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venerdì, Novembre 22, 2024

Dedica pubblica a Lorenzo Viani

Viareggio ci accoglie in una tiepida, morbida mattinata novembrina. Nella bellissima Galleria d’arte moderna e contemporanea di Piazza Giuseppe Mazzini, dopo aver attraversato sale dense di colori e di immagini, in un crescere di emozioni, nella sala Lorenzo Viani, siamo rapiti da quella straordinaria sacralizzazione del dolore umano dipinta nel grande quadro della “Benedizione dei morti del mare” dell’artista viareggino.

Alla seduzione delle immagini, ha fatto riscontro la parola trascinante di Umberto Sereni, cui era affidato il compito di condurci in quel complicato groviglio di avvenimenti, di sentimenti, di uomini, di passioni che unì personaggi come Gabriele D’Annunzio, Alceste De Ambris e lo stesso Lorenzo Viani.

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Un rapporto cresciuto nella militanza politica e nella temperie culturale, in cui i due apuani condivisero, pur nelle differenze di ruolo, l’amicizia e il fascino del poeta vate. Certo non dimentichi che loro erano i veri portatori del mito prometeico e della imperitura poesia di Shelley.

Sereni ha tratteggiato con dovizia di particolari l’evoluzione di quel mondo antagonistico, partito dalla terra di Parma e dal suo grande sciopero agrario del 1908, forgiato nelle lotte contro la guerra di Libia, e culminato nella prova suprema dell’interventismo rivoluzionario allo scoppio della Grande Guerra.

Lo storico ha da par suo analizzato la crisi del primo dopoguerra, con l’impresa di Fiume, nella quale Alceste De Ambris con la Carta del Carnaro, dimostrò quanto avanzata potesse essere la visione del mondo del sindacalismo, la capacità che gli antagonisti di quel tempo possedevano di interpretare e di orientare la realtà: capacità magari inascoltata in quel momento, ma poi ripresa in una certa misura nella Costituente del secondo dopoguerra.

Gli anni ‘21 e ‘22 forse avrebbero avuto esiti differenti se la congiunzione tra De Ambris-Viani da un lato e D’Annunzio dall’altro avesse conosciuto un andamento differente.

Non sempre i poeti amano la prosaica quotidianità della battaglia politica.

(Nella foto il professor Umberto Sereni)

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