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mercoledì, Aprile 2, 2025

Toscana in ginocchio tra maltempo, incuria e un territorio fragile

Gli eventi estremi ancora in corso, la manutenzione carente e la sfida dei cambiamenti climatici

L’allerta meteo rossa che ha colpito la Toscana ha riportato alla ribalta la fragilità di un territorio sempre più esposto ai rischi idrogeologici. Fiumi esondati, città allagate, frane e smottamenti hanno messo in difficoltà intere comunità, riproponendo lo stesso copione di emergenze già vissute in passato. Ma quanto di tutto questo è inevitabile e quanto, invece, è il risultato di scelte politiche e amministrative sbagliate?

Le precipitazioni che hanno colpito la regione sono state di portata eccezionale: in alcune zone, come nel Pisano e nel Fiorentino, si sono registrati oltre 150 millimetri di pioggia in poche ore, un quantitativo che normalmente cade in un intero mese. Il cambiamento climatico sta rendendo questi eventi sempre più frequenti e intensi, ma il problema non è solo la quantità di pioggia, bensì dove e come cade.

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L’urbanizzazione selvaggia degli ultimi decenni ha reso il territorio sempre meno in grado di assorbire l’acqua. L’Italia, e la Toscana non fa eccezione, ha sacrificato intere aree naturali in nome dell’espansione edilizia, spesso senza adeguati piani di drenaggio. Secondo ISPRA, il 9,3% del suolo toscano è impermeabilizzato, con punte molto più alte nelle città. Questo significa che la pioggia non trova sfogo, finendo per riversarsi nei corsi d’acqua, che a loro volta non ricevono la manutenzione necessaria per reggere l’impatto di tali volumi.

Consorzi di bonifica: manutenzione insufficiente o fondi mal gestiti?

I consorzi di bonifica, enti preposti alla manutenzione ordinaria di fiumi e canali, tornano puntualmente al centro del dibattito. Da un lato, svolgono un ruolo fondamentale nel monitoraggio del territorio; dall’altro, crescono le critiche sulla reale efficacia del loro operato. Negli ultimi anni, sono aumentate le segnalazioni di argini non curati, fossi ostruiti e interventi tardivi.

Nel 2023, i consorzi di bonifica della Toscana hanno gestito un budget complessivo di circa 50 milioni di euro, finanziati in parte da contributi versati dai cittadini. Tuttavia, molte amministrazioni locali lamentano la difficoltà di ottenere interventi tempestivi, con iter burocratici spesso lunghi e risorse che non sempre vengono investite in opere strutturali.

Oltre ai consorzi, è necessario chiamare in causa anche le scelte delle amministrazioni regionali e locali. Negli ultimi anni, i piani di prevenzione sono stati spesso trascurati: nel 2021, la Regione Toscana ha ricevuto 30 milioni di euro dal Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ma solo una parte di questi fondi è stata impiegata per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.

Inoltre, alcuni progetti di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e ampliamento delle casse di espansione sono rimasti sulla carta o sono stati bloccati da vincoli burocratici. La mancanza di un coordinamento efficace tra Comuni, Regione e Stato ha spesso portato a interventi frammentari, insufficienti a fronteggiare fenomeni sempre più estremi.

L’emergenza climatica non può più essere affrontata con misure tampone. Serve un cambio di paradigma nella gestione del territorio.

  • Piani di prevenzione concreti, con investimenti mirati alla manutenzione ordinaria di fiumi e canali.
  • Stop alla cementificazione indiscriminata, incentivando politiche di rigenerazione urbana e salvaguardia delle aree naturali.
  • Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, restituendo spazio ai fiumi per ridurre il rischio di esondazioni.
  • Maggior trasparenza nella gestione dei fondi, per evitare sprechi e garantire interventi efficaci.
  • Coinvolgimento delle comunità locali, attraverso campagne di sensibilizzazione e sistemi di allerta precoce.

La Toscana, come molte altre regioni italiane, si trova di fronte a una sfida cruciale: adattarsi ai cambiamenti climatici e rendere il territorio più resiliente. Questo non può avvenire senza un impegno condiviso da parte di istituzioni, tecnici e cittadini. La sicurezza idrogeologica è un bene comune e deve diventare una priorità politica, prima che l’ennesima emergenza si trasformi in tragedia.

Ma come spiegare il paradosso che viviamo? Oggi discutiamo di rischio idrogeologico, di fiumi esondati e città allagate, e magari tra qualche mese ci troveremo a fare i conti con la carenza di risorse idriche, con la siccità che minaccia l’agricoltura e le nostre riserve d’acqua potabile. Schizofrenia climatica o, piuttosto, la logica conseguenza di una gestione del territorio e delle risorse idriche frammentata e miope?

Un’unica medaglia, due facce

Il rischio idrogeologico e la carenza di risorse idriche non sono problemi separati, ma due manifestazioni diverse di un’unica crisi. Entrambi sono il risultato di un’alterazione del ciclo idrologico naturale, aggravata dai cambiamenti climatici e da scelte umane insostenibili. Le piogge intense, quando cadono su un territorio impermeabilizzato e privo di infrastrutture adeguate, si trasformano in alluvioni. La siccità, d’altra parte, riduce la disponibilità di acqua e aumenta il rischio di incendi e desertificazione.

Le cause di questo paradosso sono molteplici: l’aumento delle temperature globali altera i modelli di precipitazione, l’urbanizzazione selvaggia riduce la capacità del suolo di assorbire l’acqua, l’uso inefficiente delle risorse idriche e la mancanza di una pianificazione integrata aggravano sia i rischi idrogeologici che la carenza idrica.

Per superare questa schizofrenia climatica, è necessario un cambio di paradigma nella gestione del territorio e delle risorse idriche. Dobbiamo passare da una logica emergenziale a una logica preventiva, basata sulla resilienza e sulla sostenibilità. Ciò richiede investimenti in infrastrutture verdi, una gestione integrata delle risorse idriche, una pianificazione territoriale sostenibile e il coinvolgimento attivo delle comunità locali.
La Toscana, come il resto del mondo, si trova di fronte a una sfida cruciale: imparare a gestire l’acqua, sia quando è troppa che quando è troppo poca, per garantire un futuro sostenibile al nostro territorio.

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