Vinta la brocca celebrativa della “prima gara di bandiere italiana”, i biancoverdi fanno “Trenta” e celebrano sull’erba dello stadio
San Quirico d’Orcia sessanta anni fa ha ospitato “la prima gara di bandiere che sia stata svolta in Italia” – e quindi probabilmente nel mondo -; questo era il tema di quest’anno scelto dall’Ente Autonomo Barbarossa per la realizzazione delle brocche 2024.
Ogni anno, l’Ente Autonomo Barbarossa battezza un tema che l’artista designato dovrà tener in conto nella realizzazione delle brocche che, una volta aggiudicate, faranno bella mostra e da cimelio per ricordare la vittoria del Quartiere vincitore.
Un fatto storico così caratterizzante per la Valdorcia, ha reso quest’anno il premio degli alfieri ancora più ambito; ed è il Quartiere Prato che adesso lo sfoggia con orgoglio. Quella brocca che celebra l’origine ora rappresenterà l’infinito e l’eternità nel museo del Quartiere che si è aggiudicato la GARA DEGLI ALFIERI 2024.
Per la Festa del Barbarossa, la terza domenica di giugno, nella piazza centrale del paese, la mattina viene deciso l’ordine di esibizione delle gare degli alfieri che poi gareggeranno nel pomeriggio al “campo delle armi” nella stupenda cornice sulla sommità degli Horti Leonini.
La prima biglia, estratta dal Paggio del Quartiere vincitore nell’edizione dello scorso anno, stavolta è stata quella bianco-verde dando al Prato l’onore di far partire i giochi.
Solitamente gli alfieri e i Quartieranti non gradiscono la prima posizione ma i quattro alfieri – Federico Fabbro, Francesco Generali, Valerio Maio e Alessandro Melani – con il tamburino Ivan Zali, non si sono lasciati per nulla intimidire e hanno conquistato la loro 21esima brocca facendo salire in testa, in posizione solitaria, il Prato nell’albo d’oro della Festa. E come nel calcio si assegna una stella ogni dieci scudetti vinti, il Prato, appena le acque si sono calmate, ha voluto celebrare solennemente le proprie “tre stelle”, ossia le trenta brocche “senior” detenute: 21 quelle vinte dagli alfieri e 9 dagli arcieri.
Gli alfieri vincitori ai quali capitan Giacomo Pistoi ha dedicato il meglio del proprio tempo libero negli ultimi sette anni, in questo periodo di tempo hanno vinto cinque delle sette manifestazioni tenutesi: un traguardo di per se stesso, ma anche la sottolineatura di un dominio tecnico lungamente cercato. Chi, a San Quirico d’Orcia, può smentire quelli del Prato quando dicono: “La nostra scuola non si discute, i numeri parlano chiaro”.
Già capitan Pistoi, passione allo stato puro con il divieto di essere scalmanato alla pari dei suoi quartieranti nelle fasi di alto e basso della festa. II suo ruolo gli impedisce l’esultanza senza freni. Ci facciamo raccontare qualcosa in più da lui, mentre, passato l’entusiasmo a una sorte di letizia ispirata, stringe a sé una bandiera biancoverde…
“E’ stato un anno molto intenso – ci dice -, ma la preparazione delle gare non ha di certo risentito dell’impegno preso dal Quartiere per lo svolgimento di Taurus Sub Moenibus. I ragazzi hanno ben eseguito quanto avevano preparato. Lo scorso anno i commenti dei sanquirichesi, avvezzi a vedere sbandierate, sono stati parecchio critici per tutti i Quartieri perché sostenevano che molti giochi, evoluzioni e coreografie fossero uguali in tutte le sbandierate e per questo ci eravamo detti: siamo il Prato e siamo nelle condizioni di cambiare rotta come facemmo con la sbandierata del 2019 – anch’essa vittoriosa – da cui molti spunti sono stati presi da tutti i Quartieri. Abbiamo lavorato sodo per portare al Campo delle armi qualcosa di diverso che stupisse anche i nostri concittadini e, dai commenti che abbiamo ricevuto, anche da persone di Quartieri rivali, sembra che ci siamo riusciti. La vittoria paga sempre i sacrifici che facciamo durante l’anno e adesso possiamo festeggiare fino a quando non saremo impegnati per la nuova sfida che ci aspetta nel 2025”.
“Un pensiero – continua capitan Giacomo – va anche ai nostri alfieri e al tamburino del Barbarossa de citti che quest’anno non si sono aggiudicati la brocca ma hanno portato con orgoglio i nostri colori; un forte incitamento ai nostri piccoli arcieri che presto ci porteranno gioie anche negli archi. Nel Quartiere si parla molto di archi perché se è vero che abbiamo 30 brocche di cui 21 sono degli alfieri, è inevitabile dover far conto che dobbiamo fare qualcosa in più… anche perché, quello che si chiama “cappotto” lo si fa solo se arriva anche la vittoria degli arcieri in concomitanza con le bandiere”.
Quando chiediamo a Pistoi di descriverci quando ha cominciato a crederci, ci dice: “Il venerdi è il momento della cena propiziatoria, è un momento intimo che di anno in anno cresce come crescono i partecipanti a questa serata. Ci sono cori, ci si ricorda il passato e si pensa al futuro, un vero momento “interno” importante. Da lì l’attesa è cominciata a crescere”.
“La giornata del sabato – continua – sembra svolgersi al rallentatore. Si percepisce la tensione che sale e una delle cose che più mi ha colpito sono stati i nostri grandi alfieri che con gli occhi di chi c’è passato, cercano di sostenere chi dovrà affrontare le gare del Barbarossa de citti. Alfieri ed arcieri, tamburini, piccoli e grandi ma tutti con un cuore bianco-verde sul petto, attendono l’esito della gara “dè citti” che vuole far pensare anche al futuro del Quartiere”.
