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venerdì, Novembre 22, 2024

L’eleganza raffinata del Drappellone di Gasparro incanta il Cortile del Podestà

Un lungo applauso e un coro unanime di approvazione hanno accolto il drappellone di Giovanni Gasparro.

Elegante, fine e raffinato il cencio omaggia la figura della Vergine in una valenza cromatica estremamente chiara, accentuandone l’afflato mistico e trascendente. Il bianco azzurro del velo è il suo colore canonico simbolo di purezza. A contrasto, gli stemmi in basso e la figura del paggio, con tonalità più scure che riconducono alla dimensione mondana. Gasparro ha dipinto la Vergine nel registro superiore dell’opera, in una gloria di angeli, coronata come nell’effige venerata nell’insigne Collegiata di Santa Maria in Provenzano e guarda, con un mano posta sul petto, verso il basso, ovvero verso i fedeli e la verso la città di Siena, riunita per il Palio. Uno degli angeli regge un ferro di cavallo dorato, allusione alla corsa in Piazza del Campo. Nel registro inferiore del Drappellone trovano spazio gli stemmi dei tre Terzi della città, ovvero Terzo di San Martino, Terzo di Camollia e Terzo di Città. Un lembo del velo azzurro della Madonna di Provenzano, calato dal cielo, diventa esso stesso la seta con cui è forgiato il Drappellone, sorretto da un’asta anch’essa dorata, protraendosi verso il basso, per tutta l’estensione del Cencio. Il velo della Madonna è diventato il Drappellone. Un paggio, vestito con l’abito tradizionale nero e bianco, copricapo e Balzana sul petto, porta il Palio e si sporge discostando leggermente il velo/Drappellone, amplificando lo sdoppiamento tra reale ed irreale con cui è concepita l’immagine. Gli stemmi delle dieci Contrade che corrono il Palio di luglio sono dipinti ad altezza mediana, sul finto Drappellone azzurro, simulando un ricamo a filo d’oro. L’oro è attribuito al divino, le Contrade risultano così investite, idealmente, dalla benedizione della Vergine. Lo stesso oro raffigurante gli stemmi delle Contrade è quello utilizzato, nella banda di seta in cima al Drappellone, per celebrare gli ottanta anni dalla Liberazione di Siena avvenuta il 3 luglio 1944.

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“Oltrepassare i limiti nel rispetto di noi stessi – ha commentato Nicoletta Fabio, Sindaco di Siena – contro l’immobilismo che spesso non ci fa vedere al di là del dito che punta alla luna e che ci fa perdere delle occasioni. Questo mi racconta il dipinto di Gasparro che non vuole fermarsi a una sola immagine, ma cerca di descriverci una profondità diversa, alta, divina. La potenza evocativa di questa Vergine che avvolge la città con il suo manto si completa con quella più terrena del paggio. Un po’ come avviene con la nostra Festa caratterizzata da valori aulici eterni, ma anche da attimi quotidiani. In questo si caratterizza la nostra forza, nel volersi superare sempre rispettando la propria identità”.

“Il Drappellone di Gasparro – ha spiegato Axel Hémery, direttore dei Musei nazionali di Siena – è audace nel suo classicismo. Forse è un’osservazione che potrebbe essere fatta per tutta la produzione pittorica dell’autore. Ma è singolare il modo in cui rinuncia alla narrazione per addentrarsi sulle vie del simbolo. E il simbolo primordiale per questo grande intenditore di religione e di mistica è il bianco immacolato della purezza e della perfezione morale. Un bianco che unisce il registro celeste e quello terreno. Un bianco che per un gioco di specchi è una ripetizione del Drappellone. Cioè, il soggetto del Drappellone è una Madonna di Provenzano che regge un Drappellone. E dietro questo atteggiamento c’è il dono del Palio alla Contrada e alla città e il rinnovo di un rapporto atavico di venerazione e di affetto. Dietro la semplicità apparente dell’immagine si nasconde una visione di vertigine. E di questo Cencio raffigurato, Gasparro fa capire la solidità, la resistenza ad essere piegata e abbracciata, senza mai strapparsi. Il lenzuolo è anche un sipario che si alza non solo su una piazza e una Carriera, ma innanzitutto sulla ‘città mondo’ di Siena. Per contrastare questa distesa di bianco, ci voleva un po’ di nero e per questo effetto non bastava la Balzana. L’idea scenografica più forte per portare questo nero sul Palio e in Piazza è la presenza dietro le quinte del porta Palio. Alzando il sipario, simboleggia la parte d’ombra che avvolge ogni mistero, ma allo stesso tempo è come se commentasse lo spettacolo alla maniera del coro della tragedia greca o del recitante delle cantate di Bach. Una presenza raddoppiata sul piano reale e simbolico”.

