Franco Ceccuzzi, 54 anni, è nato a Montepulciano e vive a Siena. In passato ha ricoperto importanti ruoli di dirigente politico, è stato parlamentare e Sindaco della città di Siena. E’ dipendente di Cft dal febbraio 2014 e nel Luglio dello stesso anno è diventato socio della cooperativa. E’ stato responsabile dell’ufficio project e delle flotte aziendali, vice presidente del Consiglio di Sorveglianza. Dal giugno 2020 è presidente del consiglio di gestione della cooperativa.
La cooperativa Cft è da molti anni impegnata in attività no profit come quelle a sostegno della Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer e della Fondazione Tommasino Bacciotti. Più recentemente si è instaurata una importante collaborazione con la Associazione Banco Alimentare della Toscana Onlus.
Oggi CFT è una delle principali Imprese di logistica in Toscana, da dove è partita la vostra storia?
“Quella di CFT è una storia di lavoro iniziata più di 40 anni fa. La cooperativa è stata costituita nel novembre del 1973 a Firenze, all’interno del mercato alimentare di Novoli. CFT affonda le proprie radici agli inizi del ‘900, quando i facchini del mercato di Piazza Ghiberti decisero di associarsi in “Redenta”, una cooperativa che garantiva loro un’occasione di riscatto sociale. Già dai primi anni successivi alla costituzione, la dirigenza di CFT operò scelte importanti per il futuro. La prima fu rappresentata da un significativo investimento per la movimentazione meccanizzata dei carichi, qualificando così la figura del facchino, accrescendo e consolidando la propria posizione nel settore. La seconda fu quella di proporsi come partner logistico delle principali imprese della Grande Distribuzione Organizzata in Toscana seguendo un importante operatore del settore fuori dal mercato alimentare, andando a gestire il suo centro distribuzione dell’ortofrutta. Erano gli anni ‘80 quando CFT acquistò i primi autocarri per la distribuzione della merce ed entrò nel mercato del trasporto. Gli anni 2000 si caratterizzano per due opposti estremi: il primo decennio come quello di un’ulteriore crescita e consolidamento di soggetto di riferimento della logistica in Toscana ed a livello nazionale; il secondo decennio è stato quello che ha condotto Cft sino alla gravissima crisi del 2018, con alcune luci come quella di quali aver ampliato la propria offerta grazie ai servizi di Facility Management e Ambiente. Una crescita disornata e dispersiva e soprattutto caratterizzata da fatturato a marginalità fortemente negativa che ha messo Cft in grave difficoltà e arrecato danni consistenti a tutto il corpo sociale”.
Gli ultimi anni sono stati quelli più difficili per la vostra cooperativa…
“La crisi di Cft è emersa in tutta la sua gravità alla fine del 2018. Grazie al sostegno straordinario e decisivo del movimento cooperativo ed allo sforzo altrettanto straordinario dei nostri soci lavoratori, Cft oggi è impegnata in un piano di risanamento e di rilancio che stiamo attuando grazie alla riconquistata e rinnovata fiducia dei nostri clienti. Cft è guidata da un gruppo dirigente totalmente rinnovato ed impegnato a ricostruire la basi fondamentali di una cooperativa di lavoro che si fonda sullo scambio mutualistico. La strada per ricostruire il patto cooperativo è ancora molto lunga perché le ferite non si sono ancora rimarginate. L’obiettivo è quello di rifondare una comunità che gestisce una moderna impresa di logistica, facility e ambiente capace di stare sul mercato e garantire il lavoro ai soci. La prima ricchezza di Cft sono i 1400 soci che appartengono peraltro a più di trenta nazionalità diverse. Etnie, culture, religioni che si mescolano nei nostri cantieri e che aggiungono al valore del lavoro quello altrettanto fondamentale dell’integrazione. Dobbiamo far crescere la loro partecipazione alla vita della cooperativa: dagli indirizzi per la gestione alla piena realizzazione delle loro capacità professionali. La legge 142 del 2001 che regola la posizione del socio lavoratore è sempre un riferimento importante e attuale che rende la cooperativa una forma di impresa che concorre in misura rilevante alla occupazione ed al reddito”.
Come hanno reagito la cooperazione e la logistica durante la pandemia?
