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venerdì, Novembre 22, 2024

Se n’è parlato a Chianciano Terme: resistenza civile e armata in Valdorcia

Sulla cultura rurale e sulle contadine che rappresentarono un’arma vincente della Resistenza. Intervista a Clori Bombagli, consigliera delegata alla cultura della memoria

Chianciano Terme, villa Simoneschi in via Dante. Siamo alla terza iniziativa del Comune sui temi della resistenza, della memoria, dell’antifascismo.

Alla seconda iniziativa c’eravamo e ne abbiamo trattato in queste colonne.
https://sienapost.it/voci-dal-territorio/mantenere-la-memoria-anche-quando-e-dolore/

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Alla terza ci siamo e ne parleremo in questo articolo. La prima ce la siamo persa e cercheremo di rimediare.

Con noi c’è Clori Bombagli, consigliera comunale, con delega proprio alla “cultura della memoria”, ricevuta dalla Sindaca neoeletta Grazia Torelli.
A lei intanto chiediamo di raccontarci la prima iniziativa.

L’attuale Amministrazione si è insediata solo a metà giugno, dunque proprio a ridosso del 29 giugno, giorno in cui ricorre l’80esimo anniversario della liberazione di Chianciano Terme dalla dittatura nazifascista.

Eravamo molto in ritardo, valutato anche che la precedente amministrazione non aveva approntato niente. Era stato solo deciso che in quella data avremmo intitolato la piazzetta di fronte al Museo Archeologico a Aristeo Biancolini, partigiano, già Sindaco di Chianciano Terme e protagonista, fino alla fine, della vita politica e civile del suo paese, ma anche di Siena dove ha vissuto per buona parte della sua vita.

Grazie ad una importante rete amicale e al desiderio di connotare questa giornata con maggiore determinazione e precisione rispetto agli anni precedenti, insieme al Presidente dell’ANPI locale, siamo riuscite/i ad organizzare una mattinata leggera ma densa di messaggi politici, momenti commoventi e ricordi.

In genere in queste manifestazioni, la Banda è centrale, ma purtroppo ormai la nostra Banda non era più disponibile perché impegnata in altri paesi che l’avevano fissata ormai da tempo. Luca Morgantini, maestro e direttore d’orchestra, si è assunto il compito di accompagnare i vari interventi solo con la fisarmonica e, per i brani cantati, con la splendida voce di Stefano Paolessi.

Notevole e stata poi la lettura di un “poemetto” scritto da Aristeo Biancolini e letto, con la sua voce calda e veemente al tempo stesso, da Stefano Bernardini, attore di teatro e maestro di recitazione; poemetto sull’eredità morale , civica e politica che Aristeo (a Chianciano Terme basta il nome!) ha lasciato a noi che oggi lo ricordiamo. Per necessità di tempo e a malincuore, è stato tagliato e, in alcune parti, riadattato, stando attente/i, però, a mantenere inalterate l’incisività, l’ironia e l’impostazione politica caratteristica dell’autore.
Alla fine, tutti e tutte abbiamo intonato “Bella ciao”, un atto che era per noi liberatorio, quasi a conferma di un ritrovato, e perso per 10 anni, clima politico!

Veniamo a stasera: L’iniziativa è stata bella tosta. Il libro presentato è bello, poderoso. Una ricerca che potremmo definire importante. Trattiamo ovviamente di “Resistenza civile e armata in Val D’Orcia, un’indagine di Judit Pabian sulla costruzione della memoria. Ce ne vuoi parlare?

Il libro è il resoconto di una ricerca per la tesi di laurea di dottorato all’Università di Canberra; una ricerca/inchiesta sulla Resistenza in Valdorcia fatta da Judith Pabian, australiana e, dunque, con un background culturale ed un approccio storico completamente diverso dal nostro che conosciamo. “Un’aliena piovuta tra noi” l’ha definita Silvia Calamandrei, che ha curato la stesura definitiva del libro.

Un’aliena che scientemente voleva “leggere” la Resistenza, il movimento resistenziale in un’altra dimensione, aprendolo per scelta di studio alla resistenza di “retroterra”, quotidiana, che ha affiancato alla Resistenza armata, maschile, quella femminile, di supporto, ma di gran valore perché in alcuni casi determinante. L’obiettivo dichiarato di Judith Pabian era far emergere il ruolo delle donne nella lotta resistenziale, ruolo a lungo oscurato e che inizia ora ad essere scientificamente studiato dalle storiche.

Uso ancora le parole di Silvia Calamandrei: “Ebbene sì: dietro la Resistenza eroicizzata dei combattenti armati c’è un vasto territorio fatto anche di gesti minimali di cui le donne contadine sono state protagoniste nella Toscana rurale”.

Il libro si compone di una prima parte di ricerca/inchiesta vera e propria e poi di un’ampia appendice con interviste sul campo a staffette, partigiani, testimoni diretti e indiretti, operatori culturali, tra cui la stessa Silvia Calamandrei, nipote del più famoso Piero Calamandrei, e Benedetta Origo.

La terza parte riporta un Progetto Didattico sulla Memoria della Scuola Secondaria di Primo Grado di Chianciano Terme, in cui giovani studenti e studentesse intervistano nonni e nonne e si interrogano sulla necessità e sulla tragedia della lotta partigiana.
Interviste sul campo e progetto didattico hanno corredato il testo principale.
Il libro sarà presentato anche a settembre al festival “I colori del libro” di Bagno Vignoni.

Il pomeriggio è scorso con le parole di Silvia Calamandrei (Presidente della Biblioteca Archivio del Comune di Montepulciano e curatrice del testo), e Francesca Cenni (archivista e direttrice della Biblioteca comunale di Montepulciano).

Silvia Calamandrei ha anche tradotto, oltreché curato il libro. Ha raccontato la conoscenza con Judith, mettendo in evidenza le differenze nell’approccio alla ricerca.

Francesca Cenni: “Da giovane archivista, pensava di dover seguire la scrittrice durante l’uso dell’archivio Calamandrei ed invece si è trovata ad andare in giro per le campagne della Valdorcia alla ricerca di testimonianze o semplicemente segni della Resistenza”.

Ha poi letto alcune interviste.

La voce e la chitarra di Letizia Fuochi, con la sua musica, i suoi racconti e le canzoni hanno rafforzato – caso mai ce ne fosse stato bisogno le tante storie raccontate, facendo di un tranquillo pomeriggio d’estate qualcosa da destinare alla memoria per lo meno per coloro continuano e vogliono credere ancora ai valori fondanti della nostra Costituzione e della nostra Repubblica. Che dire… poco non è!



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