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mercoledì, Novembre 27, 2024

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Un commento alle elezioni senza incrociare numeri e flussi elettorali, deve partire da alcune premesse.

Questa città ha oltre un terzo di coloro che vanno a votare che non si riconoscono nei partiti. Essi hanno rastrellato al primo turno, con tre candidati a sindaco, il 36,63% (9.905 voti).

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Se a questo dato aggiungiamo il numero di coloro che non vanno a votare – il 14-15 maggio furono 15.691 – credo che i partiti si dovrebbero interrogare seriamente su contenuti, metodi e atteggiamenti che determinano questa situazione.

Altro discorso è la natura del civismo locale che, in questa come in precedenti circostanze, presenta criticità e specificità che, nei fatti, non riescono ad essere premianti e continuano a produrre composizioni e scomposizioni del loro quadro. Per alcune liste sembra infatti che esista una sorta di “loop” che riporta le lancette sempre al passato e allo stesso punto di partenza. Ma questo è un altro tema che rimandiamo ad altri ragionamenti.

Mettiamo a fuoco le dichiarazioni del dopo voto e cominciamo da quelle di Scaramelli, leader indiscusso di Italia Viva. Quel che dice ha sempre una certa aria surreale e spesso si smentisce con una dichiarazione dopo l’altra; forse perché dire tutto e il contrario di tutto rende impossibile stabilire un filo logico e non permette agli altri di distinguere la realtà dalla fantasia. Dopo aver cercato con le mani e con i piedi di farsi riconoscere un qualcosina dal PD per un appoggio al ballottaggio e aver incassato un rifiuto, in quanto alleato del “ricciarello magico”, dichiara volontà di collaborazione al Sindaco neo eletto. Dobbiamo iniziare a sospettare un qualche accordo sotto banco? Mah… non credo che ve ne sia stato bisogno, onestamente.

Di Pacciani abbiamo già scritto nei giorni scorsi. Vedremo cosa sarà in grado di ottenere dal Sindaco. E da quello che andrà ai civici del “questa o quella per me pari sono” capiremo diverse cose, anche perché alcuni esponenti delle liste civiche, o persone che avevano dichiarato la loro vicinanza ad esse, hanno dichiarato perfino sui social di votare Anna Ferretti.

Dei candidati minori sinceramente è arduo definire quale sia stato il loro apporto al ballottaggio e quale sia stata la portata reale della campagna elettorale al primo turno. Il voto non è stato particolarmente premiante nei loro confronti e l’unico di cui abbiamo trovato traccia di contenuti ci è sembrato Roberto Bozzi che comunque riteniamo più brillante, convincente e perfino simpatico, quando posta sui social le gite in bicicletta, o i momenti di relax con l’attuale compagna.

Castagnini paga in modo netto questa narrazione del ricciarello magico e le vicende e dichiarazioni del dopo voto sinceramente sono sconcertanti. A mio parere, tuttavia, alcuni errori clamorosi li commette. Sinceramente non avevo mai visto a livello locale una lista con il nome del sindaco uscente senza che quest’ultimo ne facesse parte, tipo Berlusconi, ma il paragone è, lo capite, forzato. La lista De Mossi fra l’altro, con nonchalance, al ballottaggio si schiera con Nicoletta Fabio che ha abbondantemente e ripetutamente preso le distanze dal De Mossi stesso, mentre fino a cinque minuti prima alcuni esponenti storici postavano sui social, con entusiasmo e insistenza compulsiva, gli elogi al Sindaco De Mossi.

Emanuele Montomoli, terzo candidato civico, sconta il fatto da esser passato nel giro di poco da outsider a candidato da battere, con il centrodestra schierato con lui. E poi di nuovo ad outsider, ma con meno smalto, quando la sua dichiarata appartenenza alla massoneria ha portato i partiti ad abbandonarlo, con grande gioia di Fratelli d’Italia che ha così potuto imporre la propria linea poi risultata vincente. Da allora, per lui è iniziata una campagna elettorale diversa che ha introdotto alcuni elementi di freschezza ma la comunicazione da sola, anche se di qualità come è stata, non basta. L’essere stato ai margini del ballottaggio sconta l’ambiguità politica che, per rimanere in attività, dovrebbe essere sciolta; altrimenti diventa una fotocopia in piccolo, della compagine che ha sostenuto Pacciani.

Il Pd e il centro sinistra. Quando si arriva qui, si apre una riflessione che richiederebbe pagine e pagine.

