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mercoledì, Aprile 2, 2025

Siena, la città immobile: un tesoro in ostaggio del tempo?

In bilico tra il peso del passato e l’incertezza del domani

Tra vincoli, ritardi, abusi, sogni di grandezza dimenticati, un capitale umano in fuga e un investimento sulla viabilità praticamente assente, il futuro di un patrimonio mondiale è a rischio. Un grido d’allarme per una città che non sa più sognare, né agire.

Siena, città d’arte e di storia, un gioiello del Rinascimento incastonato nel cuore della Toscana, rischia di trasformarsi in un museo a cielo aperto, una bellezza immobile, incapace di affrontare le sfide del presente e del futuro. Il quadro urbanistico della città, infatti, appare sempre più ingessato, vittima di un intricato labirinto di vincoli, ritardi e una visione strategica che sembra essersi smarrita lungo il cammino.

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Ricordate gli anni 2000-2010? Un’epoca in cui Siena guardava al futuro con ambizione, immaginando un nuovo palazzetto dello sport, un campo di calcio all’avanguardia, un grande parco urbano che collegasse il Rastrello, la Fortezza e Pescaia? E non solo: si sognava un’integrazione con i comuni della SMAS (Schema Metropolitano Area Senese), un’area metropolitana dinamica e competitiva, capace di attrarre investimenti e di rispondere alle sfide del futuro. Ma quei sogni di grandezza sono svaniti, dimenticati, sepolti sotto il crollo delle sicurezze che la città/banca garantiva, ma anche sotto il peso di vincoli burocratici e ritardi amministrativi.

Dal 2011 al 2020, un decennio perduto, Siena ha vagato nell’incertezza, incapace di elaborare una strategia urbanistica coerente e lungimirante. La Legge Regionale 65, alla nascita, ha cambiato alcuni paradigmi, poi la Regione ha conformato lo strumento urbanistico facendolo diventare anche piano paesistico. Questo introduce elementi interessanti, come i tavoli di concertazione con la Sovrintendenza ai beni paesistici e architettonici, ma qui si trova forse uno degli elementi di criticità: i processi non si sono accelerati come sperato. E non è soltanto responsabilità della Regione, poiché sono stati inseriti nuovi adempimenti come l’archeologia preventiva, che allunga i tempi. È difficile parlare male di processi che dovrebbero tutelare il nostro patrimonio, ma se ciò comporta tempi lunghi per ogni opera, forse non è il risultato che si voleva ottenere.

Nel frattempo, la mancanza di una visione chiara si riflette in un investimento praticamente inesistente per la viabilità. Un esempio significativo è la mancata realizzazione della bretella di Monteroni, che avrebbe dovuto connettere quel territorio al raccordo – e quindi alla direttrice verso Firenze, Grosseto e Arezzo – penalizzando oltremodo la zona di Isola d’Arbia. Occorre ricordare che i fondi erano stati stanziati, ma le istituzioni (leggasi Provincia) non hanno saputo reagire al fallimento della società incaricata di realizzare l’opera. Eppure, la costruzione di una città efficiente è composta da tante piccole cose, e il mancato completamento di infrastrutture strategiche rappresenta uno dei nodi più critici per il futuro del territorio.

Ma forse, tra le critiche qualcosa si potrebbe dire anche della Fondazione Monte dei Paschi che oltre a fare il “mecenate” ha continuato anche a gare il “gestore” in proprio.

Ma le critiche sono tante. Chi frequenta facebook non ha che da scegliere. E come dice il vecchio adagio… stanno a zero.

Un esempio concreto di come la città potrebbe essere migliorata con interventi mirati? Pensate alla questione dei camper. È sotto gli occhi di tutti il numero di camper parcheggiati al Fagiolone, al parcheggio della Mens Sana e a quello delle piscine Acqua Calda. Sarebbe opportuno realizzare un’infrastruttura dedicata a questo tipo di turismo, magari in un’area vicina al centro, come quella prossima al grande parcheggio di Porta Tufi, dove c’è già un servizio di bus navetta (“pollicino”) che porta in città. Tante volte si parla di allungare la permanenza dei visitatori, e disporre di un’area attrezzata decorosa, e non di un vecchio parcheggio improvvisato, intercetterebbe questa esigenza. Al contempo, libererebbe spazi utili al tema, sempre sentito, dei pullman turistici.

