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lunedì, Marzo 10, 2025

Pd Siena: parte la corsa alle elezioni regionali, la sfida delle candidature

Un partito in bilico tra ritorni, conferme, vecchie fratture e nuovi equilibri

Andrea Valenti, segretario provinciale del Pd senese da otto anni, si avvicina alla fine del suo mandato. La sua ricandidatura per un terzo mandato appare improbabile, lasciando spazio a interrogativi sul futuro della leadership. Un passaggio delicato, coincidente con le elezioni regionali? Probabilmente no. Ma le elezioni regionali potrebbero segnare un bivio non solo per Valenti, ma per l’intera struttura del partito. 

Intanto, Rossana Salluce, reduce dal congresso vinto, cerca di consolidare la sua squadra attorno al mantra del “punto a capo”, ma i segnali di instabilità persistono. Come nel gioco dell’oca, ogni mossa sembra riportarla al via, tra difficoltà nel coagulare consenso e tensioni latenti.

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A complicargli il quadro c’è Franco Ceccuzzi: assolto dopo anni di silenzio forzato, è tornato a parlare. Con tono pacato ma piglio deciso. Dodici anni di assenza dalla politica attiva pesano, ma la voglia – non tanto di togliersi sassolini dalle scarpe o ricercare ruoli – di dire la sua, raccontare il suo punto di vista, ricostruire i passaggi di una storia mai chiarita, ha un suo fascino. Taluno lo scambia, ma non lo dice, con la volontà di riprendere peso per riaccendere antiche rivalità o aprire inediti fronti. Per tutti parla il Segretario di Federazione che riconosce a Ceccuzzi il diritto “di rivalsa”.

Non è solo Ceccuzzi a muoversi. Fabbrini e il gruppo di Passione Democratica, dopo mesi di quiescenza, torneranno a riunirsi. Non si schierano né con Salluce né con Vigni, ma rivendicando un partito “unitario”, ambiscono a un ruolo mediano. Hanno annunciato una iniziativa per il 13 marzo ma probabilmente non saranno soli, ma insieme a Energia Democratica Siena – un’ altro raggruppamento interno al Pd che fa riferimento a Guido Leoncini – con una iniziativa di adesione alla manifestazione nazionale “Una Piazza per l’Europa”, indetta per il 15 marzo a Roma.

Certo è che sullo sfondo, le regionali incombono. Il Pd deve costruire una macchina elettorale che unisca think tank (per disegnare strategie sofisticate) e galoppini (per tessere alleanze sul territorio). Obiettivo: conquistare i “grandi elettori” – sindaci, amministratori, realtà sindacali – che a loro volta mobiliteranno il voto popolare. Ogni candidato farà la sua con buona pace per le riflessioni unitarie avviate nei gruppi di lavoro.

La percezione che il centrodestra sia debole e che la vittoria di Giani sia scontata allevia le pressioni esterne, ma accentuerà quelle interne. 

La vera battaglia si giocherà sulle candidature. Simone Bezzini, assessore uscente, con Elena Rosignoli – cui aveva lasciato il posto in Consiglio – e Anna Paris entrata direttamente, si preparano tutti e tre a un secondo mandato.

Ma il rebus è complesso: il Pd dovrà presentare sei nomi (tre uomini e tre donne), con la speranza di ottenere due seggi in Consiglio e successivamente uno in Giunta. La logica del “subentro” – l’assessore scelto tra gli eletti, facendo avanzare il terzo in lista – non è però garantita. E non è detto che sia divenuta “una prassi”. Anzi non è nemmeno scritto che a Siena tocchi l’Assessore. Altre province da tempo a “becco asciutto” scalpitano per averlo.

E qui emerge il nodo: molti nel partito hanno “acceso i motori” proprio per evitare lo status quo.

C’è chi teme che la riconferma dei soliti nomi alimenti malumori, soprattutto in un contesto dove anche Stefano Scaramelli (Italia Viva) e il centrodestra reclamano spazio. L’aria che tira nel Pd senese è un venticello imprevedibile, capace di spazzare via equilibri fragili.

Tra ritorni dal passato, ambizioni personali e la necessità di rinnovarsi senza lacerarsi, il partito naviga in acque agitate. La sfida non è solo vincere le regionali, ma farlo senza disperdersi in mille rivoli.

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