Due diversi territori, una visione comune di sfondo?
Pierluigi Piccini non è mai stato un politico silenzioso. La sua voce ha attraversato oltre quarant’anni di storia senese, a volte dividendo, altre anticipando i tempi. Oggi la sua traiettoria si incrocia con quella di Piancastagnaio, dove ricopre il ruolo di assessore con deleghe strategiche nella giunta guidata dal sindaco Franco Capocchi. Cultura, turismo, innovazione: settori chiave per un territorio che guarda con realismo e ambizione al futuro.
Porta toscana dell’Amiata, Piancastagnaio è oggi al centro di profonde trasformazioni. L’accordo con Enel Green Power garantisce investimenti e royalty da destinare a servizi, ambiente, musei e rigenerazione urbana. Piccini ha già tracciato una visione chiara, articolata su tre assi: il nuovo museo civico a Palazzo Bourbon del Monte; l’uso della Rocca Aldobrandesca come spazio espositivo permanente dedicato al territorio e all’arte contemporanea; e una rivalutazione delle trasformazioni produttive che hanno segnato la storia locale: dall’agricoltura alle miniere del Siele, con la presenza della villa Rosselli-Nathan, fino alla pelletteria e all’industria moderna e sostenibile, con un riconoscimento a realtà d’eccellenza come la Stosa.
In questo quadro si inserisce la trasformazione dell’ex mobilificio Furzi in un centro per l’innovazione, che ospiterà scuole di formazione, laboratori specializzati, spazi espositivi e didattici legati alla pelletteria, al restauro, alla sostenibilità ambientale e alle tecnologie avanzate. Un progetto che punta a mettere in rete competenze, imprese e territorio, contrastando lo spopolamento e promuovendo un nuovo modello di sviluppo locale.
Ma dal Monte Amiata, Piccini continua a guardare al territorio senese. Lo fa da esterno, ma non da estraneo. I suoi interventi pubblici – spesso polemici, sempre argomentati – non risparmiano né la giunta Fabio né l’opposizione, colpevole, a suo avviso, di non saper costruire una proposta alternativa. Al centro delle sue riflessioni c’è un tema ricorrente: l’incapacità della città di uscire dalla crisi d’identità seguita al crollo del modello MPS e di immaginare un futuro credibile.
In questo doppio ruolo – amministratore operativo sull’Amiata e osservatore critico del territorio senese – Piccini prova anche a costruire connessioni. “Le politiche locali non possono restare chiuse entro i confini amministrativi”, ha dichiarato. Cultura, paesaggio, turismo, sostenibilità: ambiti nei quali una sinergia tra Piancastagnaio e il territorio senese potrebbe generare valore reciproco. L’Amiata esprime competenze, progetti e innovazioni che possono contribuire allo sviluppo dell’intero comprensorio, così come il territorio senese – con le sue istituzioni, il sistema universitario e il patrimonio culturale – può offrire strumenti e relazioni utili alla crescita delle aree interne.
In questa visione, anche altri comuni dell’Amiata e delle aree marginali della provincia stanno sviluppando percorsi di rigenerazione, valorizzazione del paesaggio e investimenti in formazione e cultura. Costruire reti tra questi territori e il centro significa rafforzare l’intero sistema senese, in una logica cooperativa e non competitiva. Non si tratta solo di visione strategica, ma anche di metodo: amministrare, ascoltare, progettare, realizzare.
Il ruolo che Piccini svolge oggi non passa inosservato. Da figura di rottura del passato senese a uomo delle istituzioni in una zona di frontiera, la sua traiettoria continua a far discutere. E ad attrarre attenzione.