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domenica, Novembre 24, 2024

Chiaramente la colpa è del vento

Molto di più può fare il nostro senso di responsabilità per le belle piazze di Siena

È il vento che porta via le cose e le mette alla rinfusa, o siamo noi che non ne riconosciamo più l’uso, lo scopo per cui sono state create e non le contestualizziamo più nel loro giusto ordine?

Ecco… ieri, forse complice l’improvvisa calura, ho tirato notte bighellonando in una delle nostre splendide piazze, svuotata dalle auto, che per anni l’hanno degradata al ruolo di parcheggio. Mi sono soffermato a guardare i bimbi giocare.

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Sembrava rinata, pareva felice di ritornare luogo di aggregazione, e poco importa se i ragazzi usavano il sacro portale della chiesa come porta da calcio. Capisco che per la solennità del luogo, per il decoro del monumento, forse giustamente qualcuno potrebbe inorridire. Ma qualcuno ha anche detto: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio”, Gesu di Nazareth (in Marco 10, 13-16)

Ma… per una volta lasciatemi godere della gente che si riappropria di un locus per troppo tempo snaturato dal suo uso.

È vero, tutto cambia: anche la parola “locus” ha subito diverse evoluzioni fonetiche, passando attraverso il volgare latino “locu” all’italiano antico “loco”, fino ad assumere la forma moderna “luogo”. Ne posso capire bene il percorso.

È forse colpa del vento che ha scompaginato le cose, che ha portato le auto come foglie morte in luoghi che mai avrebbero voluto essere parcheggi?

È colpa del vento che deposita sui nostri monumenti l’anidride solforosa e gli ossidi di azoto, prodotti dalla combustione delle auto, che poi reagisce con il calcare del marmo, formando composti acidi che lo erodono lentamente?

È colpa del vento che ci distrae… è sempre colpa di qualcos’altro quando le cose stridono, ma non ci vogliamo accorgere.

Firenze ha perso le sue mura; che sono diventate parte dei grandi viali di circonvallazione, le porte usate come “roundabout”. Forse a qualcuno tutto questo può sembrare una naturale ordinaria evoluzione urbanistica, io di queste parole capisco solo la radice: “round”, che significa “rotondo”, e “about”, che significa “intorno”,

Noi Senesi, fieri delle nostre mura e delle nostre inviolate tradizioni, forse dovremmo pensare ad usare di più le gambe per proteggere quello che diciamo di amare, per lasciare qualcosa di più a quei bimbi che, forse giustamente, dissacrano un monumento e riempiono uno spazio che non è vuoto, ma pieno di un pezzo di tutti noi che calpestiamo la pietra serena delle nostre strade.

Luca Gentili

PS. E’ mancato un’unica cosa per rendere perfetto il quadro, avrei voluto vedere su di un lato della piazza il prevosto con la lunga sottana dai mille bottoni e con il saturno dalla lunga tesa sporgente in testa, intento a guardare di soppiatto, con occhio benevolo quei fanciulli con il breviario tenuto saldo in una mano.

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