Il periodo della pandemia segna un confine fra il prima e il dopo anche per l’attività farmaceutica. I farmacisti, sempre presenti e disponibili durante tutta l’emergenza, come puntualizzato dall’assessore Comunale alla Salute Francesca Appolloni, hanno sperimentato un profondo cambiamento in seguito alla situazione creatasi per la diffusione del Covid-19.
“La resilienza in sanità: la professione del farmacista dalle cure di prossimità all’efficacia della risposta alla fragilità e al bisogno di salute nel post Covid”, a cura dell’Ordine dei Farmacisti di Siena, è il titolo del convegno tenutosi nella sala Sant’Ansano del Santa Maria della Scala, nell’ambito del Festival della Salute di Siena.
Paolo Savigni, presidente dell’Ordine, ha fatto gli onori di casa, introducendo anche una neo laureata, il cui lavoro ha avuto un importante riconoscimento nel corso del congresso FarmacistaPiù tenutosi a Roma. Chiara Sciaudone ha fatto il tirocinio in una farmacia senese subito dopo il primo lockdown, un’esperienza confluita nella tesi “Protocolli di screening e vaccinazione nelle farmacie comunali Asp Città di Siena”, relatore Marco Andreassi, correlatori Paolo Savigni e Olga Cini, che ha ricevuto il premio Giacomo Leopardi.
«È soprattutto un lavoro basato sulla legislazione – ha spiegato Sciaudone -. Ho sviluppato protocolli per effettuare tamponi e vaccinazioni anti Covid 19, pensando alla farmacia come sede di servizi. Quindi con la necessità di locali per effettuare le vaccinazioni e per il periodo di quindici minuti post vaccino. Mi sono ispirata ad un modello europeo, in quanto in altri paesi la figura dell’infermiere e del farmacista vaccinatore esiste già».
«Ho fatto tre mesi di tirocinio in una farmacia di Siena subito dopo il primo lockdown – ha continuato Sciaudone – e il clima di emergenza era ancora molto sentito: barriere in plexiglass, disinfettanti, mascherine, lunghe file. Quello che mi è saltato più agli occhi però è che la popolazione ha bisogno anche di altro oltre al farmaco. Soprattutto conforto, specialmente da persone che ritengono competenti».
«Questa tesi rappresenta la sintesi degli ultimi venti mesi vissuti dai farmacisti – ha commentato il presidente Savigni – quando siamo stati chiamati a sopperire a funzioni di altri, cosa che continuiamo a fare tuttora».
L’evoluzione del ruolo del farmacista in pandemia è descritta da Marco Venturi, farmacista e assessore comunale alla salute a Radda in Chianti.
«Nel territorio desertificato dalla pandemia, la farmacia ha avuto un ruolo fondamentale – ha detto Venturi -. Si è riorganizzata per rispondere alle nuove richieste, ha organizzato i turni dei dipendenti per essere disponibile più a lungo possibile, ha garantito una serie di servizi prima impensabili, dalle stampe dei green pass, ai tamponi e ai vaccini. Un cambiamento c’era già stato con la stampa delle ricette, ma fino a pochi anni fa il farmacista non poteva effettuare nemmeno il pungidito».
L’attenzione ai protocolli igienici (nello spacchettamento delle mascherine e nella produzione di liquido igienizzante), la cura dei soggetti fragili (come i diabetici), e tanti altri aspetti sorti durante l’epidemia di Covid 19, sono state prerogative delle farmacie.
«Anche perché – ha aggiunto Venturi – la desertificazione non è arrivata con il Covid, era già in atto prima, con le chiusure e gli accorpamenti delle varie strutture sanitarie. Le farmacie sono dunque rimaste come gli ultimi capisaldi sul territorio, fino alle periferie. Occorre abbandonare la logica del risparmio a tutti i costi, a favore del servizio. La sanità buona costa e noi dobbiamo perseguire sempre l’eccellenza. Spero che il farmacista sia disposto a cambiare, c’è bisogno di presìdi sanitari efficienti sul territorio».