Riceviamo e pubblichiamo un documento redatto da Rosella Montomoli con le proposte di Siena Sostenibile per la cultura di Siena…
Il dibattito sulla cultura a Siena, riacceso dalle recenti dichiarazioni del sindaco Nicoletta Fabio, rischia di impantanarsi in un dialogo tra sordi. Da una parte si elencano mostre, bandi, restauri. Dall’altra si denuncia la mancanza di visione, la scarsa connessione con il presente, l’assenza di una strategia. Certo, può essere che il vero nodo sia nella differenza degli obiettivi, ma forse anche nel fatto che manca un linguaggio comune per esprimerli e soprattutto manca un confronto strutturato che dia forma politica alle idee.
Siena non ha bisogno di uno scontro tra chi dice di fare e chi viene indicato come critico. Ha bisogno di costruire un terreno civico di ascolto reciproco tra istituzioni, università, operatori culturali, giovani, scuole, accademie, associazioni. In altre parole: serve una regia condivisa. Non per annullare le differenze, ma per renderle produttive.
Le parole usate nei documenti ufficiali o nei post degli assessori — “valorizzazione”, “promozione”, “rilancio” — sono poi così distanti dai concetti invocati da chi solleva dubbi: “innovazione”, “sperimentazione”, “trasformazione”? Ma se non si crea uno spazio in cui confrontare questi approcci, tutto si riduce a monologhi paralleli.
Eppure Siena ha una base comune da cui partire: la consapevolezza che il suo patrimonio culturale è enorme, che va trasmesso e non solo conservato, che i giovani devono essere messi al centro e che la cultura non può essere solo un’appendice turistica.
Il problema è che manca un progetto che metta in rete ciò che già esiste, che dia continuità alle iniziative, che colleghi bandi e mostre con educazione, lavoro, formazione, sperimentazione.
Per questo lanciamo una proposta: costruiamo un Patto per la Cultura di Siena. Un documento aperto, che il Consiglio comunale potrebbe discutere e approvare, con il contributo di tutte le forze politiche e civiche.
Un patto che definisca obiettivi minimi comuni — come una rete museale integrata, un piano per i giovani artisti, una strategia digitale — e strumenti di partecipazione, come una Consulta della Cultura rappresentativa di tutte le anime cittadine.
A questo va affiancato un rilancio del rapporto tra Comune e Università, che non può limitarsi a qualche protocollo episodico ma deve tradursi in formazione, ricerca, innovazione culturale.
E infine, ogni anno, Siena dovrebbe ospitare gli Stati Generali della Cultura: un grande appuntamento pubblico di confronto, idee, valutazioni. Non una vetrina, ma un laboratorio partecipato, un bilancio culturale condiviso.
La cultura è un bene comune. Non si misura in inaugurazioni o numeri di visitatori. È un diritto, una responsabilità collettiva, una risorsa per costruire futuro. Ma perché sia davvero motore di sviluppo, deve essere anche politica pubblica, con visione, continuità e coraggio.
Siena ha le risorse per diventare un modello nazionale di gestione culturale partecipata. Ma deve prima scegliere il dialogo al posto della solitudine, la costruzione invece dell’elenco, la strategia anziché la somma di eventi. Per farlo, serve una scelta politica precisa: aprirsi, ascoltare, mettersi in rete. Il momento per iniziare è adesso.
Rosella Montomoli p. Siena Sostenibile