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mercoledì, Aprile 2, 2025

Chianciano Terme: i giardini di Viale Dante

Tra memorie, trasformazioni e una suggestione su Bonaventura Somma

C’era un tempo in cui i Giardini Comunali di Viale Dante a Chianciano Terme erano un microcosmo di vita quotidiana, giochi e incontri. Ogni angolo aveva una sua funzione precisa, un suo valore affettivo, una sua storia.

Il mio ricordo di quel luogo è intenso, perché quel microcosmo era il mio. Oggi, il mio rapporto con i giardini si è ridotto a visite settimanali, quando mi fermo, parcheggio l’auto e mi dirigo all’edicola dall’altra parte della strada o prendo un caffè al bar. Sicuramente la realtà attuale è diversa da come la percepisco, ma resta il desiderio di ritrovare quel filo sottile che unisce il passato al presente.

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I giardini erano un rifugio ombreggiato, con aiuole curate e piante che mutavano aspetto con le stagioni. E lo sono ancora.

L’ingresso, abbellito da una composizione floreale che riportava il nome della città e la data aggiornata quotidianamente dai giardinieri comunali, era una bellezza per gli occhi.

Oggi, il verde è ancora presente, ma la cura sembra più funzionale che estetica, e il parco ha perso un po’ della sua magia. Oltre agli spazi verdi, la memoria dei giochi d’infanzia resta indelebile: nascondino tra le piante, la terrazza della biblioteca come rifugio segreto, la scoperta di angoli che sembravano fatti apposta per chi voleva vivere piccole avventure. Allora non c’era traccia dei giochi per bambini che oggi sono collocati in un vialetto.

Il bar ha acquistato una nuova dimensione di utilità, con una funzione più moderna e pratica, capace di accogliere una clientela più ampia. Ha perso forse un po’ di quell’aura di luogo di ritrovo spontaneo, ma ha saputo adattarsi ai tempi e offrire nuovi servizi.

Un tempo aveva una dimensione più raccolta, un punto di ristoro e di chiacchiere tra chi frequentava il giardino. Lo ricordo per tre cose: gelato, jukebox e bigliardino. La piazza-parcheggio accanto ai giardini, non è molto diversa dai ricordi.

Certo, i miei non sono i ricordi di quando ospitava i giochi medievali come la pallacorda, o le parate di regime. E neppure le Fiere. Le Feste de l’unità sì! Ho inoltre il ricordo della scalinata – ora coperta per metà da una frana e inutilizzabile – che delimita il fondo della piazza. Un mattino di un 25 aprile, insieme ad altri, preparammo proprio lì uno striscione rosso con la scritta bianca “ora e sempre resistenza” – se la memoria non mi inganna – per il corteo del pomeriggio.

La piazza, senza nome, resta insomma un parcheggio e un luogo di aggregazione a cui si accede da un ingresso parzialmente nascosto da un distributore di benzina che immagino, prima o poi sarà destinato ad essere collocato altrove.

L’accesso – in tempi di mobilità motorizzata – al Teatro, ai giardini, al bar. A suo modo luogo simbolo della comunità, scarsamente valutato, protetto invece da una grande muraglia in pietre di tufo che per la sua imponenza racconta un pezzo di storia e ne costituisce uno degli elementi distintivi.

Nella mia mente prende corpo e torna alla mente un immaginario quadrilatero: la casa del popolo, l’ex autostazione, la biblioteca, la piazza/parcheggio. L’autostazione non c’è più e l’ambiente riorganizzato, lo stesso vale per la Casa del Popolo e il Teatro che ha preso il posto delle Biblioteca. Ora, prima o poi toccherà alla piazza/parcheggio.


Oggi probabilmente il quadrilatero ipotetico sarebbe più spostato tra il Museo Etrusco, Villa Simoneschi, la Scuola, il Teatro e appunto nel mezzo il parcheggio e il giardino. Separati da un vialetto che, più che una separazione, come una cerniera, ne fa un tutt’uno.


Nel cuore del giardino si erge la statua commemorativa dei caduti di Chianciano nelle guerre mondiali, un tributo silenzioso alla memoria collettiva. Poco distante, il busto di Bonaventura Somma, oggi accompagnato poco distante da una lapide recente.

La biblioteca comunale, un tempo parte viva di questo spazio, oggi è spostata altrove, ma nella memoria rimane indissolubilmente legata a quei giardini.

Non compare, nei ricordi, ovviamente, la lapide in onore degli Autieri, aggiunta successivamente. Non c’è la terrazza d’ingresso della biblioteca, incorporata nell’ampliamento del Teatro, che un tempo serviva anche come nascondiglio per i bambini in cerca di avventure.

I giardini di Viale Dante, per me, non sono solo un luogo fisico, ma un crocevia di ricordi e trasformazioni, un patrimonio vivo che merita di essere rinnovato senza fargli perdere la sua anima.

Se dovessi dare una suggestione per il futuro, direi che questo spazio potrebbe riacquistare vitalità legandosi ancora di più alla figura di Bonaventura Somma.

Nel 2010 dall’allora sindaco Gabriella Ferranti, i Giardini Comunali di Viale Dante sono stati dedicati al celebre musicista originario di Chianciano Terme. La dedica è stata un atto che riconosceva l’importanza della sua figura culturale per la città.

Probabilmente il sindaco dell’epoca aveva idee che successivamente, nel corso degli anni, sono andate dimenticate, e che oggi sarebbe opportuno riprendere, magari con qualche evento o percorso che rinnovino il legame tra Somma e la città.

Somma è stato un artista che ha portato la musica di Chianciano oltre i suoi confini. Valorizzare la sua eredità culturale, potrebbe aiutare il percorso di rinascita di Chianciano Terme facendo appello alle proprie radici culturali e artistiche, attraverso la musica, la memoria e la cultura, offrendo la città ad un futuro che non dimentichi il suo passato, che per altro non è mai stato perso.

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