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sabato, Aprile 19, 2025

Marcia dei Bambini: memoria di un esodo attraverso la Val d’Orcia

A Chianciano Terme l’ultima tappa della mostra, dal 24 aprile al 2 giugno. Inaugurazione alle 17 al ridotto del Teatro Caos

Dopo le tappe di Montepulciano e Monticchiello (Pienza), la mostra La Marcia dei Bambini chiuderà il suo ciclo espositivo a Chianciano Terme, presso il Ridotto del Teatro Caos. Un viaggio emozionante che, attraverso le fotografie di Mauro Zorer e le parole di Elisa Ruotolo, restituisce vita e significato a un episodio straordinario della Seconda Guerra Mondiale: l’esodo di trentadue bambini da La Foce a Montepulciano, guidati da Iris Origo nel giugno del 1944.

La storia: una marcia per la salvezza

Era il 22 giugno 1944 quando Iris Origo, scrittrice e filantropa britannica, e suo marito Antonio decisero di evacuare i bambini rifugiati presso la loro tenuta di La Foce, nei pressi di Chianciano. La guerra stava giungendo con tutta la sua brutalità nella Val d’Orcia: i tedeschi in ritirata minavano ponti e strade, i bombardamenti si facevano incessanti, il fronte avanzava portando devastazione. La tenuta, fino a quel momento rifugio sicuro, diventava pericolosa.

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Iris e Antonio Origo, consapevoli del rischio, intrapresero un viaggio a piedi attraverso i colli senesi con i bambini, percorrendo sentieri sterrati e strade secondarie per evitare i soldati tedeschi e i rastrellamenti. Il gruppo attraversò la campagna toscana in un paesaggio di straordinaria bellezza ma segnato dalla guerra. Passando sotto Castelluccio, verso Villa Bianca, raggiunsero Montepulciano dove trovarono riparo nelle case dei paesani, in un ospedale, e dai Bracci, in una gara di grande solidarietà.

Questo episodio, raccontato nel diario di Iris Origo “Guerra in Val d’Orcia. Diario 1943-1944”, è diventato un simbolo di coraggio, solidarietà e resistenza civile, una testimonianza di umanità nel cuore di un conflitto devastante.

La Foce: uno squarcio nella società mezzadrile

Per comprendere il significato di questa storia, bisogna partire da La Foce, il luogo da cui la marcia ebbe inizio. Più che una semplice tenuta agricola, La Foce fu un’esperienza di rottura nel sistema mezzadrile dell’epoca.

Negli anni ’20, quando Iris e Antonio Origo acquistarono la proprietà, la Val d’Orcia era un’area poverissima, dominata dalla mezzadria, un sistema in cui i contadini coltivavano la terra in cambio della metà del raccolto, restando però in una condizione di forte dipendenza dai proprietari terrieri. In un mondo agricolo statico e privo di prospettive di miglioramento, La Foce rappresentò un’eccezione.

I coniugi Origo non si limitarono a gestire la tenuta, ma la trasformarono in un modello sociale e produttivo innovativo. Costruirono scuole per i figli dei mezzadri, garantendo loro un’istruzione che altrimenti sarebbe stata negata. Introdussero un sistema sanitario per combattere la malnutrizione e le malattie diffuse nelle campagne. Modernizzarono l’agricoltura con nuove tecniche e strumenti, migliorando le condizioni di vita e di lavoro.

La Foce fu, in sostanza, un laboratorio di cambiamento sociale in un contesto altrimenti immobile. Quando la guerra arrivò nella Val d’Orcia, questo luogo di innovazione si trasformò in un rifugio per sfollati, partigiani e soprattutto per quei bambini che, nel 1944, furono condotti in salvo nella marcia verso Montepulciano.

Le fotografie: l’eco di un passato che parla al presente

La mostra La Marcia dei Bambini, curata da Sandro Iovine, propone un’interpretazione artistica e poetica di quell’episodio storico. Mauro Zorer ha realizzato quaranta immagini in bianco e nero che evocano il cammino dei bambini, mescolando realtà e metafora. Gli alberi, i sentieri, le colline diventano testimoni silenziosi di quella marcia. “I bambini sono alberi, e Iris Origo è un leccio grande e forte che li guida”, ha spiegato il fotografo, che ha trasformato il paesaggio stesso in protagonista.

Le poesie lo fanno diventare un viaggio nell’animo umano

Le poesie di Elisa Ruotolo accompagnano le immagini, restituendo la voce e le emozioni di quel viaggio: la paura, la speranza, il senso di smarrimento ma anche la determinazione a sopravvivere. L’intreccio tra fotografia e parola rende l’esposizione un’esperienza di coinvolgimento unica, capace di toccare corde profonde e di far riflettere sul presente, sui conflitti ancora in corso e sulla condizione dei bambini in guerra.

I luoghi: la Val d’Orcia tra bellezza e memoria

La mostra non è solo un’esposizione fotografica, ma un viaggio nei luoghi che furono teatro di quell’esodo. La Foce, oggi una delle tenute più affascinanti della Val d’Orcia, era allora un rifugio per sfollati e bambini abbandonati. Monticchiello, borgo medievale dalla storia antica, fu uno dei primi paesi a insorgere contro l’occupazione nazifascista, pagando un prezzo altissimo in vite umane. Pienza, città ideale del Rinascimento, e Montepulciano, con il suo ospedale che accolse i bambini stremati dal cammino, furono tappe fondamentali nella marcia verso la salvezza.

Questa mostra, ospitata ora a Chianciano Terme, offre l’opportunità di riscoprire non solo una storia di resistenza e solidarietà, ma anche un territorio che conserva ancora i segni di quel passato, intrecciando bellezza e memoria in un dialogo senza tempo.

Il ricordo di La Foce oggi: la Fondazione Origo

Il lascito di La Foce e del lavoro di Iris e Antonio Origo non è andato perduto. Oggi la Fondazione Antonio e Iris Origo – La Foce si occupa di preservare la memoria di questo luogo straordinario, promuovendo studi, eventi culturali e iniziative legate alla storia della guerra e al mondo contadino del Novecento.

Grazie alla Fondazione, La Foce non è solo un sito storico, ma un centro culturale vivo, aperto al pubblico per visite guidate ai suoi celebri giardini progettati da Cecil Pinsent e per eventi come Incontri in Terra di Siena, un festival che unisce musica, letteratura e arte.

Attraverso queste iniziative, La Foce non è solo un luogo di memoria, ma anche un ponte tra passato e presente, tra la storia della Val d’Orcia e il suo futuro.

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