Un aeroporto divide la politica, ma rivela un nodo più profondo: la mancanza di strategia per il territorio
Il rilancio dell’aeroporto di Ampugnano, annunciato da ENAC con il sostegno di Fratelli d’Italia, ha innescato un dibattito acceso che ha superato i confini del semplice intervento infrastrutturale. Una conferenza stampa ufficiale, celebrata nella Sala Maccherini del Comune di Siena, ha escluso però due interlocutori istituzionali fondamentali: il sindaco di Sovicille e la presidente della Provincia. Un gesto che ha acceso la miccia.
Agnese Carletti, presidente della Provincia di Siena, ha denunciato l’assenza di confronto preventivo, sottolineando come sia impensabile fare scelte strutturali senza un quadro di priorità condivise, mentre il sindaco di Sovicille, Giuseppe Gugliotti, ha parlato apertamente di “sgarbo istituzionale”. Entrambi hanno rivendicato il ruolo dei territori nel processo decisionale, rilanciando due progetti già finanziati e formalmente presentati: un impianto fotovoltaico e un campus sportivo internazionale, capace di attrarre atleti e investimenti nel rispetto dell’ambiente.
A sostenere questo secondo progetto sono Giuseppe Giambrone e Piero Spinelli, ideatori di un centro sportivo multifunzionale che prevede impianti per ciclismo, nuoto, atletica, cavalli da Palio, fisioterapia, riabilitazione e una foresteria, tutto all’interno di un disegno coerente e compatibile con l’assetto paesaggistico. Il piano è già stato presentato con una regia pubblico-privata sotto il coordinamento della Regione.
Nel frattempo, l’ENAC ha messo sul tavolo il proprio disegno: un aeroporto green, con funzione civile e interregionale, sostenuto anche da un impianto fotovoltaico.
Comunque, il progetto, così come è stato comunicato, ha subito generato anche reazioni di forte adesione. A partire dal sindaco di Siena, Nicoletta Fabio, che ha riconosciuto l’importanza strategica dell’opera.
Il Partito Democratico invece ha definito l’iniziativa una “passerella pre-elettorale” e ha criticato la totale assenza di confronto pubblico, partecipazione, trasparenza.
Italia Viva, per voce di Stefano Scaramelli, pur non chiudendo al progetto, ha evidenziato la necessità di un coinvolgimento regionale e una governance allargata, sul modello Toscana Aeroporti.
Nel centrodestra, Forza Italia ha assunto una posizione più cauta: il segretario provinciale Alessandro Pallassini ha invitato al dialogo tra i Comuni e alla collaborazione istituzionale, affinché Ampugnano diventi occasione di coesione, non motivo di scontro.
La CNA di Siena, attraverso il presidente Fabio Petri, ha mostrato interesse verso il potenziale sviluppo dell’area, a condizione che sia parte di una visione integrata con mobilità ferroviaria, industria e turismo.
Anche l’imprenditore Emanuele Montomoli, attivo nel settore delle biotecnologie, ha sostenuto che lo scalo potrebbe contribuire alla crescita e all’attrattività del territorio.
Di segno opposto sono le posizioni del comitato No ampliamento, dei Verdi, di Siena Sostenibile e di alcuni esperti tecnici locali.
Le critiche sono numerose: il progetto viene ritenuto privo di dati trasparenti, insostenibile dal punto di vista ambientale, e scollegato da una reale domanda di trasporto. Si sottolinea la limitatezza della pista, la scarsa accessibilità e il rischio di uno spreco di risorse pubbliche. I Verdi, in particolare, denunciano la mancanza di una valutazione ambientale preliminare e parlano di un’idea di sviluppo datata, lontana dalle vere sfide ecologiche del presente.
La sensazione è che si stia costruendo un’operazione più mediatica che strutturale. Con al centro più che l’aeroporto un ambizioso impianto fotovoltaico.
A offrire uno sguardo più ampio è infine Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena, che legge il caso Ampugnano come simbolo di una crisi più vasta: quella di un territorio che non riesce a dotarsi di una visione strategica, dove ogni iniziativa diventa conflitto, e ogni occasione di rilancio si consuma nella frammentazione istituzionale. La sua riflessione va oltre l’aeroporto: Siena ha bisogno di un piano complessivo che unisca mobilità, economia, sostenibilità e identità. Altrimenti, nessuna pista sarà in grado di farla decollare.
Ampugnano, insomma, è molto più di un aeroporto. È un test sul futuro di un’intera area, sul metodo con cui si decide, sul rispetto dei ruoli istituzionali, sull’equilibrio fra ambiente, impresa e sviluppo. E oggi, più che mai, sembra che ciò che manchi non sia una pista, ma una direzione.