Una sfida quotidiana: l’impegno dell’amministrazione tra vincoli e opportunità. La miscela esplosiva dei migranti, dell’accoglienza e dell’ordine pubblico
Da un po’ di tempo seguiamo le vicende di Chianciano Terme muovendo in particolare dall’attività dell’amministrazione comunale. Cercando di raccontare come un gruppo di volenterosi abbia preso in mano una pesante eredità sull’orlo del collasso. Mentre è chiaro a tutti il declino della città – nelle presenze, nei servizi, nel tono generale – non è ancora lampante, almeno non per tutti, quanto anche il Comune e il suo bilancio fossero sul punto del fallimento.
Basta avere un po’ di pazienza, e quando il Consiglio Comunale approverà il consuntivo forse tutto sarà più chiaro. Intanto torniamo ai volenterosi. Dopo aver ascoltato le parole della sindaca Grazia Torelli in due recenti interviste televisive e aver fatto qualche approfondimento diretto, oggi vogliamo raccontare tre questioni. E ce ne sarebbe già matura una quarta (quella dei richiedenti asilo), che però tratteremo a parte, perché si presta troppo facilmente ad accenti populistici che non ci piacciono e che vorremmo evitare, pur affrontando l’argomento con lo spazio e la profondità che merita.
Le Terme: il cuore da riprendere
Nessuna offerta all’asta per gli immobili termali. Eppure non è questo, almeno secondo l’amministrazione, il punto più critico. L’intero percorso – l’acquisto del Parco Acquasanta, il finanziamento regionale da 3,9 milioni, l’accordo di programma – è stato pensato non come una svendita o uno “spezzatino”, ma come una nuova traiettoria per la città. La sindaca lo dice chiaramente: “Il patrimonio resterà pubblico. La rimessa in bonus dell’immobiliare non si regge solo sull’acquisto del parco, ma su un progetto più ampio che riguarda rigenerazione urbana, attrattività turistica e identità cittadina”.
Il masterplan in costruzione prevede consultazioni pubbliche, incarichi professionali e una strategia integrata che guarda al recupero non solo del patrimonio fisico, ma anche del posizionamento di Chianciano come luogo in cui vivere, lavorare e villeggiare. Si partirà dall’11 aprile, con i primi incontri. È un primo passo, certo, ma in un panorama dove per anni si è solo dismesso, può essere già qualcosa.
Tari: tra percezione e realtà
La questione della TARI è più tecnica che politica, ma proprio per questo rischia di essere esplosiva. Perché quando la bolletta aumenta, poco conta spiegare che “non è colpa nostra”.
Le due rate di acconto della TARI 2025 sono effettivamente più alte, ma non perché la tassa sia stata aumentata. Sono calcolate sul piano economico del 2024, che era stato maggiorato di oltre 500 mila euro a causa dell’obbligo – imposto dalla Corte dei Conti – di inserire il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (cioè quanto non si incassa dai contribuenti).
Nel 2024 questo ha fatto esplodere il saldo finale; nel 2025, la somma dei tre pagamenti sarà addirittura leggermente inferiore. E per il futuro? L’amministrazione lavora su due fronti: la razionalizzazione dei servizi (già individuati 200.000 euro di risparmi, che avranno effetto nel 2027) e l’uso dell’imposta di soggiorno per eventuali interventi di alleggerimento della tassa. C’è persino l’ipotesi di bandi per rimborsare chi ha già pagato. Ma servono cautela, equità e condivisione con le categorie economiche.
Tagli: il cortocircuito della finanza pubblica
In un Paese normale, un Comune virtuoso che ottiene fondi europei e statali per rigenerare scuole, spazi pubblici e servizi, dovrebbe essere premiato. In Italia, invece, viene penalizzato. Chianciano perderà 70.000 euro di trasferimenti statali proprio perché ha ottenuto finanziamenti importanti. Il PNRR premia con una mano e punisce con l’altra. Lo Stato taglia sulla spesa corrente in base a criteri che non tengono conto delle esigenze reali dei territori.
Nel frattempo, l’amministrazione prova a tenere in piedi il sistema senza aumentare i servizi a pagamento. Ma il margine è stretto. “Si fa tutto con attenzione, con equità fiscale, ma siamo al limite”, ha dichiarato la sindaca. E dietro c’è un paradosso che non riguarda solo Chianciano: gli enti locali devono sostenere più servizi con meno risorse. E intanto si parla di Ponte sullo Stretto.
Tre nodi, tutti stretti, tutti cruciali. E tutti legati da un filo comune: Chianciano Terme si muove, prova a resistere, a riorganizzare, ma lo fa in salita, con un sistema normativo, finanziario e burocratico che sembra remare contro.
Vedremo, nei prossimi mesi, se i volenterosi riusciranno a fare la differenza. Per ora, perlomeno, sembrano avere chiaro da dove partire. Sullo sfondo, pronto a dilagare il nodo dell’accoglienza, dei richiedenti asilo e dell’ordine pubblico in una miscela esplosiva. Ma questo è ub tema da trattare a parte.