche il problema, credo e confido che Caliani e Betti siano in forte allerta sia sul fronte della squadra attuale, sia sull’opportunità di dotarsi di un giocatore forte in più per portare in fondo la stagione. Solo loro possono fare queste valutazioni, che implicano una conoscenza delle situazioni atletiche dei giocatori attualmente nel roster, un’analisi della chimica di squadra che cambierebbe con l’aggiunta di un elemento, nonché le prospettive di tale innesto in funzione della squadra del prossimo anno. Quindi la mia posizione di rappresentante dei tifosi è quella di stimolare queste valutazioni, non certo quella di imporre una soluzione allo staff tecnico e dirigenziale. Se posso aggiungere, la posizione di ITM, a prescindere dall’essere o meno nel CDA della Mens Sana Basketball, anche a rischio di essere tacciati di aziendalismo, è quella di impedire di ripetere gli errori del passato”.

Ci siamo sentiti all’indomani dell’intervista del Presidente con parole importanti che non mi hai dato il permesso di scrivere perché prima dovevi approfondire. Supponiamo si trattasse del capire se ITM a fronte di qualche eccesso di tifo debba proteggere o distanziarsi… Hai compiuto i passaggi che servono e puoi dirci altro?

“Le parole del presidente Frati sono state, come sempre, puntuali e condivisibili. Non vorrei ripetermi, ma né la Società attuale, né tantomeno i tifosi, sono colpevoli di quello che è successo in passato; anzi. Se leggi qualsiasi blog o pagina di basket, in tutto lo Stivale questo non è stato capito, e ci sta anche, ma che certi atteggiamenti siano perpetrati anche dentro la nostra città, soprattutto da gente che nella Mens Sana ha vissuto, e cresciuto, e ha lavorato o anche giocato, con l’aggravante dell’uso di falsi profili e nickname irriferibili, questo disturba. Qual è il limite della sopportazione? Qual è l’altezza alla quale sistemare l’asticella della reazione, il cut-off tra indifferenza e risposta? Difficile stabilirlo a priori, così come è arduo soppesare le parole quando il punto di non ritorno viene passato. Ed è in questa fase, quando l’asticella viene superata, che la reazione può essere esagerata, da una parte e dall’altra. Io prenderò sempre la distanza dalle azioni violente, questo è certo, ma nella mia natura di mediatore cercherò di ricucire i rapporti che si strappano per una parola di troppo, e così ho fatto anche di recente con chi si è sentito deluso da quello che abbiamo scritto; per le continue provocazioni, vieppiù da chi non ha la coscienza esattamente pulitissima, anche basta, grazie”.

Stefano Parrini e Tomas Ress

I canali social di Itm sono fermi da due settimane. Anche questo è collegato a quanto stavamo dicendo?

“No, no, le due cose non sono correlate. Nel direttivo ci sono persone, me compreso, che hanno vite lavorative, relazioni familiari, impegni sociali che possono distrarre dalle consuete attività per l’Associazione. Ma siamo vivi, ci incontreremo presto perché siamo, tra le altre cose, impegnati con la nascitura festa dello sport nella quale vogliamo avere una parte attiva importante”.

Di recente, parlando con Augusto Mattioli, in veste di mitigatore, usciva il suggerimento di tamponare le faide del basket senese partendo dal riconoscimento dei valori che ha ciascuna realtà. Ne convieni?

“Grande Augusto! È proprio questo il punto. Quando la Mens Sana era la Mens Sana, io mi informavo dei risultati della Virtus e del Costone, e mi rallegravo dei loro successi; non mi risulta che ci fosse acredine tra menssanini e tifosi delle altre squadre senesi. Quando ci siamo trovati diretti avversari invece, comprensibilmente, chi ha sofferto per decenni il potere egemone, quell’acredine l’ha tirata un po’ troppo fuori, senza purtroppo l’esercizio di modestia o di voler ammettere che, se questo stesse accadendo, non fosse per meriti loro, ma per disgrazie altrui. Vabbeh, qualcuno è fatto così, si aggrappa ai fallimenti degli altri per sentirsi una persona di successo. Succede anche nella vita di tutti i giorni. Vogliamo superare questa realtà? E come, se non con una sana relazione tra le tre Società di Basket? Cosa fa la Mens Sana nella figura del Presidente Frati? A me sembra proprio che la linea seguita da Mens Sana Basketball nei rapporti con le “consorelle” sia empatica, corretta e signorile, nel rispetto delle volontà, desideri e aspirazioni di tutti. Forse sono di parte, ma mi sembra un buon viatico per dare seguito ai propositi auspicati da Augusto Mattioli, che saluto”.