Nel frattempo, la città si interroga anche sulla trasformazione del suo tessuto sociale. La tipologia dei residenti nelle zone più pregiate del centro storico sta cambiando: crescono le famiglie composte da una sola persona, e non si tratta soltanto di invecchiamento (il coniuge sopravvissuto), ma di un vero e proprio mutamento demografico. Le famiglie più numerose si allontanano, a causa delle difficoltà logistiche (parcheggi, servizi) e, soprattutto, dell’assalto che le locazioni turistiche brevi – i cosiddetti “AirBeB” – stanno portando alla residenzialità del centro storico. La nuova legge regionale che cerca di limitarne lo sviluppo è ormai sotto gli occhi di tutti; dovremo capire quali effetti produrrà per misurare il fenomeno nel suo devastante impatto. È previsto l’obbligo di cambiare la destinazione d’uso catastale per continuare a gestire gli affitti brevi in maniera professionale: un cambio che non è oneroso, ma che incide sui costi dei servizi (tassa rifiuti) e, in generale, sulla tassazione, poiché si passa da una categoria A a una diversa. Resta da vedere se questa novità porterà alla regolarizzazione o se, al contrario, favorirà forme più opache di gestione delle locazioni. Come si dice, chi vivrà vedrà.

In parallelo, permane il dubbio sulle infrastrutture residenziali dedicate ai giovani e, in particolare, sulle Case dello Studente gestite dal pubblico: alcune indagini di qualche tempo fa riportavano che fossero tutte chiuse. C’è da chiedersi se qualcuno di questi edifici sia stato finalmente riaperto o se, all’opposto, siano ancora in stato di totale inattività, lasciando insoddisfatto il fabbisogno abitativo di una fascia cruciale come quella degli studenti universitari.

Nel contesto di questi problemi, Siena ha perso non solo progetti concreti, ma anche la capacità di immaginare e costruire un futuro migliore. La città si trova ora di fronte a una sfida cruciale: recuperare il tempo perduto e ritrovare la strada di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. La mancanza di prospettive ha spinto i giovani ad andarsene, impoverendo la città di capitale umano. Il commercio langue, l’industria è in crisi, mancano spazi e infrastrutture adeguati, e ciò soffoca la vitalità economica. Il turismo di massa danneggia la città, perché manca una strategia a lungo termine che lo renda davvero sostenibile. Spazi verdi insufficienti, mobilità complicata e la problematica gestione dei rifiuti penalizzano la qualità della vita. Abusi edilizi e burocrazia minano la credibilità del Comune, compromettendo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Siena, città di tradizioni e di innovazione, non può permettersi di diventare un luogo in cui la storia si riduce a semplice memoria. È necessario un cambio di rotta, una nuova visione urbanistica che coniughi la tutela del patrimonio con lo sviluppo sostenibile, trasformando i vincoli in opportunità. Serve un dialogo aperto e costruttivo tra istituzioni, cittadini e operatori economici, e una partecipazione attiva della comunità alle scelte che riguardano il futuro della città.

È inoltre necessario un piano di sviluppo per l’area metropolitana senese, che valorizzi le risorse del territorio e crei nuove opportunità di lavoro e di crescita.

Siena, con la sua bellezza senza tempo, merita un futuro all’altezza del suo passato. Un futuro in cui la storia si intreccia con l’innovazione, la tradizione con la modernità, la tutela con lo sviluppo sostenibile; un futuro in cui Siena torni a essere una città viva, dinamica e attrattiva, un luogo in cui le persone scelgano di vivere, lavorare, studiare e investire. Un futuro che, ad oggi, sembra pericolosamente lontano.

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