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venerdì, Novembre 22, 2024

Pagellone, e tanta voglia di ripartire da domenica

Qualche articolo in meno l’abbiamo fatto in questi giorni. A noi tutta quella Selva che c’era all’inizio, tutto quel Tittia che c’era l’inizio, ci hanno tolto la voglia di strologare per quattro giorni.

Anzi, con l’Atzeni, avevo una personalissima promessa da adempiere: cioè credere che davvero lui fosse il padrone assoluto del vapore e che un Palio all’apparenza semplice sarebbe stato davvero semplice.

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Sic et sempliciter. Prima Selvalta in campo e Tittia che il DIECI in pagella se lo dà da solo. Dieci palii vinti, quando è ancora lontana la simbolica quota degli Anta. E purtroppo chiudiamo con una brutta immagine le cose che vogliamo vedere e memorizzare di questo Palio…

E’ il video che la redazione della Gazzetta di Siena ha da poco messo online: Tittia, vittorioso e ancora a cavallo, che viene aggredito da un intruso fra chi voleva solo abbracciarlo. Siamo assolutamente per tener lontani i contradaioli dalle celle della questura e dalle aule dei tribunali, ma questa offesa a un simbolo della contrada – guardatelo e fatevi un’opinione: https://www.gazzettadisiena.it/palio-tittia-colpito-da-un-pugno-durante-i-festeggiamenti-il-video/ – che ha di paliesco? La tradizione crediamo che dica letteralmente che chi perde ‘n cogliona… Il nostro invito alle forze dell’ordine è di perseguirlo o quantomeno renderne nota l’identità…

Che questo signore spieghi pure ai suoi concittadini le regole sbagliate con cui vive la nostra Festa. Sono questi atteggiamenti che ci precipitano nel pozzo senza fondo dell’incompreso. Quando Nicoletta Fabio, nostro sindaco, ha parlato di meglio divulgare i comportamenti di contrada di certo parlava di altro.

Che altro dire del nostro Giovanni, nato in Germania? Il Palio è stato corso davvero con tanta velocità. Stamani il sito ilpalio.org annunciava ufficiosamente un nuovo record di Piazza: 1’12’’39, cioè inferiore al record confermato della stessa accoppiata Violenta da Clodia-Tittia di un anno fa nel Leocorno (1’12’’66), che aveva fatto cadere dopo sette anni il tempo di Polonski nella Selva (1’12’’69). Il sito – https://www.ilpalio.org/tempi.htm – al momento in cui scriviamo sta rettificando, ma non si sa di quanto. La sensazione con quella galoppata di tre giri a pista libera è comunque di pura velocità.

E questo ci dà lo spunto per parlare di Gingillo. Al quale daremmo il massimo del voto che può spettare a uno che arriva secondo – otto su dieci -. L’ordine di mossa l’ha precipitato in un Palio di incredibile complessità: tenere la testa al canape, con accanto Violenta e senza aver il minimo aiuto dall’Onda (anzi!!). Se non ci fosse stato Scompiglio e l’alleata Chiocciola a dare la mossa, il Palio di Salicotto sarebbe stato di un’incredibile mediocrità. La situazione al canape era così comprensibilmente difficile che ci pare di aver quasi compreso dal mossiere Ambrosione una sorta di approvazione al cambio di allineamento – “Torre trovati un posto” -. Avevamo un dubbio su Gingillo in caso di entrata affollata a San Martino, ma lo spunto di Zio Frac è tale da sottrarlo da questa difficoltà e anche il nerbo impugnato inizialmente per respingere Brigante poi viene usato solo sulle terga del cavallo. La fine di secondo giro potrebbe illudere, ma a quel punto Tittia mostra che fino a quel momento Violenta galoppava in controllo. Se vedemo, regà…

La caduta dell’Onda bisogna riguardarla per capirla; e magari chiedersi se il tanto apprezzato tufo si è scollacciato in quel punto che è uno dei più a rischio. Brigante fa il suo alla mossa. Con mestiere e rispetto per il regolamento non fa star tranquilla l’accoppiata torraiola nei quasi sessanta minuti di mossa alternati da quattro uscite. Di sicuro gli ha tolto molto, tuttavia parte alla pari con l’avversaria e insiste nel cercare di rialzarsi – Viso d’Angelo o Carlo Sanna inadatto al viottolo di Beppe? -, cedendo prima alla Torre e poi, quasi, al Drago. Quando a metà secondo giro poteva chiedere di più a Viso d’Angelo, il barbero pattina coi posteriori e starci sopra diventa davvero difficile. Voto sei con un “più” per la tecnica perché comunque nel Palio dell’Onda non c’è nulla da passare agli annali.

Se Capitan Guiggiani stesso, ammette la possibilità che sia stato fatto un errore – https://www.radiosienatv.it/palio-guiggiani-capitano-giraffa-se-si-mette-dentro-solo-il-cavallo-piu-forte-non-puo-che-andare-cosi/ – non ci permettiamo di contraddirlo e diamo a Tamurè non un cinque e mezzo ma un cinque perché è ripetente. Abbasantesa sfavorita dai canapi è l’unico cavallo che ha mostrato di poter contendere il galoppo a Violenta. Per spingerla con quella convinzione serve un grandissimo coraggio, ma per raggiungerla l’accoppiata giraffina avrebbe dovuto sia ad agosto che ieri, superare il Casato che l’ha sempre fermati. Entrambi rivedibili, perché molto potenziale hanno, ma… non insieme.