“In questi mesi intercorsi tra la mia nomina e il Palio – ha aggiunto il pittore Giovanni Gasparro – ho cercato di comprendere le dinamiche culturali, sociali, spirituali, e tutto ciò che si intreccia così singolarmente nel mondo del Palio e lo rende un universo fascinoso quanto indefinibile, nella sua unicità. Mi sono lasciato suggestionare piacevolmente dalla città, dai suoi abitanti e dalle sue splendide collezioni d’arte, che tanta parte hanno avuto nel mio processo di elaborazione creativa del Drappellone”.

Presentato come di consueto anche il Masgalano 2024, realizzato da Lara Androvandi e presentato dal filosofo Aldo Colonetti, offerto quest’anno dal Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade di Siena.

L’opera rielabora il tipico piatto circolare in chiave più contemporanea. Vengono uniti più materiali e più tecniche artistiche insieme, come tipico nella produzione dell’artista. Non è dunque solo una scultura, racchiude pittura e incisione, per un’opera moderna che guarda anche al Rinascimento. La parte pittorica vede la realizzazione del dettaglio di un occhio di un giovane cavallo da Palio, di cui solo pian piano si scoprono i dettagli, più o meno nascosti: l’intero profilo di Siena, a simboleggiare l’appartenenza dell’animale alla città e al Palio.

“Con la mia opera – ha dichiarato Lara Androvandi durante la cerimonia – essendo anch’io donatrice di sangue, intendo mettere in luce i valori di quel grande gesto che sta alla base di questa associazione. Un gesto di aiuto e di amore per la vita, che genera uno stretto rapporto di unione tra il donatore e colui che riceve il suo sangue”.

È stato infine presentato il Premio speciale che sarà consegnato alla migliore coppia di alfieri del 2 luglio 2024 in memoria del contradaiolo, prematuramente scomparso il 16 maggio 2023, Leonardo Fronzaroli. Il premio è stato proposto e offerto dalla Contrada della Lupa e realizzato dall’oreficeria Bianciardi Renzo e Francini Cosetta. Il compenso dei realizzatori sarà devoluto a favore della Lilt sezione di Siena, in particolare a favore del “Percorso Leonardo”, area pediatrica nata per volere della famiglia di Leonardo Fronzaroli lo scorso settembre.

“Dal profondo affetto per Leonardo Fronzaroli – ha detto l’orafa Cosetta Francini – è nata quest’opera che consegniamo alla città con grande emozione. Un’occasione imperdibile per diffondere un messaggio importante: l’arte deve essere a disposizione della comunità sancendo legami, sentimenti e tradizioni che vanno al di là di ogni compenso economico”.

“Un’asta spezzata – ha detto il Priore della Contrada della Lupa Carlo Piperno – come una vita spezzata troppo presto. Non è facile parlare di una persona a te cara senza farsi schiacciare dall’emozione, parlare di un amico che hai voluto vicino a te per condividere un’importante esperienza della tua vita, che hai voluto vicino a te per il senso critico e il modo passionale con cui affrontava tutte le situazioni. Al primo impatto, a chi non lo conosceva in modo profondo, poteva dare l’impressione di una persona un po’ scorbutica, ma non era affatto così. Il suo modo di fare era dettato dall’accuratezza, dalla grande passione e dal grande amore con cui faceva le cose. Ci sembrava giusto, anzi doveroso, come Contrada, istituire un Premio in ricordo di un grande senese e di un grande contradaiolo”.



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