23.4 C
Siena
martedì, Luglio 22, 2025

Toscana commissariata? Roma detta la linea assecondando, i territori tacciono acconsentendo

In discussione non chi sarà candidato, ma il modo in cui lo si decide. In una “non regione” con forti identità, il timbro romano potrebbe pesare più della sostanza

In Toscana, come spesso accade in Italia, la politica si gioca su più livelli. C’è la sostanza – i programmi, le persone, la storia locale – e c’è la forma, cioè il modo in cui tutto questo viene portato avanti. E in questo caso, proprio la forma rischia di far saltare i nervi a più di un osservatore attento.

Il centrodestra molto probabilmente candiderà Alessandro Tomasi; il centrosinistra confermerà Eugenio Giani. Tutto sommato, sono nomi che godono di un radicamento reale, che rispecchiano equilibri e sensibilità territoriali. Il problema, dunque, non è nella sostanza delle scelte, ma nelle modalità con cui vengono formalizzate. Perché i candidati sembrano uscire da un’urna romana, non da un confronto toscano. Sono nomi “graditi al territorio”, certo, ma approvati da Roma.

- Advertisement -

E qui il nodo si fa politico, non solo simbolico. In Toscana, una terra con una forte identità e lunga tradizione di autonomia culturale e amministrativa, vedere i leader nazionali mettere il timbro sulle scelte locali dà fastidio. Non tanto per chi viene scelto, ma per come si arriva a quella scelta.

È una questione di rispetto istituzionale, di metodo democratico e di fiducia reciproca tra il centro e le periferie. In altri tempi, magari, sarebbero stati i politici toscani a dire: “Questa è la nostra proposta, è il nostro contributo al progetto nazionale”. Oggi, invece, sembra che si aspettino direttive dall’alto. E questo passaggio, anche se apparentemente secondario, pesa. Perché la percezione è che la Toscana venga commissariata – magari con il consenso degli stessi dirigenti locali, ma pur sempre commissariata.

In questo scenario si aprono spazi nuovi, che qualcuno sta già cercando di occupare. Come il coordinamento civico L’Altra Toscana – al lavoro per verificare la candidatura in regione di Giorgio Del Ghingaro, sindaco attuale di Viareggio – che oggi ha diffuso un comunicato durissimo contro le “liste civetta”: quelle finte civiche che spuntano solo in campagna elettorale per mascherare logiche partitiche stanche e logore. “Le chiamano civiche, ma sono civette”, dicono. L’obiettivo dell’Altra Toscana è chiaro: proporsi come vera alternativa, autonoma dai partiti, costruita dal basso e non nei salotti del potere.

Paradossalmente, proprio l’eccesso di centralismo da parte dei due fronti principali potrebbe alimentare il bisogno di esperienze nuove. Perché se tutto sembra già deciso, se le regole del gioco vengono imposte, allora anche una parte dell’elettorato che non si riconosce nei partiti potrebbe iniziare a guardarsi intorno. Non per ribellione ideologica, ma per legittima esigenza di rappresentanza.

È difficile immaginare che le prossime elezioni regionali in Toscana abbiano un impatto nazionale significativo – a meno di ribaltoni clamorosi. Ma è proprio per questo che la gestione calata dall’alto appare ancora più indigesta: se il peso simbolico è ridotto, perché non lasciare ai territori il diritto di parola pieno?

In fondo, non si tratta di nomi. Si tratta di dignità politica. E quella, in Toscana, è ancora una cosa seria.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

ULTIMI ARTICOLI