Rimaniamo col dubbio se abbiamo fatto bene a non credere che Anda e Bola fosse un bombolone, oppure se la realtà è diversa. Sarà perché – https://www.lanazione.it/siena/cronaca/anda-e-bola-il-barbero-cavaliere-milani-puo-battere-violenta-chiti-definisce-veranu-un-coccolone-fdf4e343 – è un cavallo finto? Siamo qui comunque per votare la professionalità di Scompiglio, decano di Piazza… Quanto a coraggio e devozione per noi vale un sette, quanto a tattica e strategia molto ma molto meno. La Chiocciola ha tenuto tutti un’ora tra i canapi, ma senza una reale volontà di far “maltire” gli altri barberi; di certo c’era una promessa alla Torre; a tratti ha pensato alla Tartuca perché un vistoso danneggiamento all’avversaria fra i canapi avrebbe dato immediato senso al Palio, ma poi l’allineamento perfetto e i richiami di Ambrosione l’hanno costretta all’ingresso che in questo lotto di partenti perfetti l’ha relegata al 9°-10° posto. Tra San Martino e Casato Scompiglio si mostra bravo in geometria, venendo premiato dalle nerbate della Tartuca che appaia e sorpassa e pessimo in fisica in quanto, trovando il Nicchio che gli impedisce di allargarsi a sinistra, non beneficia della forza di gravità nell’approssimarsi ai palchi.

Oggi siamo del tutto votati a non dare più del “seino” a chi ha cavalcato senza lasciar traccia. Cominciamo con Andrea Coghe che, a dichiarazione del suo capitano – Palio, Gotti (capitano Drago): “Contento della prestazione di Andrea Coghe, ripartiamo da lui” | RadioSienaTvè un sicuro partente ad agosto. Alla mossa se ne va benino, ma non tanto da aspirare alle prime posizioni. Si vede che nel galoppo Ungaros sembra averne di più di Viso d’Angelo, ma impatta nell’Onda tanto al primo San Martino che al Casato, che al secondo San Martino dove potrebbe schiacciare Brigante (ma non lo fa). Ogni urto un’azione da riprendere, nelle foto di vittoria il Drago non è neanche sullo sfondo.

Chi non è mai sullo sfondo… E che per la nostra visione merita un quattro è il fantino dell’Aquila. E lo confermiamo qualora non ci venga detto che ha perso un ferro o cos’altro. Quando parliamo dell’importanza del cuore nel bagaglio professionale di un fantino non scherziamo mica. Crediamo che la differenza fra Scompiglio e Scangeo, per la parte iniziale della corsa a contendersi il 9 posto, sia proprio questa: uno ha pintato non foss’altro per l’orgoglio dei propri contradaioli, l’altro non è entrato nella prospettiva delle telecamere né al primo, né al secondo, né al terzo giro. Qualcuno potrebbe dire che vedeva bene chi c’era in testa e che quindi non c’era altro da dimostrare. E diciamo magari di sì; se vuoi fare il fantino per 357 giorni l’anno quella era una giusta giustificazione, ma se ti interessano gli otto mancanti, caro Piras, rispetta i colori che indossi. Ma mi spiegate perché alla mossa nel momento di spingere era l’unico a capo alzato? Ma l’Aquila doveva guardar chi?

Ares e Tempesta li mettiamo insieme, perché a parte il fatto che uno chiude a cavallo e l’altro in terra, non c’è granché da dire. A entrambi il “seino” (con tanto di meno) scolastico. Bravi a non perdere la concentrazione nell’ora al canape, bravi a serbare le energie dei loro cavalli, ma mai vicini a esprimere qualcosa di determinante per la corsa. Ci verrebbe da dire – pur ammettendo che quelle cadute ci possono stare – che Ares ha peccato in mancanza di fantasia perché che sarebbe andato a sbattere lo poteva immaginare dieci metri prima dell’ingresso a San Martino. E ci verrebbe da pensare che il Nicchio sia stato fortunato a trovare la Chiocciola all’interno prima del Casato, perché la prosecuzione della sua traiettoria senza rialzarsi l’avrebbe portato davvero troppo vicino allo steccato.

Rimane la Tartuca. Che dire? Non è che ha detto granché in questo Palio, ma a Murtas oltre il “seino” vogliamo dare un “più”. Grandine si è dimostrato versatile alle richieste di una dirigenza esigente. Ha pizzicato l’avversaria durante le prove sia nel fisico che con la mente. Ed anche ai canapi ha provato a “fintare” proprie distrazioni. E’ partito abbastanza bene ma poi è sembrato incerto sulle traiettorie da prendere e quelle da chiudere, probabilmente perché sentiva che la Chiocciola stava arrivando. Su di essa ha alzato il nerbo che in una rivalità è sempre cosa che conta, ma è stato comunque passato. Chiude a cavallo. Accontentiamoci del 6+.

Aquila, Bruco, Drago, Istrice, Oca, Pantera e Torre. Queste sono le certezze da cui si ricomincia. Domenica in tre si aggiungeranno e avremo il lotto di agosto. Nelle interviste del dopo Palio, qualche capitano ha fatto come Pinocchio perché se si contano tutti quelli che erano “per i cavalli migliori” ci sarebbe stata la maggioranza per Remorex e Tale e Quale. Anche la strategia va ritoccata, quella della scelta dell’unica punta, sappiamo come ha favorito Tittia, ma non riusciamo del tutto a capire come ha favorito le dirigenze di contrada.

A meno che… Ne parleremo più in qua.

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