«Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire» (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/56/Pertini_proclama_lo_sciopero_generale_a_Milano_25_aprile_1945.ogg).
La citazione è quella unanimemente ritenuta più caratterizzante del 25 aprile. E’ l’appello di Sandro Pertini, successivamente Presidente della Repubblica che, quel giorno del 1945, a nome del Clnai, così invitava l’Italia ancora occupata alla sollevazione e alla liberazione prima che lo facessero le forze alleate.
Un anno dopo, il 22 aprile 1946, su proposta di Alcide De Gasperi, Re Umberto II di Savoia, istituzionalizzò la data del 25 aprile come “Festa della Liberazione” o “Anniversario della Resistenza”. Con decreto venne rinnovata i due anni successivi, poi fu la neonata Repubblica a proclamarla festa nazionale dal 1949.
Cosa si deve fare il XXV Aprile? Ricordare, ascoltare, tramandare. C’è una lapide, apposta nel 1955 sul Comune di Scandicci, che lo spiega con parole vibranti…
“25 aprile 1945 / Ricorda, o cittadino, questa data / E spiegala ai tuoi figli / E ai figli dei tuoi figli / Racconta loro / Come un popolo in rivolta / Si liberasse un giorno / Dall’oppressione / E narra loro / Le mille e mille gesta di quei prodi / Che sui monti, nei borghi e in ogni luogo / Sbarrarono il passo all’invasore / Né ti scordar dei morti / Né ti scordar di raccontare / Cos’è stato il fascismo / E il nazismo / E la guerra ricorda / Le rovine, le stragi, la fame e la miseria / Lo scroscio delle bombe e il pianto delle madri / Ricordati di Buchenwald / Delle camere a gas, dei forni crematori / E tutto questo / Spiega ai tuoi figli / E ai figli dei tuoi figli / Non perché l’odio e la vendetta duri / Ma perché ben sappian quale immenso bene / Sia la libertà / E imparino ad amarla / E la conservino intatta / E la difendano sempre”.
Nella nostra provincia si sono celebrati ogni anno i martiri e i vari caduti. Moltissimi degli eventi ebbero per protagonisti italiani in entrambe le fazioni e tutti avvennero nella prima metà del 1944. Ne ricordiamo quattro.
L’11 marzo, a Scalvaia (Monticiano), diciannove giovani partigiani si arresero dopo un sanguinoso combattimento ai repubblichini con promessa di aver salva la vita: dieci furono fucilati subito, altri cinque morirono dopo l’arrivo a Siena, uno era perito nello scontro.
Il 28 marzo a Porcareccia, alle pendici di MonteMaggio (Monteriggioni), diciannove partigiani presi prigionieri dopo un rapimento fallito vennero passati immediatamente per le armi dalla milizia fascista.
Il 6 aprile a Monticchiello (Pienza), i partigiani pur inferiori in numero, sconfissero le milizie fasciste riportando perdite: morirono due combattenti e sette civili inermi per le bombe.
Infine si ricorda il 3 luglio 1944, gli ultimi senesi morti in quella guerra: mentre le forze alleate stavano per fare ingresso in città, tre giovani perirono in uno scontro con l’ultima guarnigione tedesca a Vicobello (Siena).
Esistono sodalizi a Siena che si sono candidati a conservare la memoria e che presto dovrebbero trovare definitiva collocazione nel complesso di San Marco. Parliamo dell’associazione culturale Archivio Storico del Movimento Operaio e Democratico Senese (A.S.M.O.S.), parliamo dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea che ha anche un centro didattico a Casa Giubileo, il sito dove la mitragliatrice abbatté i partigiani di MonteMaggio e, in un certo senso, parliamo anche dell’Associazione La Quercia che però focalizza soprattutto la storia del Pci.
Il passaggio del tempo ha segnato per anni un solco fra vincitori e sconfitti, che si vedono ancora stante la recente smarronata in tema di Costituzione dell’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa. Per anni le destre parlamentari, e non, tentarono di celebrare la memoria anche dei morti non partigiani, finché nel 2009 Silvio Berlusconi iniziò a celebrare a Onna il 25 aprile. E Giorgia Meloni gli fa eco in queste ore con citazioni del giurista Pietro Calamandrei sulla libertà.
A Siena tutti e otto i candidati a sindaco in lizza per il 14-15 maggio hanno annunciato la propria partecipazione alla celebrazione conclusiva che ci sarà nel pomeriggio sul Campo. Parleranno però solo le cariche istituzionali.