Punto nevralgico, di confluenza delle arterie cittadine. Forse non tutti sanno che la Croce del Travaglio è il punto dove si intersecano le tre direttrici principali interne alle mura di Siena, e che formano una specie di ipsilon rovesciata, in cui il tratto più lungo è quello che proviene da porta Camollia, attraverso le vie Montanini e Banchi di Sopra, mentre i tratti più corti partono proprio dalla Croce del Travaglio, e sono costituiti dalle vie Banchi di Sotto e Pantaneto, fino a porta Romana, da un lato, e da via di Città dall’altro, dalla via, cioè, che conduce alla parte più antica di Siena, Castelvecchio.
Quando i senesi fecero scappare l’Imperatore. Già, ma perché questo curioso nome, Croce del Travaglio? Una spiegazione storica plausibile la possiamo far risalire al 1369. In quell’anno era di passaggio per Siena l’Imperatore Carlo IV di Boemia, che volle imporre delle leggi liberticide per la città. Il popolo senese, focoso come sempre, si ribellò e prese le armi, sotto la guida del capitano della guardia, Matteino di Mensano. I senesi, senza pensarci due volte, attaccarono i baroni e i soldati imperiali. Lo scontro più cruento si ebbe proprio nel luogo che per questo sarebbe stato detto Croce del Travaglio, e si concluse con la rotta degli imperiali. L’Imperatore riuscì a stento a mettersi in salvo nel palazzo dei Salimbeni, e da qui poté lasciare la città solo dopo aver confermato ai senesi tutti i loro antichi privilegi e tutte le loro libertà.
Un’altra spiegazione del toponimo, che potremmo definire “logistica”, consiste nel fatto che proprio qui, come in altri punti nevralgici interni alla cinta muraria, venivano collocate delle catene o “travi”, da usare per rallentare eventuali sommosse popolari, da cui il nome di “Travaglio”.
La versione dell’indimenticabile “Momo”. Ma se questa è la storia, c’è anche una versione popolare, leggendaria, sull’origine del nome Croce del Travaglio. Ce la dà, in un suo celebre sonetto, il poeta vernacolare senese Momo Giovannelli, che scriveva:
Cosicché, uno de’ tanti Imperatori
che passava da Siena, se une sbaglio
quando fu qui, li venne un gran travaglio,
insomma, ‘on rispetto, dètte fòri.