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venerdì, Luglio 18, 2025

Siena, il nodo della Toscana che verrà

Idee per un programma che guardi avanti, oltre il voto

Si avvicinano le elezioni regionali (metà ottobre), e con esse il tempo in cui partiti e liste saranno chiamati a dire chi sono e dove vogliono andare. Non dovrebbero bastare gli slogan o il puro elenco delle cose da fare: dovrebbero servire visione, parole chiare e capacità di mostrare come un territorio possa contribuire al futuro collettivo.

È tempo di dire non solo cosa si promette, ma che idea di sviluppo e di società si intende sostenere. Per Siena, questo passaggio non può essere vissuto con leggerezza. È l’occasione per rimettere al centro una domanda politica: quale ruolo può e deve giocare questa città nella Toscana del futuro?

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Una proposta forte non parte dai problemi, ma dalla visione. Siena deve tornare a essere un nodo, non un margine. Un luogo che guida, non che si isola. Questo dovrebbe significare il rifiuto di ogni narrazione che la vorrebbe chiusa nel proprio destino, piegata sulle ferite del passato o arroccata in una nostalgia sterile.

Al contrario, bisognerebbe rilanciarne con coraggio la funzione di baricentro della Toscana meridionale, proporne la connessione in orizzontale con la sua area vasta e in verticale con i grandi assi strategici regionali e nazionali. È da qui che dovrebbero partire i documenti programmatici che ambiscano a essere qualcosa di più di una raccolta di buone intenzioni.

Insomma, serve un discorso politico più netto. In sanità, ad esempio, la difesa dell’esistente non basta più. Bisogna dire chiaramente che il sistema va riformato costruendo un equilibrio tra ospedale e territorio, potenziando la medicina di prossimità e investendo su personale e prevenzione. Il tutto in un’ottica di governance integrata che coinvolga Comune, Regione, SdS e comunità locali, perché la salute non è una delega, ma un diritto condiviso.

Anche le infrastrutture vanno rimesse al centro come leva di coesione e non solo come questione tecnica. Il raddoppio della Siena–Poggibonsi non è un’opera fra le tante: è il simbolo di una scelta. Significa rompere l’isolamento ferroviario e riconnettere la città al sistema AV, alla Toscana centrale, a Pisa, a Firenze. Un atto politico – una scelta di priorità – che vale quanto una riforma: senza quella connessione, ogni discorso su sviluppo, università, imprese o turismo resterà monco.

Lo stesso vale per il lavoro. Non basta dirsi favorevoli a politiche per l’occupazione: bisogna indicare con decisione dove si intende creare nuovo lavoro buono, stabile, qualificato.
In questo senso, la proposta che riguarda TLS è forse la più potente: far evolvere la Fondazione in una piattaforma post-incubazione, capace di trattenere sul territorio le imprese nate dalla ricerca e di attrarne di nuove. Un’operazione che chiede regia politica, coraggio imprenditoriale e visione regionale, perché non si tratta solo di innovare, ma di costruire una nuova politica industriale. Una politica che metta al centro l’ibridazione tra scienze della vita, agricoltura, salute e alimentazione: un ecosistema produttivo capace di unire mondi diversi, ma complementari.

Ma l’elemento più delicato — e più urgente — resta il capitale umano. Siena ha un’università che ogni anno continua a formare migliaia di giovani. Eppure la città si svuota, perché non riesce a trattenere chi studia e lavora. Ripensare le politiche abitative, il diritto allo studio, la residenzialità studentesca e la rigenerazione urbana è un compito non solo per il Comune, ma per tutta la Regione, per la Fondazione Mps e per chi ha a cuore la demografia, la vitalità e l’equità sociale di questo territorio. Non si investe in sviluppo se non si parte dalle persone.

Infine, turismo e cultura vanno riletti come strumenti di coesione, non solo di attrattività. Il turismo sostenibile non può consumare le città: deve rafforzarne l’identità, la vivibilità e la comunità. Serve un patto per la residenza nei centri storici, una regolazione intelligente delle locazioni brevi, una rete culturale che tenga insieme Siena e i Comuni del territorio. Forse così si costruirà un’offerta solida, autentica, che parli anche ai giovani, agli studenti, a chi cerca esperienze di senso, non solo destinazioni da cartolina.

Perché tutto questo diventi realtà, però, non bastano i programmi. Serve classe dirigente. Serve capacità di tessere alleanze, di leggere il quadro nazionale, europeo, e globale, di aprire cantieri veri. Qualcuno, per la città dovrebbe cogliere l’occasione — e la responsabilità — di proporsi come motore di questa visione, mettendo in campo proposte radicali e concrete, capaci di unire cittadini, istituzioni, forze produttive.

Chi tra le forze politiche vorrà farlo, non dovrà avere paura di osare. Perché Siena non ha bisogno solo di un buon programma. Ha bisogno di una politica che le restituisca il ruolo che le spetta: non come spettatrice, ma come regista del cambiamento.

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