Delle tre liste che componevano la coalizione di Anna Ferretti quella personale aveva riportato all’attività e all’impegno un mondo cattolico che si era abbastanza defilato. Ma non è bastata. La novità vera era, e resta, la lista di Campanini che dovrebbe esser tenuto in considerazione come un investimento per il rinnovamento.

Il PD invece è riuscito fin dal primo turno a permettere a Nicoletta Fabio – che è stata davvero brava a giocare questa carta – di proporsi come il nuovo pur se i partiti che l’hanno sostenuta hanno governato cinque anni, hanno sfiduciato nei fatti il Sindaco De Mossi, che ha concluso il suo mandato in modo burrascoso, ma senza che nessun esponente della giunta del centrodestra si fosse dimesso. E non conta che, per farle accettare questa avventura, da Roma si sia dovuto pagare un prezzo preventivo che mettesse la Fabio al riparo in ogni caso.

La stessa scelta di fare i confronti con il fioretto anziché con la sciabola ha rafforzato la figura del neo Sindaco e non ha permesso alla Ferretti di entrare nei temi più sgraditi. Non abbiamo sentito ad esempio fare un commento sul dichiararsi civica della Fabio in rapporto a quanti consiglieri dei partiti di centrodestra ci sarebbero stati in Consiglio rispetto a quelli della lista personale del Sindaco. Il tutto preceduto da un tira e molla sul candidato sindaco, primarie sì oppure no, come un tormentone che, per certi versi ha riproposto il copione del caso Valentini, che comunque appariva già stracotto e sbeffeggiato dall’interno – mi ricordo un certo Scaramelli come lo teneva in considerazione a proposito! – e che è stato lasciato per cinque anni a fare opposizione con esisti burleschi.

Come dire che se dovessimo dare un voto alla campagna elettorale PD, questo sarebbe impietoso e se si continuerà a parlare del vento di destra che spira sul Paese come elemento di spiegazione sarà, come al solito, tempo buttato via.

Nelle dichiarazioni del dopo voto Anna Ferretti sfodera – forse tardivamente – una grinta che però tra le righe sollecita alcuni temi di riflessione interna, dichiarando che se si fa opposizione sul serio va bene, altrimenti ognuno farà le proprie scelte. E questo è un messaggio interno ed un giudizio su cosa è stato fatto come opposizione negli scorsi cinque anni. Ma quello che è più grave è che le elaborazioni politiche sui temi di governo della città sono ferme a troppi anni orsono. E’ stato sprecato il tempo che va dal Commissario ad oggi, e anche questo conta.

Dato che i numeri di maggioranza ed opposizione – ventuno a undici – sono impietosi e quindi spazi di manovra non ve ne saranno, consigliamo al PD di dedicare tempo ed energie a ripensare la città. dialogando con i vari settori ed aggiornando elaborazioni ed idee.

Ed inoltre, se la narrazione di “quelli che hanno rovinato la città”, non viene affrontata, questa continuerà a pesare.

Nessuno ha mai tirato fuori i verbali delle decisioni del CDA di Monte, Fondazione e varie controllate e collegate con le decisioni che hanno determinato tale situazione… Nessuno ha mai avuto il coraggio per verificare quante volte gli esponenti del centrodestra hanno votato contro le decisioni fondamentali, o di raccontare chi e quante volte viaggiava verso Roma per prendere “appunti”, o di rimembrare chi era il governatore della Regione Veneto in quegli anni e quante volte si rapportava ai vertici del Monte e, presumo, non solo.

E la lista potrebbe continuare. Il che non assolve dagli errori anche perché chi è stato chiamato dopo per mettere a posto le cose, il PD ha avuto la brillante idea di intestarselo e si è visto quali risultati abbia ottenuto.

In modo completamente speculare il centrodestra ha nascosto e fatto dimenticare le proprie magagne, i profondi dissidi e la stagione di separati in casa con il sindaco De Mossi… E quindi vince su tutta la linea. Adesso c’è da costruire il governo diffuso della città per i prossimi cinque anni e questo passaggio dirà molte cose.

Dirà quanto pesano effettivamente i partiti che hanno ottenuto un risultato molto buono, quante saranno le figure calate dall’alto, o meglio da fuori, degli assessori, quanto sarà il premio preteso dall’asso “pigliatutto” della lista personale del Sindaco e come si legherà ai partiti, e in cosa si caratterizzerà il civismo asserito e rivendicato dal Sindaco, e quali prezzi saranno via via pagati a chi ha portato voti.

Maurizio Cenni

(Le foto utilizzate sono foto pubbliche di Facebook)

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