E così stiamo arrivando al culmine, Pistoi sospira… “Adesso se penso alla domenica del Barbarossa è come se vedessi un film che scorre velocissimo senza dialoghi, senza troppe parole, fino ad arrivare alla nostra esibizione e al momento della proclamazione della vittoria: abbiamo vinto la gara degli alfieri 2024. I ragazzi hanno eseguito la sbandierata in maniera egregia, sicuri di sé e sicuri di quanto poteva trasmettere l’esibizione se fatta come si deve. Sono stato, e resto tale, orgoglioso di tutti loro. Una sbandierata preparata con dedizione e cura di particolari, realizzata in collaborazione con gli alfieri e i responsabili: era importante eseguirla bene ed è stato fatto direi a regola d’arte”.
In questo ideale diario di Capitan Pistoi si arriva così alla scelta del miglior modo di festeggiare. “Sì – ci dice – c’è subito da organizzare la cena della vittoria perché non si può far calare l’emozione che abbiamo appena condiviso e allora il quartiere si mette al lavoro di nuovo. Vincere sei volte negli ultimi sette anni, perché nel 2018 siamo riusciti a portare a casa la brocca degli archi, è una cosa sicuramente meravigliosa che fa capire quali energie e quanta vitalità abbia il quartiere, ma… c’è sempre un ma… è anche vero che stavolta la cena della vittoria non poteva essere in alcun modo una normale cena come le altre fatta per chiudere la festa del Barbarossa per il nostro Quartiere. E quindi è stato compito del Capitano di decidere di cambiare location con la scusa di festeggiare diversamente la nostra “terza stella”, le nostre prime 30 brocche”.
“Intanto abbiamo cambiato i termini – continua a raccontare Pistoi -. Una cena della vittoria ci sembrava riduttiva e quindi per festeggiare le 30 brocche è stata fatta la FESTA della vittoria individuando la location nello lo stadio Comunale di San Quirico d’Orcia. Per me Capitano è stata la riprova della credibilità e della fiducia che mi mostra il Quartiere e per le quali sarò per sempre grato. Come se avessi sognato questo momento così sacro in precedenza, avevo già tutto in mente e continua era l’ispirazione: per qualsiasi domanda avevo una risposta e dettagli da aggiungere a quello che andava fatto”.
“L’ex Capitano, gli altri dirigenti – specifica Giacomo – dicevano sempre che la cena della vittoria va fatta il prima possibile e avevano ragione, perché se passa l’estate il Quartiere si sta già organizzando per l’anno che verrà e la vittoria passata è solo un bellissimo ricordo. Organizzare una cena di Quartiere in tre settimane sembrava difficile… Ma organizzare una vera e propria festa è stato molto complicato… Intanto il nome “The night of the flags show” e il giorno, 06 luglio… presso lo stadio”.
Già al Comunale di San Quirico d’Orcia, ma perché proprio lì Capitano? “Ci serviva una location importante e che avesse un panorama da urlo prima che il sole lasciasse lo spazio al buio della notte per fare un ingresso “in campo” che colpisse e lasciasse il segno. I miei ragazzi mi hanno sempre chiesto, forse scherzando, una loro gigantografia se avessero vinto e io avrei voluto accontentarli… ma dovevo costruirci qualcosa sopra. Mi dicevo “dovrà essere una festa e quando si fa festa si chiama una banda a suonare e un gruppo a ballare”… Così l’idea è stata quella che questa serata restasse nel cuore e lasciasse un segno importante pari almeno alla striscia di vittorie che il Quartiere sta portando a casa da anni. Dovevo fare in modo che i nostri alfieri e il tamburino fossero accolti da applausi a scena aperta in una tribuna gremita di gente che li ama; dovevo fare in modo che la gente sentisse l’innovazione senza trascurare le tradizioni e di conseguenza nulla di irrituale vedevo nel festeggiare in una grande prato verde come quello del Comunale, Noi siamo il Prato. Così nasce l’idea di questa festa e di questa particolare location”.
Il deus ex machina scelto è l’apparizione da dietro una gigantografia dei ragazzi vincitori. Sostenuta dai pali di una porta da calcio l’accorgimento è preso. Quindi si fa in modo che chi è venuto a congratularsi con i vincitori sia in tribuna ad applaudire, si chiama una banda veramente sprizzante e si chiede alle ragazze del Quartiere se volessero partecipare come cheerleader… Infine giacché la serata impone che i Quartieranti siano i festeggiati e no quelli che festeggiano viene scelto un ospite che simboleggi l’arte della bandiera. Arriverà così il Rione Verde di Faenza che ha fatto uno strepitoso spettacolo poco prima della premiazione.
Capitan Pistoi non conferma se davvero aveva avuto su sogno premonitorio e si limita a dirci: “E’ andato tutto liscio proprio come me lo ero immaginato. Il ringraziamento dei miei ragazzi, i complimenti dei presenti e qualcuno che si è pentito di non essere venuto… hanno confermato che la FESTA è riuscita. Oggi il Quartiere Prato ha “tre stelle” e un Capitano con una spilla sul petto che con orgoglio sfoggerà nelle migliori occasioni in quanto fiero di rappresentare chi ha il cuore biancoverde. La cosa che ricorderò di più del 2024? Gli abbracci sentiti, quelli veri, sia dopo la proclamazione dei vincitori che alla premiazione alla festa della vittoria. Gli abbracci dei miei familiari, del Popolo biancoverde e dei miei alfieri e tamburino. Erano abbracci veri, prolungati, sentiti. Un’ultima parola? Io l’avevo detto che avrebbe vinto il migliore”.
(Un grazie a Nicolas Aiello per le belle immagini scattate)