Rotture a catena lasciano a secco intere zone della città. Interventi urgenti, autobotti a fatica nel centro e una domanda: perché a Siena si paga l’acqua più del doppio che altrove?
Quando nella notte tra il 9 e il 10 aprile una condotta principale da 500 mm — la più grande di Siena — ha ceduto nei pressi della ferrovia, nessuno immaginava che l’interruzione idrica sarebbe durata così a lungo. Ma da quel momento si è scatenato un effetto domino: tubature già fragili hanno ceduto al ritorno della pressione, innescando una serie di guasti a catena in diverse zone della città.
La situazione più critica si è verificata in via della Diana, dove per individuare il punto della rottura è stato necessario un lungo scavo. Una volta ripristinato il flusso, si è verificato un secondo guasto, con nuove infiltrazioni e un’ulteriore sospensione dell’acqua anche in via Bastianini e Pian dei Mantellini. Non solo è servito un secondo intervento, ma è stato necessario sostituire la squadra al lavoro, esausta dopo ore di scavi prolungati anche di notte.
A peggiorare il quadro, l’impossibilità iniziale di far arrivare un’autobotte a causa della conformazione del centro storico. Solo più tardi è stato reperito un mezzo con motrice più piccola, posizionato tra via della Diana e via San Marco. A quel punto, grazie all’installazione di una nuova saracinesca, è stato possibile ripristinare l’acqua gradualmente, con il flusso tornato pienamente attivo solo intorno alle 19 di venerdì 11 aprile.
Fin qui, il racconto dell’emergenza. Ma c’è un’altra emergenza che scorre — costante — sotto la superficie: quella economica. Siena, infatti, è tra le città con le tariffe dell’acqua più alte d’Italia. Secondo i dati del XIX rapporto Cittadinanzattiva, una famiglia senese nel 2023 ha speso in media 807 euro per il servizio idrico integrato, contro una media nazionale di 478. A Milano, per fare un confronto, la spesa annua media si ferma a 184 euro. In altre parole: i senesi pagano l’acqua più del doppio della media italiana.
Il gestore AdF si difende: una rete enorme da coprire, bassa densità abitativa, centinaia di piccoli impianti e oltre 10.000 km di condotte. Ma la realtà urbana di Siena, con le sue complessità storiche e geografiche, non giustifica completamente un divario così marcato, soprattutto quando l’erogazione viene meno proprio nei momenti di maggior bisogno.
La domanda che serpeggia tra i cittadini è semplice: com’è possibile che una città che paga l’acqua tra le più care d’Italia si trovi poi a secco per giorni, con autobotti che faticano a raggiungere i rioni e condotte che si rompono a cascata? Il problema non è solo tecnico, ma culturale e amministrativo. Serve trasparenza sulle tariffe, investimenti veri sulla manutenzione e soprattutto una nuova idea di servizio pubblico, dove il cittadino non sia solo utente, ma parte attiva di un patto — oggi decisamente squilibrato.
In tema vorremmo anche riportare a conclusione l’attenzione su un intervento di Pierpaolo Fiorenzani dal titolo “Se Siena dorme, l’acqua scorre via” scritto nel dicembre 2023.