Svedesi che fanno il loro, ma i “fumi dell’incertezza” sul Franchi sembrano ancora presenti
Ci sembra più l’errato suggerimento di un ghost writer che un errore voluto del presidente del Siena Fc Jonas Bodin. Parliamo dell’affermazione di qualche giorno fa secondo la quale la Società bianconera sta per iniziare per la prima volta in tre anni una nuova stagione senza incertezze. Non ci piace, ma premettiamo che è una delle poche cose su cui intendiamo polemizzare.
Perché non ci piace? Perché Bodin non può avere nulla a che fare con la prima stagione di Giacomini e perché, se si ha a cuore il Siena, la Robur, non si guarda all’indietro fino all’ultimo fallimento, ma si fa sempre riferimento alla totalità della storia del calcio senese. Tra l’altro, faccio un inciso, questo, il presidente Bodin, lo ha in mente stante il piacere mostrato nella recente partecipazione alla presentazione del libro il “Bianco e Nero spicca” che proprio di questo parlava.
E non ci piace infine, perché di incertezze sullo sfondo a noi sembra che ce ne siano più che a sufficienza; in primo luogo c’è quella quisquilia dei campi da gioco e di allenamento. Le ultime certezze comunicative risalgono a mesi fa; sulla base di esse la sede del club è migrata da Piazza del Campo 1 a viale dei Mille 3 in un sito, lo stadio Franchi, che sia la gestione Montanari che quella della Durio che infine la gestione Ponte ritenevano inadatto agli usi di rappresentanza. E molto non deve esser migliorato in forza dei quattrocentomila euro che la municipalità ha sborsato nell’estate scorsa per riattivare le strutture date al Siena FC.
Siamo sicuri che da allora Comune di Siena e Siena Fc abbiano continuato a dialogare, probabilmente in maniera riservata, probabilmente perché non si è giunti a veri e propri accordi. Se la memoria non ci inganna eravamo fermi alla ricerca di fondi regionali per intervenire sul Franchi, c’era anche per lo stadio la solita pappina dell’antisismica e l’approssimarsi di termini perentori di legge e c’era il desiderata da parte dell’amministrazione di poter convincere la proprietà della società bianconera a fare investimenti sulle infrastrutture sportive.
Tutte cose che quando ce le diciamo fanno sorridere perché non semplici da risolvere. Per esempio la sismica ha portato il Comune a concedere in convenzione l’intero Franchi meno la gradinata scoperta e i locali sottostanti. Perché? Evidentemente perché lì – dove i gradoni si sbriciolano – se non si fanno opere a breve sono problemi più grossi… Ma cominciare a parlare dello stadio per stralci a me fa un po’ sorridere. Mettiamo che di qui a fine maggio per burocrazie generate da piano operativo non si saprà altro, ma non definire un’incertezza questa cosa a me sembra azzardato.
Che fanno gli svedesi? Fanno bene, fanno il possibile, tenuto conto che non sono qui per nostra soddisfazione ma per renderne conto in altre sedi. La natura di un fondo di investimento è diversa da un’impresa che vuole massimizzare in un solo esercizio. Si accettano percorsi di minor guadagno, si contemplano tempi più lunghi. Qualche apicale della città, oltre il Comune che già ci dialoga nella speranza che i colloqui non siano ristretti al solo assessore competente, dovrebbe esplorare di più quanto fertile possa essere il dialogo futuro fra territori di latitudini così diverse. Quando per scherzo il neo presidente della UnoNoveZeroQuattro Bernini butto là di regalare sciarpine della Robur ai neonati di Malmoe o Stoccolma, non so quanti abbiano riconosciuto il valore di un’idea nascente nella platea di BancaChianti. A noi tuttavia sembrò un ponte che poteva allacciare due culture, due territori che potrebbero davvero piacersi.
Un pilone il Siena l’ha già piantato in Camera di Commercio, ben piantato soprattutto se le imprese presenti – immaginate anche le sole dell’enogastronomico – sono state aiutate a vedere più lontano della solita visione di un massimo dirigente della Robur che ha il suo turno per andar lì a battere cassa. A noi piace anche l’idea del presidente Bodin di ripartire dai collaboratori per avere consigli, assicurare che da lì la Società riparte. Fare squadra.
Il Siena degli svedesi mostra di ascoltare molto e di affidarsi molto ai collaboratori. Forse troppo. Crediamo che nel momento il nome di Maccarone – diamine un grandissimo – sia più sollecitata da chi si innamora di una relazione che da chi oggi ha il dovere di varare un progetto sportivo-imprenditoriale pluriennale.
Progetto che ci riporta agli investimenti. Per quale ragione – con le bocce così disposte – il Siena dovrebbe oggi investire sugli impianti? Qual è la proposta? Qual è la certezza che Montanari non risorga un giorno? Qual è l’aspettativa di ricavo per l’investitore? Come il Siena Fc deve interpretare le parole di Antonello Pianigiani qualora riesca davvero a portare in serie D il Mazzola? Ed infine qual è la situazione della tribuna che aveva una deroga di un anno, ma ha anch’essa bei problemi di statica e sismica?
In genere chi fa queste cose ha dei ritorni in cubature che prima non c’erano, ma l’area del Franchi è un casino totale e nessuno parla di rifacimenti completi. E poi c’è Sigerico a cui non puoi togliere i parcheggi, che fanno sempre più schifo giacché la manutenzione è ferma da anni. Quell’area, tanto per fare un esempio, è ritenuta pubblica sicché se il tale sponsor di un cartello fisso sul campo paga per la stagione sportiva, ma al termine di essa ci si dimentica il cartello in campo, più tardi ci si accorgerà che avrà generato un diritto affissioni da pagare. E poi l’acqua, l’energia etc. Insomma la visione è ancora ferma ai tempi in cui coi sei milioni di sponsorizzazione della grande banca tutto si sistemava, tutti si sistemavano e niente si costruiva. Oggi però non si può scialare, soprattutto chi lavora per gente che investe.
Che dire ancora. Grazie a Voria. Le sue quattro finali sono state state due vittorie, un pari e una sconfitta. Il risultato non l’ha centrato, ma ha restituito in salute alla Società una rosa valutabile anziché corrotta dallo sciogliete le righe anticipato e dalla delusione. Forse una palla fortunata nell’ultima a Grosseto avrebbe potuto portare addirittura a centrare il risultato, ma dopo cosa avremmo fatto? Saremmo restati comunque la squadra che quest’anno ha dato sei punti alla Fezzanese, unica a essere retrocessa direttamente.
Non sempre voltare pagina è così sbagliato. Voria che neanche viene considerato come head-trainer, nonostante lui avesse detto che c’avrebbe provato, tornerà nella comfort zone delle giovanili, stimato, apprezzato e anche un poco amato. A ragione.
Per il resto, vediamoci con attenzione a fine settimana, l’iniziativa del supporter Trust Millenovecentoquattro che rimette in funzione energie del Sinc con sportivi che da tutta Italia spiegheranno cos’è il settore giovanile per loro. E’ un’altra cosa che il Siena sta tentando di ricostruire fra mille rendite di posizione, lottando ogni paio di scarpette duramente in uno scenario di microsocietà convenzionate con Milan, Sampdoria, Pescara, Fiorentina etc. Dura lex sed lex.