“La pandemia ha sicuramente reso tutti più consapevoli dell’indispensabilità e dell’importanza dei servizi che eroghiamo all’interno del sistema economico e sociale del nostro Paese: trasporti e gestione magazzini per il rifornimento dei supermercati, pulizia e sanificazione ambientale in ospedali, case di riposo, mezzi di trasporto, industrie, supermercati e uffici pubblici. Questo ha rappresentato per tutti noi uno stimolo importante: la pandemia da Covid-19 ha imposto al nostro settore, più che in altri, di adattarsi rapidamente alle nuove necessità dei territori, delle filiere e dei consumatori, sperimentando nuovi modelli organizzativi in grado di coniugare flessibilità con sicurezza sul lavoro. Da marzo 2020 i nostri soci e i nostri lavoratori hanno moltiplicato il loro impegno. All’aumento dei volumi è corrisposto un appesantimento delle condizioni operative dovuto all’introduzione di misure anticontagio da Covid-19. Tutte le nostre attività sono state infatti ricondotte al rispetto di procedure che mirano a tutelare la salute di soci e di clienti ma questo ha comportato uno sforzo maggiore per svolgere al meglio le mansioni assegnate. Tutti i nostri soci, al pari delle famiglie italiane, hanno quindi dovuto fronteggiare il rischio e la paura di ammalarsi, la gestione dei figli a casa per isolamento o didattica a distanza, la diminuzione del reddito familiare se interessati da ammortizzatori sociali o disoccupazione di un congiunto, il disagio psicologico derivante dalle limitazioni personali. Sono stati parte del Paese che non si è mai fermato e per questo vanno ringraziati”.
Quali sono le principali azioni che avete messe in campo per tutelare la salute dei lavoratori?
“Ogni luogo ed ogni ambito lavorativo sono stati oggetto di analisi specifiche dalle quali sono scaturite direttive operative e regole comportamentali che sono andate ad integrarsi con le “regole base” che ogni cittadino è tenuto ad osservare in questo momento. Obbligo di utilizzo della mascherina, misurazione della temperatura per verificare l’assenza di stati febbrili superiori a 37.5°c., temporanea clusterizzazione dei turni, ingresso/uscita cadenzati, clusterizzazione e regolamentazione delle pause, sanificazione mezzi, attrezzature e strumentazione alla fine di ogni turno sono solo alcune delle azioni che abbiamo messo in atto. Inoltre, da ottobre 2020 abbiamo istituito un «Comitato Covid» aziendale, tuttora attivo, con la funzione di: monitorare e controllare l’effettiva validità e l’effettiva applicazione delle misure anticontagio, valutare ogni ulteriore azione da mettere in campo per rafforzarne l’efficacia, mappare le assenze legate al covid e tracciare i casi positivi”.
Qual è stato l’andamento del business aziendale?
“A differenza di quanto si possa immaginare vista la tipologia dei servizi resi, l’emergenza innescatasi nel febbraio del 2020 ha prodotto una serie di effetti negativi per la Cooperativa. In questo caso, occorre infatti rilevare come l’emersione del Covid abbia prodotto prima un picco di volumi da movimentare e trasportare come mai si era registrato prima per poi subire una brusca frenata e nei mesi successivi influendo negativamente sul risultato economico della cooperativa. Nello specifico la Cooperativa, da fine febbraio alla metà di giugno 2020, ha rilevato un calo della marginalità per effetto di: sospensione di alcuni appalti, tra i quali ad esempio i servizi di handling aeroportuale che vedevano impegnati circa 130 operatori, abbassamento delle potenzialità produttive ed incremento dei costi in forniture dovuti all’applicazione delle procedure e dei protocolli per la tutela dei lavoratori. Malgrado ciò la Cooperativa è riuscita, grazie e soprattutto alla coesione del corpo sociale, a garantire la continuità di tutte le attività, con ampio riconoscimento da parte dei clienti. Ne è riprova non solo la mancata perdita di appalti nel corso dell’anno, ma anche l’incremento di attività sul canale e-commerce in riferimento ad un primario operatore della grande distribuzione”.
Quali sono le prospettive del settore?
“La ripresa in corso rischia di essere penalizzata dalla speculazione che interessa i prezzi delle materie prime, dei materiali, dei carburanti. Nel nostro settore questo si ripercuote nell’aumento del gasolio come del metano e persino del prezzo dei mezzi pesanti impiegati nel trasporto merci, nella ritardata o mancata consegna delle macchine nuove. A questo si aggiunga anche la mancanza di almeno 5 mila autisti nell’immediato fino ad arrivare a 17 mila nei prossimi due anni. La pandemia ha fatto riscoprire l’apporto insostituibile di alcune attività e filiere che ora vanno sostenute con interventi che contrastino la speculazione e con incentivi volti ad aumentare l’attrattività, oggi in declino, di professioni come quella di autista. Il futuro è nella digitalizzazione e nella sostenibilità ambientale e sociale, che dovranno rendere sempre meno impattanti consumi che si oggi alimentano da una frammentazione dei canali distributivi che, se da un lato aumentano le opportunità di scelta del consumatore, dall’altro producono e amplificano sia nuove forme di sfruttamento delle persone, che traffico e inquinamento nelle città. Per questo la logistica è un fattore decisivo per uno sviluppo sostenibile che deve tenere insieme un’equa remunerazione di produttori, lavoratori, trasportatori, canali di vendita in equilibrio con un potere di acquisto dei consumatori fortemente eroso prima dalla recessione e poi dalla pandemia. Ci vuole grande senso di responsabilità da parte di tutti gli attori”.