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giovedì, Novembre 21, 2024

La visione che il Comune ha di Siena va aggiornata di continuo, anche se…

Maurizio Cenni buongiorno, il tuo contributo sul compianto presidente De Luca e il nuovo stadio mai costruito, ci intriga. Ci piacerebbe tener vivo l’argomento, ora che un nuovo sindaco sta per mettere in cantiere le ultime opere che in qualche modo sono state previste e approvate dalle amministrazioni precedenti. Le più cospicue se non stiamo sbagliando sono un Conad nei pressi della rotonda dello Stellino e un’Esselunga in prossimità dello svincolo di Porta Tufi…

Si tratta comunque di grossi cantieri nei pressi di snodi nevralgici. Ma perché succede tutto questo? Come mai un cantiere approvato non tiene quasi mai conto delle difficoltà che provocherà?

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“Intanto bisogna tenere presente che le previsioni urbanistiche di un intervento non sempre si traducono nella realizzazione concreta dello stesso e, per quanto attiene invece alla fase di progettazione e l’inizio effettivo dei lavori passa molto, troppo tempo; e addirittura può verificarsi anche la circostanza che un intervento previsto non venga mai realizzato. La realtà del territorio comunale è molto compressa e anche interventi manutentivi generano sempre un disagio per la mobilità. Un semplice intervento di asfaltatura mette già in crisi e genera disagio, ma tali interventi sono necessari. Si tratta di organizzare i lavori in modo da minimizzare i disagi nella consapevolezza che sono comunque inevitabili. Personalmente preferisco che vi siano lamentele perché si fanno i lavori anziché disperarsi per lo stato di manutenzione del patrimonio pubblico”.

Il nuovo sindaco molto probabilmente si metterà al lavoro per ipotizzare anche nuove opere. Considerando che gli ultimi lavori importanti bisogna farli risalire al tuo mandato di sindaco, cosa puoi dirci del fatto che non sono state costruite opere per dodici anni e di cosa, secondo te, ha bisogno la città? Più snodi e arterie viarie o più edifici?

“Ho spesso detto che le previsioni di governo del territorio vanno aggiornate, tenendo conto di come sia cambiata la domanda di alcune funzioni e di come i nuovi livelli di povertà che affronteremo porteranno a nuove pressioni, ad esempio, sul fronte abitativo. Le molte opere realizzate nel passato hanno goduto di una stagione di risorse provenienti dalla Fondazione che hanno permesso di adeguare la struttura della città adeguandola al fabbisogno giornaliero. Tale opportunità io l’avrei intravista oggi con i fondi PNRR. In futuro credo si debba ragionare bene sul consumo di territorio equilibrandolo alla sostenibilità ambientale e sul riuso di alcuni edifici – i contenitori appunto – e per la viabilità sarebbe estremamente necessaria la ricucitura della tangenziale verso est che rimane un nodo cruciale, anche se la progettazione e realizzazione sono opere complesse”.

Si parla tanto di contenitori vuoti, ma abbiamo anche sentito l’espressione di abuso del consumo del suolo e del fatto che a nord della città null’altro può essere eretto. Spiegaci questo concetto e il perché i contenitori vuoti non possono essere impiegati?

“A nord esistono funzioni già realizzate e funzioni previste che rendono l’area difficilmente utilizzabile per un ulteriore sviluppo. Ed io credo che se vogliamo davvero costruire un futuro per la città bisogna pensare a come svilupparla, farla crescere in termini qualitativi e, insisto, ragionare con i comuni contermini su come si costruisce una vera area metropolitana… Non tanto nelle dimensioni, ma nella progettazione degli insediamenti, nell’utilizzo consapevole del territorio, assegnando al capoluogo il proprio ruolo di capofila. L’ideale sarebbe la costruzione di un unico comune che, conservando le specificità territoriali dei comuni confinanti, comunque progettasse servizi e funzioni in modo unitario, visto che tutti i tentativi di coordinamento del passato sono naufragati. Per quanto riguarda i contenitori, essi esistono ma non tutti sono nella disponibilità del Comune. Purtuttavia un rapporto di partnership tra i vari livelli governativi, regione e comune, oltre che di questi con il privato, potrebbe portare a soluzioni nell’interesse della città”.

