Valentina Vadi ci tiene a specificare bene perché ha accettato nel 2019 di diventare sindaco di San Giovanni Valdarno. Sta agli atti: “il desiderio di fare qualcosa di concreto per la mia città. Non è stata una scelta facile da compiere, come mai sono facili le scelte importanti che si fanno nella vita. Sono stati, prima di tutto, l’amore per la mia città e vivere la politica come un servizio alla comunità ad avermi spinto a compiere questo passo in maniera definitiva”. Questa scelta la costrinse alle dimissioni dal seggio in Consiglio Regionale, occupato nel 2015 e al quale era stata spinta dalle sue potenzialità e dal fatto di essere dal 2013 unanimemente alla guida del Partito Democratico a San Giovanni. Tra i suoi interessi mette il basket e la cultura. Si è laureata a pieni voti a Firenze in Letteratura Moderna, ha conseguito poi due master a Roma Tor Vergata e, finché gli impegni pubblici non l’hanno costretta all’aspettativa, ha insegnato.
Buongiorno Signora Sindaco, non avevamo dubbi, ma le siamo lo stesso grati per la sua disponibilità a parlare dell’IVV. Cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano oggi le Industrie Vetrarie Valdarnesi per la cittadina di San Giovanni Valdarno?
“Sicuramente questa è una domanda impegnativa. La cooperativa IVV da settant’anni è componente irrinunciabile della storia produttiva della nostra città. Nacquero in forma cooperativa per assicurare il lavoro a tanti operai che l’avevano perso e, negli anni successivi, hanno fatto parte di quell’ansia di sviluppo che aveva San Giovanni Valdarno. Sono riusciti a esprimere un prodotto di alto livello, arrivando a esportare in tutto il mondo a partire da Usa, Cina e Giappone. Hanno segnato lo stesso profilo del nostro Comune con la loro crescita, come esempio riuscito di gestione aziendale cooperativa, con le loro continue iniziative a beneficio e sostegno dei soci cooperanti, delle loro famiglie e delle nuove generazioni che spesso hanno avvicendato i genitori nello sviluppo delle Industrie. L’IVV sono un pezzo di storia molto importante di San Giovanni che abbiamo a cuore”.
In somma sintesi, gli ultimi venti anni dell’IVV hanno messo a dura prova il proponimento cooperativo di dare sempre e comunque opportunità di lavoro al territorio. Prima il lievitare dei costi di produzione e la minor competitività sui mercati, poi l’accettazione di un programma di ristrutturazione del debito, quindi in un’unica soluzione di continuità la pandemia, il caro energia e la guerra con conseguente perdita del fatturato verso i Paesi della CSI. Lei ha deciso di celebrare il prossimo 19 aprile un Consiglio comunale straordinario nei locali della IVV… Solo empatia, solidarietà e sensibilizzazione oppure c’è qualcos’altro?
“Sicuramente altro. Quello che ha rappresentato e continua a rappresentare l’IVV per San Giovanni l’ho già espresso. Negli ultimi anni le difficoltà congiunturali, unite alla volontà dell’azienda di anteporre gli scopi mutualistici alla drammaticità delle esigenze di ridimensionamento, hanno portato a grosse difficoltà nel perseguimento del Piano industriale con le conseguenze che sono note… Questo ritorno sul mercato in periodo pandemico stava comunque realizzandosi con una crescita importante del mercato estero, quando paradossalmente il caro energia e l’evento bellico sono arrivati a penalizzare questa crescita delle commesse condizionando gli adempimenti assunti dall’azienda con il concordato e riproponendo difficoltà congiunturali comuni a tante altre imprese. Il 19 aprile faremo il nostro Consiglio comunale straordinario all’IVV non solo per esprimere solidarietà, vicinanza ed empatia ai lavoratori dell’IVV, ma anche per la necessità di lanciare con determinazione un appello alla Regione perché interceda sul Governo e stimoli azioni di supporto ad aziende come le IVV, costrette dalla contingenza straordinaria a interrompere la produzione”.
Abbiamo appreso che la sua comunità, nel passato più che nel presente, ha avuto ogni ceppo familiare impegnato nel vetro, o nelle cave, o nella lignite. Ha una testimonianza personale da offrirci?
“Si, ed anche no, perché non so quanto possa essere utile. Da amministratore pubblico antepongo sempre il mio ruolo istituzionale ad aspetti più personali. Comunque, come moltissime altre famiglie del luogo, anche molti dei miei congiunti hanno lavorato all’IVV; lo fece mio padre, lo fece mio zio, scomparso ancora in giovane età, lo hanno fatto i miei cugini che poi si sono messi in proprio in un’azienda del vetro. Credo possa essere una testimonianza buona solo a confermare come la tradizione artigiana del vetro abbia così decisamente caratterizzato lo sviluppo della nostra cittadina”.