Oltre che del Presidente parlammo di quello che definisci il Caliani’s Speech… Dacci il contesto per favore e spiegaci questa tua teoria delle pappe dolci, dell’impepata e del cinghiale alla maremmana…

“Mah, mi pare molto semplice. Quando vuoi fare un viaggio per raggiungere una destinazione, se vuoi arrivare alla meta, devi conoscere le distanze, valutare i possibili contrattempi, quanta benzina ci vuole, le soste per il ristoro. Oppure vai allo sbaraglio, magari arrivi lo stesso, o più probabilmente ritorni al punto di partenza, che nel nostro caso è stato un Campionato di Promozione. È un’allegoria differente da quella che ti proposi riferendomi alle tappe dello svezzamento, ma siamo lì. In questo caso ci è stato proposto, mentre pianificavamo di riprendere le forze, di non fermarci e fare una tappa in più, arrivando in B Interregionale, frugandoci in tasca per trovare i soldi per benzina e autostrada, lo abbiamo fatto perché era una grande opportunità, ma dobbiamo evitare i colpi di sonno”.

Stefano Parrini

Uno dei problemi che ci crea angoscia è quello del serbatoio umano che deve alimentare il settore giovanile. Dagli esordienti ai più giovani. La Mens Sana sembra inaridirsi senza. Quando abbiamo parlato, hai coinvolto il dottor Petrucci in una possibile inversione di tendenza. Ma sinceramente non abbiamo compreso… Ci aiuti a farlo ora?

“È opinione comune tra tutti gli appassionati di basket e tra tutti gli operatori del settore, dott. Petrucci escluso, che il basket italiano abbia perso notevolmente appeal tra i potenziali nuovi praticanti. Mio modestissimo parere, spingere il basket di alto livello verso le grandi metropoli non è stata una grande idea; laddove il “mercato” delle iscrizioni dei figlioli è saturato dal Giuoco del Calcio e da altri sport più modaioli, o se preferisci più “pintati” tipo il Volley. La scienza delle “unintended consequences”, che consiglio a tutti di conoscere, ha evidenziato il fallimento del progetto del basket metropolitano, e ha seccato la vigna, nelle città che storicamente masticavano basket, dei vivai dei giovanissimi. Detto questo, ci sono parecchi meno bambini a spasso di quanti ce ne fossero qualche decennio fa, non a caso ora ci chiamano boomers. Quindi per sovvertire questa tendenza occorrerebbe un cambiamento deciso di politiche dello sport a livello nazionale, ma se localmente si può fare qualcosa, è cercare di essere più attrattivi con il traino dei risultati agonistici, con strutture sportive adeguate e accoglienti, con la qualità di chi il basket lo insegna, con le sinergie tra società di basket di luoghi limitrofi… Sennò si parla del nulla”.

Sempre il Presidente ci ha informato che c’è interazione con l’Amministrazione circa il futuro utilizzo del Palazzo. Tuttavia, ci sembra che tu alimenti uno scetticismo maggiore rispetto a Frati. Giusto?

“Ma no, io come ti dissi non ricevo spifferi dagli uffici del Comune, in compenso mi arrivano nel collo quando guardo le partite dalla tribuna. Il fatto di non avere io direttamente notizie sullo stato di avanzamento dei lavori al palazzetto non alimenta scetticismo, semmai lo stato di ansia che si aggiunge al lezzo di cui sopra. È solo un sentimento di incertezza, bilanciato dalla fiducia dell’esistenza di buoni rapporti tra Comune e Società”.

Come chiudiamo? Que Viva Mens Sana va bene?

“¡Que viva Mens Sana! ¡Hasta la victoria blanca y verde siempre! ¡Vamos a ganar! ¡Corazon y pelotas!”

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