Da Firenze parte l’appello di Europa Verde: un’alleanza tra movimenti civici, amministratori e forze sociali per costruire un’alternativa credibile alla destra
In un caldo sabato di fine giugno, lungo il fiume Arno, nell’area simbolica e rigenerata del giardino Caponnetto, si è svolta l’iniziativa “Casa Comune – Costruiamo insieme un nuovo futuro per la Toscana”, promossa da Europa Verde. Lì dove un tempo si combatteva lo spaccio e il degrado, grazie anche all’impegno della Fondazione Caponnetto e di Salvatore Calleri, si è aperto un confronto vero tra esperienze territoriali, forze civiche, amministratori e rappresentanti istituzionali. Il messaggio è chiaro: unire energie disperse e dare forma a una proposta politica regionale forte, all’altezza delle sfide ambientali, sociali e democratiche del nostro tempo.
Eros Tetti, co-portavoce di Europa Verde Toscana, ha richiamato la memoria di una Toscana capace di “buon governo”, quella dei comunisti, di Asor Rosa, di Marson, proponendo di attualizzarne la lezione nella forma di una Toscana felix fondata sulla transizione ecologica, la giustizia sociale e il lavoro di qualità. “Ogni mese perdiamo mille posti di lavoro – ha detto – ma la riconversione ecologica può diventare occasione di occupazione nuova, sostenibile, radicata nei territori”.
Silvia Noferi, consigliera regionale e oggi parte di Europa Verde, ha ricordato le battaglie condotte negli ultimi dieci anni e la necessità oggi di fare fronte comune contro una destra arrogante e negazionista, che mina i diritti civili e ambientali. “Oggi – ha detto – dobbiamo ripartire dall’ambiente, con nuove alleanze”.
Accanto a loro numerosi sindaci e amministratori locali come Alberto Lenzi (Fauglia) e Massimiliano Ghimenti (Calci), che hanno sottolineato la necessità di valorizzare esperienze diverse, integrandole in una proposta regionale credibile, plurale e aperta. “La sfida vera – ha detto Ghimenti – è sui temi forti: ambiente, lavoro, diritti. Su questi non si fanno sconti”.

Non è mancata una visione europea e globale grazie all’intervento di Ignazio Marino, parlamentare europeo: “Stiamo entrando in una vera e propria economia di guerra. Spendiamo 800 miliardi in armamenti ma non troviamo le risorse per la sanità e il welfare. La nostra presenza nelle istituzioni è necessaria per contrastare queste priorità capovolte e dare voce alle comunità locali”.
Lavoro, diritti, economia della cura, decarbonizzazione: sono stati questi i temi attorno a cui si sono articolati gli interventi di realtà civiche, movimenti, sindacati di base, esponenti della società attiva e solidale. Sanchez Lotar, di Possibile, ha rilanciato l’idea di un mosaico politico inclusivo, in grado di connettere esperienze territoriali con una visione nazionale ed europea.
Matteo Conti, educatore e sindacalista, ha raccontato la condizione dei lavoratori in appalto: “Chi lavora nelle mense o nei servizi appaltati spesso non ha gli stessi diritti degli altri. Dobbiamo superare queste diseguaglianze anche a livello amministrativo”.
Molto forte anche la voce dei territori marginali, come quella di Tiziano Traversari, dalla Montagna Pistoiese: “Un’altra idea di Appennino è possibile. Le funivie nel bosco sono un’assurdità. Serve pianificazione, non follia”.
A portare contributi concreti anche le esperienze locali: Luca Fidia da Lucca ha denunciato il progetto degli assi viari, vecchio di 40 anni, che insiste sulla zona più inquinata della città. Cecilia Del Re, di Firenze Democratica, ha invece rilanciato la necessità di un radicamento istituzionale fondato su competenze e studio.
Molto partecipato l’intervento del gruppo di acquisto solidale, con Massimiliano Liverani, che ha raccontato come l’economia solidale, basata sul rapporto diretto tra produttori e cittadini, sia anche un atto politico e sociale. E infine Filippo Fossati di Slow Food ha spostato lo sguardo sul cibo come nodo politico centrale, che connette ambiente, salute e giustizia sociale. “Il cibo è diventato strumento di guerra. Dobbiamo riportarlo al centro, ma in modo diverso, come diritto universale”.

“Casa Comune” non è un appello generico all’unità, ma un invito concreto a costruire una nuova soggettività politica per la Toscana. Con l’obiettivo dichiarato di incidere davvero nelle prossime elezioni regionali, non con alleanze a freddo, ma con una proposta fondata su valori, competenze e radicamento territoriale. E con una certezza: i tempi sono maturi per rimettere al centro l’ambiente, il lavoro, i diritti e una democrazia partecipata. Non un campo largo, ma un cambiamento guidato.
In tanti hanno risposto all’appello: sindaci, amministratori locali, consiglieri, attivisti, rappresentanti di comitati, associazioni, movimenti civici. Tra i presenti, anche figure significative della cittadinanza attiva toscana come i referenti di Siena Sostenibile, tra cui Gianni Porcellotti, a testimoniare l’interesse anche da parte dei territori della Toscana centrale, spesso sottorappresentati nelle dinamiche regionali.
La sfida è lanciata. Ora serve raccoglierla.