Hai un tuo punto di vista sulla questione dei lotti necessari all’espansione dell’AOS? Ritieni che la speculazione edilizia abbia un ruolo forte nel condizionare lo sviluppo di Siena?

“Il costo dei terreni qui è sempre stato maggiore che altrove, per la scarsa disponibilità del suolo edificabile, per la qualità della città che spesso ha surrettiziamente introdotto margini di speculazione. Non voglio entrare nel merito del Masterplan dell’Azienda Ospedaliera, spero che vi siano le risorse per realizzarlo e che si tenga conto di una viabilità e sosta insufficiente già oggi. Il Comune per suo conto ha dato l’avvio all’iter di variante, ma i tempi non si prospettano certo brevi per vedere i frutti di questa riorganizzazione; nel frattempo bisognerebbe mantenere l’offerta sanitaria ai livelli a cui eravamo abituati. E soprattutto iniziare con lavori per terminarli e non lasciarli come una sinfonia incompiuta”.

Quando ci hai parlato del nuovo stadio di Isola d’Arbia – https://sienapost.it/rubriche/de-luca-il-calcio-lo-stadio-isola-darbia-e-dintorni/ -, non ti sei dilungato nello spiegare che altri edifici, sarebbero sorti nei dintorni e che qualcuno è stato costruito davvero. Avevate stabilito che la direttrice di sviluppo sarebbe stata unicamente a Sud. Suppongo che il tutto era stato preceduto da una fase decisionale e laboriosa tanto in Consiglio che anche nelle sedi partitiche… Ci potresti raccontare di come si arrivò a quella decisione e chi erano le parti che sostenevano le varie tesi?

“In realtà se contiamo gli incontri per la fase preparatoria del Piano Strutturale con le circoscrizioni, gli ordini professionali, le contrade, i cittadini, le fasi di raccolta delle osservazioni e le sommiamo con la discussione politica che veniva già dal programma del mio primo mandato, e tutto il lavoro nelle commissioni consiliari e poi in Consiglio, siamo a un livello di ore lavoro quasi esagerato. Senza contare i passaggi in Regione, politici e tecnici. Sulla direttrice sud non incontrammo opposizione in realtà, anche perché la zona di Isola d’Arbia era percepita davvero come un’isola e quindi una ricucitura del tessuto urbano serviva anche a dotarla di maggiori servizi. I cittadini stessi erano favorevoli. I soggetti interessati poi, sia quelli sportivi professionistici come Siena e Mens Sana, sia gli enti di promozione, erano favorevoli ed interessati a divenire gestori di quelle parti, come le piscine, che avrebbero contribuito a dare una nuova dotazione alla città”.

Eppure a un anno dal compimento del tuo secondo e ultimo mandato di sindaco, tutto era stato rimesso in gioco. Ci pare – ma correggici, per favore – che l’on. Franco Ceccuzzi avesse cambiato qualche delibera strategica – ed il resto lo fece – dopo il commissario – il sindaco Bruno Valentini. Scusaci, Maurizio, ma non erano entrambi del tuo partito e quindi partecipi di quelle passate decisioni comuni?

“Credo che la sbornia della discontinuità rivendicata come un valore fondamentale e non come sarebbe stato nella logica, una diretta e scontata conseguenza della apertura di una nuova stagione amministrativa, abbia giocato un brutto scherzo, visto che, appunto erano entrambi partecipi delle discussioni. Con una differenza: Ceccuzzi come capo del partito nei documenti ufficiali e nelle relazioni introduttive ai vari incontri lodava e appoggiava la politica del Comune e la sua permanenza è stata troppo fugace per capire cosa avrebbe fatto in seguito; Valentini, che ha scelto di essere discontinuo anche da Ceccuzzi, prima non era molto interessato alla politica del capoluogo poiché come Sindaco di Monteriggioni era molto più interessato alle questioni del suo territorio e alle risorse che poteva ottenere dagli oneri di urbanizzazione e dai contributi della Fondazione, specie quando si trattava di finanziare e realizzare opere a confine dei due comuni, come quelle della viabilità ad esempio”.

