È stato l’incontro “Disabilità ed integrazione nel sociale” a chiudere gli appuntamenti del Festival della salute al Santa Maria della Scala, in diretta dallo Studio Tv con la conduzione di Mario Pappagallo. Il link per rivedere l’evento è: https://fb.watch/9gWe50dcDL/.
Ha aperto la discussione Fabio Lusini, Presidente Fondazione Futura Dopo di noi, “Lavoriamo su molteplici aspetti, a partire dall’integrazione scolastica perché il mondo della scuola dell’obbligo è un problematico. Abbiamo una legge che non viene applicata. Ma l’interrogativo che ci poniamo è cosa succederà ai nostri figli quando non ci saremo più. C’è una legge di indirizzo che poi si scontra con le risorse. La fondazione ha lavorato per dare prima di tutto la massima informazione alle famiglie, perché i diritti vanno conosciuti. In questa settimana abbiamo firmato un protocollo di intesa con Banca Monte dei Paschi di Siena in cui le associazioni di disabilità senesi diventeranno protagoniste per avere pacchetti di opportunità del Dopo di noi, come un trust in cui le famiglie mettono i propri averi in cassaforte per garantire un futuro”.
“Vogliamo poi concretizzare – continua Lusini – una prima residenzialità vera. La Asp ci ha dato un appartamento e la Fondazione Monte dei Paschi sosterrà la ristrutturazione dell’immobile concretizzando un patto tra le famiglie, risorse e territorio per il Dopo di noi. Abbiamo stimolato la Società della Salute perché si cominci a mettere in pista i CAP, modelli di residenzialità protetta e ad andare oltre alla normativa che è molto rigida. Nel mondo della disabilità ci sono tantissime sfumature e non possiamo obbligare il disabile a mettersi nella casella prevista dalla norma, ma innovare modelli di residenzialità cuciti sulla singola persona disabile”.
Segue l’intervento di Massimo Vita, Unione Ciechi e ipovedenti di Siena: “Vorrei partire dall’’integrazione scolastica, perché, nonostante la normativa vigente, siamo ancora lontani dall’aver realizzato un modello di integrazione che funzioni perché ci sono delle leggi belle, ma non concrete, che mancano di responsabilità. Si affida alla scuola un compito che non gli è proprio, perché deve fare educazione, non può far anche riabilitazione”.
“Manca il coraggio – sottolinea Vita – di porre sul tavolo della discussione il modello di integrazione attuale. L’integrazione sociale ha tanti aspetti. Ci battiamo per l’abbattimento delle barriere culturali ed architettoniche. La tecnologia ci ha aperto un mondo, ma la cultura delle immagini ce lo sta negando e il non rispetto di queste regole ci vieta di arrivare alle informazioni in maniera agevole quando oggi sarebbe molto semplice. L’inclusione nel mondo del lavoro oggi non c’è. Mancano aziende che assumono e mancano i controlli. Senza integrazione culturale, scolastica e lavorativa non ci puo’ essere integrazione sociale”.
Monica Barbafiera, garante della disabilità del Comune di Siena aggiunge: “Dobbiamo agire sull’integrazione culturale per far sì che certe cose siano automatiche e naturali. Sembra un aspetto banale ma non lo è. La disabilità ha un mondo sfaccettato e, in questo ambito, il ruolo del garante è agevolare la fruibilità e la naturalezza per vivere la propria disabilità con il pubblico con cui ti devi rapportare”.
“Il garante – conclude – è stato istituito nel 2018, come anello di congiunzione tra le necessità, l’utenza e l’ente Pubblica Amministrazione. Un aiuto importante arriva dal territorio stesso e dalle associazioni che filtrano le richieste dei singoli. La problematica dell’integrazione disabili sul lavoro è reale, perché spesso ci sono situazioni dove potrebbero essere inclusi per dare loro autonomia, ma si scontra con la criticità del presente. Non c’è volontà di dare un’autonomia concreta. Abbiamo la legge, ma è problematico attuarla”.