C’è una Siena a favore, e una Siena contro, e una Siena molto più grande che sa e non sa, né se ne interessa più di tanto. Periodicamente gli appelli rimbalzano sull’Amministrazione; l’attenzione per il Palio ha rinviato un problema che resta: un gruppo di immigrati irregolari pachistani, una trentina e più, tra i venti e i trent’anni che, sprovvisti di mezzi, soggiornano all’aperto da mesi, in attesa che l’iter per l’accertamento delle loro richieste di asilo sia espletato.
A lungo hanno occupato la notte i giardini di Porta San Marco, stante la vicinanza dei medesimi all’Ufficio Immigrazione della PolStato di via delle Sperandie 43, aperto dal lunedì al sabato con orari 8-30-11:30, che quotidianamente si trova a gestire numerose istanze, non solo dei cittadini pakistani.
Chi li conosce e li aiuta, precisa come prima cosa di quanto questi giovani siano rispettosi e attenti all’igiene – “hanno chiesto lo spazzolino e il sapone ancor prima del cibo” -, chi non li conosce ne ha assoluto timore e protesta per il degrado, la mancanza di igiene e l’inadeguatezza perché ci si corica in spazi di giorno utilizzati da anziani e bambini. Queste proteste sono state un crescendo e, quando hanno coinvolto le suore vincenziane che assicurano loro un pasto ogni giorno – http://www.vita.it/it/article/2022/07/23/siena-minacce-alla-caritas-per-laccoglienza-di-profughi/163659/ -, hanno travalicato la lecita misura, minacciando che i cittadini potrebbero “passare alle vie di fatto”.
La dose è stata rincarata con una lettera corredata delle firme di molti residenti nella zona di San Marco che chiedevano all’Amministrazione di intervenire affinché nella zona fuori la porta venissero ripristinate condizioni di decoro e igiene che consentissero agli abitanti di riappropriarsi di un’area di cui si sentivano, in qualche modo, privati dalla presenza dei giovani stranieri.
Questi clamori portano il Comune a firmare un’ordinanza – la n° 70 – “anti-bivacco” per liberare i giardini di Porta San Marco lo scorso 29 luglio – https://www.radiosienatv.it/de-mossi-firma-lordinanza-anti-bivacco-per-il-parco-giochi-a-san-marco/ -, ma l’atto sembra non risolvere il problema. Anche perché una successiva lettera di varie associazioni il 4 agosto ricorda alla stessa Amministrazione “il proprio dovere ai sensi del Dlgs n°142 del 18 Agosto 2015 (così detto Decreto Accoglienza in attuazione della direttiva 2013/33/UE), dell’articolo 10 della Costituzione, della Convenzione sui rifugiati dell’ONU – https://www.radiosienatv.it/profughi-di-san-marco-lettera-aperta-al-sindaco-de-mossi-lordinanza-anti-bivacco-e-una-risposta-inadeguata-al-problema/ – di fornire immediata accoglienza”.
Sempre il 29 luglio s.e. la Prefetto Maria Forte, nelle more della conclusione della riunione del comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, dichiara a La Nazione che su questi immigrati irregolari non sussiste al momento notizia criminis, anche se le forze dell’ordine seguono tutto con attenzione – https://www.lanazione.it/siena/cronaca/profughi-pakistani-nessun-reato-non-e-un-problema-di-sicurezza-1.7931540 -; in questo comitato o nei giorni successivi si arriva alla conclusione che il Comune installerà una tensostruttura in terreni di via Paolo Mascagni messi a disposizione dalla Curia.
Sull’aspetto dell’obbligo, tuttavia, probabilmente, la lettura dei fatti e delle norme è differente. Il Comune sulla vicenda prenderà una posizione pubblica a breve. Si sta ultimando la predisposizione degli studi tecnici per la tensostruttura e sindaco, assessorati competenti, S.E. il Cardinale e Prefettura-Questura dovranno presumibilmente incontrarsi ancora per precisare gli atti di ciascun soggetto in un verbale di reciproca responsabilità e competenza.
