A me piacquero le elezioni primarie quando furono fatte la prima volta. Era il 1993, si scontravano nel capoluogo il meglio del meglio che poteva offrire il Partitone Unico – perché a Siena allora quello era –: il giovane sindaco uscente, stakanovista oltre limite, subentrato all’ultimo dei socialisti di potere che andava a prendersi alla Rocca un posto di ancor maggior potere e l’ex sindaco che al Partitone era arrivato con il retaggio del Psiup, dall’incomparabile cultura e l’ulteriore lignaggio raccolto in Europa.
Non fu esempio di democrazia ma esempio di strategia. Ne uscì sconfitto chi meno si applicò e più si fidò di chi gli diceva “io lavoro per te”. Vinse il giovane che meno aveva avuto ancora dalla vita e più fame aveva.
Nei trent’anni che sono passati si è visto di tutto. A colpi di referendum i partiti hanno perso energie, le elezioni amministrative sono state vinte anche da chi non aveva fame né strategia, ma solo indecisione sul posto al sole che pretendeva dalla vita. La federazione del non voto è in maggioranza, seguita a ruota da chi ritiene che le parole civico e libertà siano equivalenti.
Primavera 2024, elezioni amministrative, 29 comuni della provincia di Siena al voto. Ci risiamo.
Sarà una bella prova. Per tutti. Partiti, liste e movimenti civici. Certezze non ce ne sono ma spazio per fare domande sì. Facciamocele, allora, e pian piano daremo anche risposte…
Ogni comune farà storia a se? O ci saranno delle influenze, diciamo, territoriali?
E ancora, sia pur in un contesto mobile, ci sono ancora le roccaforti del voto certo? Saranno ovunque riconoscibili le impronte di destra e quelle di sinistra o assisteremo a operazioni di trasversalismo magari “illuminato” da problematiche locali?
Per esempio la tematica dell’acqua a Poggibonsi? O quella dei rifiuti in tutta la Provincia, dopo che Siena si è limitata ad evidenziare l’insoddisfazione per i boccaporti dell’indifferenziata? Si dirà qualcosa su qualche istituto superiore destinato a sparire? O per il vertiginoso aumento che si prospetta per le residenze anziani? O per economie impostate più su come il mondo ci vede dall’esterno che sulla valutazione all’interno di ciò che è promuovibile all’esterno?
Se il Capoluogo dovesse dare l’esempio, fare scuola in qualche modo, dovremmo pensare che tutto è contendibile e che i civici da soli non vincono, ma neppure i partiti. Conta molto azzeccare la credibilità del candidato e le relazioni e i rapporti che lo sorreggono.
Una cosa è stata resa chiara dall’esperienza senese: più si frastaglia “l’offerta politica” e le candidature ancor più l’elettorato, senza aumentare di numero, si rarefà e i “giochi si aprono”.
Insomma per chi si appresta a definire le candidature conterà molto se saprà dare l’idea che vuole vincere e non semplicemente partecipare. Risultare credibile sarà dunque un mix assai complesso.
E bisognerà anche che la proposta complessiva (candidato sindaco, candidati consiglieri, idee e programma, coalizione) risulti invitante e appetibile. Attenzione, però, farlo da ultimo non basterà. E ancora più attenzione all’utilizzo delle primarie – presenti tanto nello statuto del Pd che in quello di FdI -: esse definiscono una candidatura, ma frazionano il campo largo.
Naturalmente le cose potrebbero essere rese un po’ più piccanti dalla partenza di operazioni politiche nazionali, solleticate anche dalle elezioni europee. Così come potremmo assistere a qualche ipotesi di civismo che cercherà di superare i confini comunali.
Pepe o peperoncino che siano, vedremo. Certo è che l’albero a cui si cercherà di togliere i frutti (voti) sarà il Partito Democratico. Ma è una partita tutta da giocare. Appena appena iniziata.
(La foto generica dell’Abbazia di San Galgano è una foto pubblica di Fb)