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domenica, Novembre 24, 2024

Vaccinazioni, equilibrio o uomo-lupo

La vaccinazione, se i vaccini fossero in abbondanza o forniti regolarmente, sarebbe soltanto una questione di logistica. E anche così non sarebbe certo una cosa da poco per far arrivare, indenne e senza sprechi, il farmaco e somministrarlo in condizioni di sicurezza a tutti i cittadini che lo vogliono.

Serve un’organizzazione capillare che non ha eguali. Non esistono raffronti. E’ come far la carta di identità e tutti i cittadini in pochi mesi, oppure si potrebbe fare un raffronto con le elezioni. Ma lì ci sono certificati, uffici e sezioni elettorali permanentemente previsti, installati all’occorrenza insieme ai seggi.

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Ma dal momento che i vaccini scarseggiano, la vaccinazione è divenuta una questione di selezione delle priorità.

Rifiutata la logica del “chi prima arriva prima alloggia” il tema è diventato complesso. Tra categorie più strategiche ed età più a rischio. Tra esigenze di tutela di funzioni socialmente vitali e priorità di tutela sanitaria degli individui e delle strutture ospedaliere.

La somma delle due questioni –  logistica e priorità – ha fatto emergere non solo la voglia di discutere e polemizzare, anche se molto spesso in modo improvvisato, ma soprattutto la rissosità latente tra le forze politiche, tra diverse Regioni e anche nella società.

Confronti tra apparati e tra categorie hanno evidenziato, caso mai ce ne fosse bisogno che quando “non c’è trippa per gatti” tutti ci consideriamo nella stessa barca, viceversa quando un po’ di trippa incomincia ad esserci, allora inizia la corsa all’accaparramento.

Certo, generalizzare è difficile. Però è evidente che si fatica a trovare la sintesi e le volontà unitarie proclamate a priori in realtà riemergono soltanto dopo che si sono messi in mostra bicipedi e sguainate le sciabole. Punti di vista diversi sono comunque possibili e giustificati.

Organizzazione logistica e priorità sono ovviamente discutibili al momento. Ma occorre cognizione di causa. Non possiamo trasformarci tutti in ingegneri di Amazon… e neppure in professori di statistica capaci di quantificare costi e benefici prima ancora che un dato sia assodato.

Insomma, trascinare il conflitto fino a farlo diventare questione personale e/o generazionale, fino a richieste di decapitazioni istituzionali, sembra essere davvero esagerato, in rapporto al momento e al fatto che chiunque, magari sbagliando, tenta di dare il meglio.

Il dato che osserviamo è che prevale nel Paese una voglia costante di azzeramento, di fare punto a capo, di rimettere in discussione probabilmente puntando a diverse rendite di posizione. Un fenomeno che è all’origine dei tanti problemi irrisolti. Non solo attuali, ma ben precedenti. Torniamo all’homo homini lupus.

Se poi si mischia l’animo umano con una coscienza nazionale, sicuramente inferiore ad altri Paesi, si affermano i tanti egoismi: ogni struttura vuole il proprio ruolo, ogni corpo sociale vuole il suo pezzo. Alla fine le misure sono sempre lasche e lasciano adito a mille discussioni e spazio al vecchio adagio “fatta la legge, trovato l’inganno”.

Tutto questo – egoismi, esagerazioni, incertezze, pressappochismi – ci dice che forse ancora abbiamo imparato poco o nulla dalla pandemia. Non dovevamo semplicemente essere più umani?

Per esserlo non bastano canti collettivi dai balconi, occorre invece la responsabilità individuale. Serve essere sempre cittadini consapevoli delle proprie prerogative e dei propri doveri. In equilibrio, non equilibristi.

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