Tale struttura comunque – con la messa in carico sul Comune della predisposizione di un terreno che non gli appartiene – a quasi un mese dall’ideazione non esiste, mentre i migranti pakistani sono sempre presenti nella città di Siena, e il loro numero è destinato ad aumentare almeno nei prossimi due mesi, così come il problema è simile in altre città. Per esempio Ancona – https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/13/ancona-migranti-pakistani-ammassati-vicino-alla-questura-abbiamo-fatto-un-lungo-viaggio-e-chiediamo-soltanto-di-essere-accolti/6660651/ e anche https://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/si-muovono-servizio-di-strada-e-assessore-1.7878163 -. Sul perché il personale della Questura non riesca a completare le pratiche di richiesta di asilo, le associazioni che si occupano di immigrazione spiegano ancora il 5 agosto a RadioSienaTv – https://www.radiosienatv.it/accoglienza-migranti-refugees-welcome-il-comune-ha-delle-sistemazioni-che-non-mette-a-disposizione/ -; in pratica non c’è disponibilità di posti nelle strutture di accoglienza cui il Comune “dovrebbe” provvedere – ma va tenuta in conto anche l’ordinanza 234/2018 che vieta al Sindaco l’apertura di Cas nel Comune – e che sono necessarie per non dare libera circolazione a stranieri irregolari nel momento in cui difficoltosamente si accerta il loro diritto all’asilo.
Ma chi sono e da dove vengono questi profughi pakistani? Perché richiedono accoglienza se provengono da un Paese che non è in stato di belligeranza? Esistono, molti studi e pubblicazioni in materia. Quelli “senesi” parlano di “cose di religione” – https://www.interris.it/chiesa-cattolica/pakistan-minoranze-3/ – e di terrorismo – https://www.rainews.it/articoli/2022/03/attentato-in-una-moschea-nel-pakistan-nord-occidentale-decine-di-morti-d89583b5-2710-4cd2-a5ac-085d42b59265.html e anche https://it.euronews.com/2022/03/08/pakistan-attentato-dinamitardo-alla-scorta-del-presidente-5-morti -. In maniera articolata, esistono studi importanti datati 2021 – https://mixedmigration.org/wp-content/uploads/2022/03/219_Il_viaggio_dei_Pakistani_verso_l_Italia_drivers_rotte_e_rapporti_con_i_trafficanti.pdf e anche https://www.idea.int/sites/default/files/publications/chapters/the-role-of-the-european-union-in-democracy-building/eu-democracy-building-discussion-paper-41.pdf – in cui si illustrano le motivazioni e il fatto che arrivino, anche in due anni, sulla rotta balcanica che contempla in precedenza l’attraversamento di Iran e Turchia – https://www.balcanicaucaso.org/Progetti/La-rotta-balcanica-cinque-anni-dopo -. In capo a questo viaggio, pericoloso – ci dicono i volontari che, tra quelli senesi, uno aveva ancora una pallottola in una gamba – giungono a Trieste dove ottengono il riconoscimento di STP (Stranieri Temporaneamente Presenti) – https://www.sister-hub.it/salute/come-fare-per/stp-stranieri-temporaneamente-presenti/ – che gli garantisce assistenza dal SSN per sei mesi per assistenza primaria.
Quindi sono censiti in quel momento e poi vengono a Siena, o Ancona, o in altre città, perché “sanno” che sono le città con le “strutture più idonee” a fargli portare avanti la richiesta di asilo (che all’82% viene respinta in prima istanza). Nel 2020, dopo i Tunisini, i Pakistani sono stati il gruppo più cospicuo a presentare richiesta di asilo e trovano in Italia molti concittadini regolari che tentano di aiutarli: la comunità pakistana è numericamente la decima comunità in Italia e le rimesse di denaro all’estero ammontano a 408 milioni di euro annui – https://www.secondowelfare.it/immigrazione-e-accoglienza/i-flussi-migratori-di-bangladesi-e-pakistani-verso-litalia-un-approfondimento-a-partire-dallesperienza-in-minplus/ -.
