Serve serietà, non allarmi, la paura non aiuta a risolvere il problema
Quanto accaduto in via Pianigiani è grave. È grave per il giovane coinvolto, per chi ha assistito senza poter intervenire, per una città che da tempo percepisce segnali di disagio. E ora, davanti a un episodio così crudo, non è più possibile far finta di nulla. È altrettanto grave, però, che l’allarme venga lanciato con toni enfatici dal sindaco in persona, Nicoletta Fabio, che governa Siena da quasi due anni. Sembra più la voce di un’opposizione in cerca di consensi che quella di chi dovrebbe offrire risposte e soluzioni.
Anche perché i temi non sono solo le risse ma anche i furti e le effrazioni, la microcriminalità, le truffe agli anziani, il degrado urbano, lo spaccio e le dipendenze. Tutti aspetti da analizzare con cura e serietà.
Definire “allarmante” la situazione della sicurezza nel centro storico è una constatazione seria, ma carica di responsabilità. Se “le misure adottate finora non bastano”, allora è doveroso interrogarsi su cosa non ha funzionato. La sicurezza urbana non si ottiene con proclami, né rincorrendo l’emergenza. Serve un progetto concreto, continuo, partecipato. Servono risposte ferme ma lucide, non reazioni emotive.
Anche il Partito Democratico, dovrebbe affrontare con maggiore profondità e coerenza il tema della sicurezza. Serve un’elaborazione seria, che sappia tenere insieme legalità e inclusione, fermezza e ascolto, controllo e prevenzione sociale.
Sarebbe forse utile che questo dibattito – con questi intendimenti – si aprisse nella maggiore assise cittadina: il Consiglio Comunale.
È lì, magari, in una seduta straordinaria aperta, con la partecipazione dei cittadini, delle forze dell’ordine, degli operatori economici e sociali, delle associazioni giovanili, realizzare un dibattito aperto, fatto anche di ascolto. Ne potrebbe nascere un percorso condiviso, che vada oltre la repressione e punti anche sulla prevenzione e sulla ricostruzione del tessuto sociale: più presenza nei quartieri, più attenzione al disagio, più investimenti in educazione civica e mediazione.
La buona politica non parla allo stomaco e non cavalca la paura. Questo è il mestiere del populismo. La buona politica ascolta, propone, costruisce. E lo fa con serietà, con rispetto dei ruoli e con l’ambizione di ricucire legami, non di acuire tensioni.
Vigni Simone #controcorrente