Tra i suoi predecessori c’è un certo Sirio Sarchi, fautore della nascita e crescita dell’IVV nell’immediato dopoguerra. I preziosi ricordi trascritti e pubblicati dalla nipote Marina Macchio, direttrice della Biblioteca Poggiana, ce lo descrivono come un continuo innovatore. In quale considerazione sono oggi tenute la sua figura e le sue opere dalla sua amministrazione?
“La considerazione che si ha di Sirio Sarchi è alta. Come testimoniano i volumi scritti dalla nipote, ma anche dalla figlia Lia che è coautrice delle pubblicazioni. E’ stato un innovatore. Come presidente cooperatore ma anche come sindaco ha dato un impulso notevole alla macchina amministrativa dando il via a opere e strutture pubbliche concepite sotto la sua guida e poi attuate, come spesso avviene, dalle amministrazioni successive (NdA, per citarne alcune il Prg degli anni ’70 che segnò la crescita Diladdarno e l’acquedotto). Per noi è ancora una figura di Sindaco ricordata con molto affetto”.
Cosa pensa della nascita di una no profit – l’Associazione Vetrai Valdarnesi e Amici del Vetro – che si propone di raccogliere memoria di questo stretto collegamento fra la sua cittadina e la produzione del vetro per tramandarlo alle generazioni future e vuole dar vita a un museo commissionando il progetto a una delle cooperative toscane – Archeologia – più eccellenti in questo campo?
“E’ un’idea molto importante e interessante. Ancor più in un momento come questo che vede IVV in difficoltà collegate alla contingenza. Questa operazione ha lo scopo di tenere memoria di tutto quanto ha rappresentato il vetro, di quello che è stato l’indotto, della cooperazione come forma di impresa e voler indirizzare tutta questa raccolta documentale alla creazione di un museo è sicuramente un aspetto importante. Che arricchirà comunque l’offerta culturale, già rilevante, di San Giovanni Valdarno. L’artigianato vetrario e l’esperienza cooperativa sono parte consistente della nostra comunità e poterne tenere memoria, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni, della popolazione scolastica, è fatto determinante”.
Mentre i forni dell’IVV sono stati messi in pausa, ci approssimiamo al settantesimo dell’IVV, un anniversario all’insegna della cultura che porterà a San Giovanni figure eccellenti nel campo della gestione artistica. Lei che ha una solida preparazione culturale, è stata di ispirazione in questo nuovo messaggio che si vuole lanciare dall’IVV?
“Quando mi hanno presentato questo progetto che avrà il suo epicentro nel mese di giugno sono stata contenta. Anche personalmente. Riconosco molto merito all’impianto organizzativo, molta capacità alle figure nazionali che lo renderanno realtà, ma non voglio prendermi un merito che non ho. I meriti vanno ascritti al Presidente Carresi, alla cooperativa Archeologia e a quel mondo che si è messo in moto per celebrare – con forte rilievo culturale – il settantesimo dell’IVV e che è fortemente convinto della possibilità di trasformare una ricorrenza che arriva costellata di difficoltà congiunturali in un momento di promozione e rilancio. Da parte nostra, oltre l’iniziale riscontro positivo per la bellezza del progetto, c’è attenzione e impegno a rendere partecipe la collettività di un evento che si propone coinvolgente al di là dei limiti fisici della fabbrica”.
Crede che la partecipazione della collettività e l’azione delle istituzioni riusciranno a frenare il ridimensionamento dell’IVV o pensa che altri e diversi organismi, regionali e nazionali, debbano fare la loro parte per un luogo e un territorio produttivo che hanno saputo in passato assumere una leadership nazionale e diffuso l’immagine di un Valdarno produttivo nel mondo?
“Mi soffermo un attimo su una parte della sua domanda che mi piace particolarmente… Valdarno produttivo e, aggiungerei, operoso nel mondo. Questa è una nostra caratteristica e una valenza del territorio: è ciò che siamo. Per il resto, come dicevo prima, credo che il giusto ruolo delle istituzioni locali sia quello di tenere alta l’attenzione sulla crisi dell’IVV e di sensibilizzare le istituzioni maggiori, mi riferisco a Regione e Governo, a muoversi e prendere i necessari provvedimenti politici, strategici e finanziari per supportare aziende di questa natura che testimoniano le nostre valenze e non possono crollare, isolate, in un momento in cui è la congiuntura mondiale, e non le scelte aziendali, a determinare la crisi”.