Negli anni successivi al compimento del tuo mandato, il web ha cominciato a farla da padrone e quindi è tutto un cartaceo da ritrovare per le cose che hai fatto e i problemi che hai risolto, mentre è abbastanza facile trovare le lamentele comunali per l’aver dovuto pagare fior di quattrini il progetto dello stadio di Isola, oppure le altre magagne che ti sono state appioppate… Si vive con un po’ di aspettativa per la posterità, quello che è successo ti sta bene?

“Su questo capitolo qualcosina ho già detto e qualcosa dirò ancora, ma sul versante stadio mi pare di ricordare che le sentenze che fino ad oggi si sono succedute hanno dato ragione all’operato della giunta e dei tecnici del Comune di allora. Sempre su questo capitolo mi fanno sorridere quelli che parlano di opera megalomane riferendosi alla progettazione di Isola d’Arbia. Intanto una previsione urbanistica non è la progettazione di un’opera ma la previsione di funzioni realizzabili, ovvero ti dico cosa puoi fare e in quali dimensioni e quantità. Da li a farlo ci sono tante di quelle fasi di progettazione da far rabbrividire. Senza contare che la progettazione di idee dello stadio e del nuovo palazzetto dello sport hanno permesso, pur in quella fase embrionale, di ottenere deroghe per giocare nell’impiantistica esistente”.

Ti metto virtualmente insieme a un tuo amico – che poi magari sentiremo -: Mauro Marzucchi che afferma che gli amministratori, indipendentemente dal colore politico, stanno da tempo nascondendo il fatto che la città di Siena non si può più permettere finanziariamente di sorreggere tutte le sue istituzioni benemerite… Tu invece è da tempo che ci dici come parti della città reale vengano costruite sul bordo dei confini dagli altri comuni, imponendo alla città capoluogo di pagare la loro espansione in termini di servizi e urbanizzazione… E se qualcuno parla di città vasta lo fanno sentire un marziano… Ma stando così le cose non è che andiamo verso il fallimento e ce accorgeremo a cose fatte?

“Mauro ha ragione e parte dall’assunto che la città è stata abituata per troppo tempo a vivere al di sopra delle proprie possibilità grazie ad un meccanismo di assistenza che, tramite quei contributi definiti a pioggia della Fondazione, permettevano la sopravvivenza di svariate associazioni. Badate bene non è stato un male poiché si sono anche sviluppate capacità diffuse entro la città, solo che il meccanismo non è più sostenibile e quindi bisogna fare i conti con meccanismi di aggregazione e razionalizzazione altrimenti l’autoreferenzialità costringe alla marginalità delle varie iniziative e un decadimento della qualità; siamo pochi, anzi sempre meno, e quindi, si torna al tema dei comuni contermini e della loro autoreferenzialità. Il nuovo Sindaco potrebbe avviare una nuova fase su questo terreno, ma non è la città troppo autoreferenziale come sosteneva Bozzi alcuni mesi addietro, è il contrario. Siena ha pagato e paga tuttora il suo essere capoluogo, e questo è normale, ma il meccanismo, se non si corregge, rischia di divenire un fattore depressivo per la città che poi, si ripercuoterà anche nei comuni contermini che avranno a disposizione meno servizi e con minor qualità”.

Si parlava di Palio, ma anche di Siena, quando ci hai detto che una soluzione per Siena è quella di chiedere aiuto ai molti amici che ha nel mondo. Quale sarebbe la proposta che potrebbe esser loro fatta?

“Lanciai questa idea in un momento in cui, di nuovo, il Palio era sotto attacco, basandomi sulla banale riflessione di quante persone ci siano nel mondo, appartenenti al mondo della cultura e non solo, in grado di fare opinione. Immaginavo l’efficacia di chiamarle a testimoniare a favore di questa cosa unica che esiste solo qui, irriproducibile altrove, contrapposti tutti a questa sorta di normalizzazione che riduce un evento come questo a leggi, leggine e codicilli validi per manifestazioni sportive, e porta nelle aule di tribunale comportamenti non assimilabili a niente. Era una idea che nel passato avevo condiviso con il compianto professor Alessandro Falassi. Spero che non ve ne sia bisogno e mi auguro anche che su questo tema la città non si divida e non ne faccia un uso strumentale come purtroppo avvenuto anche nel recente passato”.

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