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sabato, Giugno 28, 2025

Palio, gli arnesi ci sono, ora sta a chi li adopera

SienaPost si scambia il “buon Palio” con Maurizio Cenni: quattro chiacchere prima che tutto inizi

Poche ore all’assegnazione dei cavalli… A quel punto tutto quello che ora è bianco e nero assumerà i colori delle dieci al canape. Che tanto vale ricordare: Tartuca, Chiocciola, Drago, Selva, Istrice, Lupa, Oca, Bruco, Valdimontone e Pantera. Intanto SienaPost ritrova un amico – Maurizio Cenni, già sindaco dieci anni della città – per fare altre quattro chiacchere con dna paliesco; e dintorni.

Buongiorno Maurizio, ormai ci siamo, domani verranno dati i cavalli. Ma la “macchina comunale” si è già messa in funzione e a onor del vero sembra aver già fatto la propria figura quanto a puntualità. Il che vuol dire che l’organizzazione gira. Quale la tua suggestione?

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“Che la parte tecnica funzioni è una garanzia assoluta per la Festa e per me non è una sorpresa, poi ho visto e sentito che questa volta anche il Sindaco ha appreso come vengono fatte le misurazioni e i rilievi sul tufo, quindi bene”.

Avvertiamo di differente rispetto ad altri palii, quasi una sorta di intesa non dichiarata fra capitani e fantini. Anche se, per esempio, i veterinari hanno deciso di far “addestrare” la mattina anche i cavalli veterani. Si sente dire nelle interviste che come fa il Comune fa bene… Le scelte gli appartengono e noi dobbiamo partire da lì… e altre amenità. Secondo te c’è qualcosa sotto sotto?

“Non lo so Duccio e non voglio fare dietrologia ma ripeto quanto ho già avuto modo di dire e scrivere, attenzione per tutti gli addetti ai lavori, a cosa si dichiara nelle interviste, a cosa si scrive nelle delibere, non esasperiamo ulteriormente i tecnicismi perché quelli esistenti sono già ridondanti, e garantiscono a sufficienza. Teniamo sempre il focus sui motivi per cui facciamo da anni questo lavoro sui cavalli, che sono sia la loro tutela e salute che la stessa tutela della Festa. Quando si devono prendere decisioni riflettiamo su tutte le implicazioni e non sulla carica emotiva dl momento”.

Sarà Palio delle quattro verdi che si vorrebbe anticipazione di disgrazie. Nei tuoi dieci anni da sindaco ne hai vissuti addirittura sei – i 16 agosto del 2002/6/8/10 ed entrambi quelli del 2004 – avevi qualche trucco scaramantico o accortezza tecnica per affrontarli? Come senti che ti è andata?

“Non esistono trucchi e pur non essendo particolarmente incline alla superstizione devo dire, a memoria che il primo (16 agosto 2002) fu corso in nove per l’infortunio tra i canapi al cavallo della Selva, senza conseguenze se non per la contrada, e nel 2006 mi ricordo il giro supplementare di Salasso che aveva vinto il Palio. In una cosa imprevedibile come il Palio non ci sono ricette al di là della liturgia preparatoria che è sempre di vitale importanza”.

La congiuntura internazionale comporta che in questa carriera ci sarà un’altra stretta di vite sulla sicurezza. Tu che vieni ricordato come un oppositore all’esasperazione della sicurezza faresti le cose in modo diverso o prenderesti semplicemente atto che i tempi sono cambiati?

“E’ vero i tempi sono cambiati, ma ti ricordo che nel 2001 a settembre ci fu l’attacco alle Torri Gemelle e che le misure antiterrorismo negli anni a venire erano notevoli, e su quelle poco c’è da fare se non lavorare perché siano trasparenti rispetto alla Festa, e così è stato in quegli anni. Altra cosa sono le norme di sicurezza intrinseche alla festa su cui una maggiore capacità di resistenza non avrebbe incrementato il pericolo ma avrebbe reso le misure meno impattanti. Ci vuole assunzione di responsabilità. Nelle valutazioni di rischio ci sono eventi con bassa probabilità che si verifichino ma qualora si verificassero avrebbero un effetto molto elevato, e eventi ad alta probabilità che viceversa hanno un effetto molto, ma molto limitato. Non vanno trattati allo stesso modo e vanno contestati quando occorre”.

Nelle anticipazioni, sicuramente, sembra molto più pericolosa questa ondata di caldo eccezionale. Ma oltre a raccomandarsi all’autoresponsabilità dei cittadini suppongo che la Cosa pubblica possa fare ben poco. Non trovi?

“Su questo poco ci possiamo fare davvero, ci vuole prudenza specie per quelli che, come me, hanno come patologia la carta di identità”.

Assodato che in inverno non si parla granché dei problemi delle contrade, secondo te il 3 luglio di cosa ci sarà da parlare senza indugio in tema di Palio e dintorni?

“Ma con il Palio anestetizzato così, si può anche evitare di parlarne, le rivali sanno che il 101 scatta comunque a prescindere; anche senza che sia dimostrabile che le indicazioni della contrada abbiano prodotto quel tipo di comportamento. I bollori eventuali e non quelli legati al clima si possono spegnere con docce fredde altrimenti scattano le misure repressive, la corsa è sempre meno giostra e sempre più corsa. Infine, si attenderanno corpose novità sulla revisione del Regolamento del Palio”.

Le due associazioni di palcaioli hanno offerto il masgalano, anche per perpetuare una tradizione. Ti dà spunto per qualche suggestione?

“Palio e Masgalano mi sembrano centrare bene la perpetuazione della tradizione, anche grazie a chi li ha realizzati quindi saranno un premio ambito non solo per il loro valore intrinseco ma anche per quello artistico. Un mio vecchio amico, purtroppo scomparso, diceva che gli arnesi si sono tirati fuori tutti, ora bisogna trovare chi li adopera per bene”.

Concludiamo con uno “spot” per l’amico Alessandro Pagliai e tutti coloro – te compreso – che hanno scritto di “Chiacchiericcio”. Perché leggerti? Perché leggerlo?

“Ci sono racconti di fatti, e curiosità, e retroscena che per gli amanti del Palio sono veramente gustosi. E anche pezzi che raccontano storie sconosciute, al di là di quanto ho raccontato io e che la brava Viola Carignani ha riportato perfettamente. Viene dipinto un mondo che non c’è più e che probabilmente non sarà più possibile vivere per le nuove generazioni per cui solo la memoria può farci rimanere proiettati al futuro ma con i piedi ben saldi nel passato”.

Già che ci siamo. Oggi e ieri, i social e internet ti danno qualcosa in più oppure c’è qualcosa che ti manca dell’editoria paliesca di un tempo?

“Indubbiamente molto è cambiato e i social, se da una parte ti danno l’immediatezza, quindi lo stare sul pezzo nel momento, dall’altra parte, come tutti gli strumenti, se usati a sproposito… E quindi sotto questo punto di vista raccomanderei attenzione perché possono essere veramente dannosi. A volte si leggono commenti che non rimangono come una volta all’interno di un gruppo ristretto di amici ma vanno in pasto al mondo. Qualcuno continua a fare editoria paliesca vecchio stile, diciamo così, e per fortuna poiché quando si deve scrivere si ha più tempo per meditare ed equilibrare”.

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