Ecco, questa è la situazione. Non vedere non risolve il problema. Non dire che al momento il dormitorio di questa comunità è divenuto attualmente il parcheggio della Stazione non rappresenta la soluzione. Seppur in modo temporaneo questi migranti hanno diritto a ben altro trattamento dal nostro sistema sociale. E la questione di chi deve provvedere si sta stringendo sull’Amministrazione che presto annuncerà pubblicamente la propria posizione; più convinti nel richiamarla ad operare sono Cravos – https://culture.globalist.it/atenei/2022/08/05/emergenza-profughi-a-siena-la-denuncia-del-cravos/ – e il Gruppo Tertium Datur Siena Bene Comune (https://www.facebook.com/usciredallapalude).
La posizione più recente è quella del Circolo Sena Civitas – un’anima del Polo civico senese – che pubblica un’anticipazione del futuro giornalino e un commento politico in tema sulla propria pagina facebook, richiamando il Centro di accoglienza che sta nascendo a Sovicille e i vari bandi vinti dall’Amministrazione riguardo il PNRR Sociale (vedi foto).
Accogliamo intanto l’esortazione di Carla Testa Neri, una delle signore con le buste della spesa, che ogni giorno si prodigano per aiutare e dialogare con i migranti pachistani. Carla è appartenente al Gruppo Tertium Datur Siena Bene Comune e ha altri incarichi sociali.
“Affronto questa vicenda – ci dice – in prima battuta con spirito di carità. Ho conosciuto persone nella miseria più completa che brillano per dignità e rispetto, anche per la nostra città. Ho appreso le loro storie di sofferenza. Ma la carità è un sentimento che non può sostituirsi all’azione di chi ha il dovere di intervenire. Quindi non siamo davanti e un problema di cuore ma a una questione di mente, una questione politica. E aspettare non risolverà il problema”.
“Sono condotti a Siena dal passaparola – dice ancora Carla Testa Neri – che vorrebbe la nostra città fra le più disponibili nel concedere loro il foglio che gli permetterebbe di raggiungere i familiari in Europa, una comunità di oltre due milioni di residenti regolari. I trenta che oggi stiamo assistendo non sono gli stessi di tre mesi fa, loro come noi non vogliono condurre quest’esistenza; man mano che alcuni vengono condotti alle comunità di accoglienza, altri ne arrivano. Noi cittadini comuni che sentiamo il bisogno e vogliamo aiutare ci siamo posti alcuni obbiettivi: fargli avere qualcosa più del pasto al giorno offertogli dalla Caritas – che provvede ad una sorta di “cena al sacco”; ma un panino e una scatoletta non sono il regime che serve alla loro età per sostentarsi -; fargli avere abiti di ricambio e prodotti per l’igiene, o mascherine, che sono anche oggi i più richiesti; qualche volta qualche aiuto per ricaricare le schede telefoniche e farli dialogare con le famiglie. Due infermiere del Gruppo si sono fatte carico di accompagnare i più gravi al Pronto soccorso e acquistare e somministrare agli altri i farmaci necessari”.
“Vedo con dolore e apprensione – conclude Carla – che, pur se il loro diritto è di avere un’assistenza e una tutela temporanea, i meccanismi della P.A. non si mettono in moto per loro. E la paura e repulsione che provocano a nostri concittadini potrebbero portare a gesti inconsulti e gravi. Vorrei che la nostra città fosse all’altezza del proprio nome e della propria tradizione di accoglienza, ma questa situazione si sta aggravando di pari passo con le condizioni atmosferiche”.