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venerdì, Novembre 22, 2024

Prenotazioni vaccini verso il blocco

Toscana in zona bianca. E ieri ha celebrato il primo giorno – dal 10 ottobre scorso – in cui i nosocomi regionali non hanno registrato alcuna morte attribuibile al Covid. Tuttavia…

Ci sono sempre i tuttavia. E talvolta, quando sono spiegati a mezze parole, sembrano anche più preoccupanti. In queste ore le prenotazioni dei vaccini vengono rallentate se non bloccate dal Sistema regionale. Si ha certezza solo per le seconde dosi. Cosa sta succedendo?

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L’ipotesi che sta prendendo sempre più corpo è che all’Italia – che ha coordinato con la Ue la contrattazione dell’approvvigionamento di vaccini – stiano mancando all’appello 72 milioni di dosi.

In questa fase di uscita dalla pandemia, l’Europa contava di utilizzare l’ordinativo da 555 milioni di dosi contratto con la tedesca CureVac e la francese Sanofi. Secondo i primi test, che hanno avuto immediato riflesso sui mercati, CureVac non raggiungerebbe la soglia minima del 50% di efficacia contro il virus mentre Sanofi che ha chiamato ad affiancarla la GSK, la multinazionale britannica con sede anche a Siena, nella Fase2 è in grave ritardo.

E non potrà sopperire, in tempi brevi, il vaccino italiano ReiThera in bilico nella fase 3 di sperimentazione dopo che la Corte dei Conti ha bloccato un finanziamento pubblico da 81 milioni di euro per mancanza di un reale investimento produttivo.

Molte di queste considerazioni sono state con capacità descritte qualche giorno fa da Giulia Berardelli sull’HuffPost. Ne consigliamo la lettura: https://www.huffingtonpost.it/entry/curevac-sanofi-reithera-laffanno-dei-vaccini-europei_it_60cb66c6e4b0587266d99cc7.

In Toscana nel frattempo si torna a sfogliare la margherita e valutare che il cammino della lotta contro il covid non sia ormai al capolinea, ma potrebbe riservare sorprese.

Come affronterà l’Europa la questione dei ritardi delle proprie industrie di vaccini? Li aiuterà o si metterà al riparo con rescissioni contrattuali? Intanto quelle 72 milioni di dosi da utilizzare in estate e a settembre si sa che non ci saranno; almeno con quelle scadenze.

E la questione si aggiunge a un rapporto che i vaccinandi – che devono esprimere il consenso – ancora non hanno maturato correttamente con Astrazeneca. La novità dell’eterologa non è chiara e – parere espresso su Fb dell’autore in numerosi blog Umberto Minopoli – “la condotta del Governo mi ha messo dubbi: è stata disinformativa, oscillante, contraddittoria e catastrofica negli effetti. Una settimana fa, il Governo ha annunciato una linea: obbligo di eterologa sotto i 60 anni e vaccino Astra Zeneca e simile limitato solo agli ultra 60 anni. Risultato: si impauriscono tutti. Quelli sopra i 60 anni, come me, ragionano: una cosa che è pericolosa per chi ha 50, 57, 60 anni (al punto di vietarla), come diventa tranquilla se hai 61, 67 o 70 anni? Il virus è, forse, in grado di leggere il grado di invecchiamento delle cellule umane? No, solo statistica. Ma allora perché vietarla appena sotto i 60anni? Il sospetto diventa: se obbligano a cambiare vaccino sotto i 60 anni, vuol dire che Astra è pericoloso. Se lo limitano agli ultra60 e’ solo per non buttare le dosi e non sconvolgere la campagna vaccinale. Un azzardo. Che, infatti, sconvolge la campagna. Lo fa notare la diligente ed efficiente Regione Lazio degli ottimi Amato e Zingaretti (sui vaccini, molti fatti e poche parole). Risultato: tutto cambia di nuovo in 7 giorni. Ora l’eterologa non è più obbligatoria sotto i 60 anni, ma solo “consentita”; l’Astra Zeneca resta sopra i 60 anni (…). E’ una condotta infantile. E di propaganda. Siamo adulti e misuriamo le cose sulla nostra pelle: qui, se c’è stato errore, lo hanno fatto il Governo, nella sua collegialità, e il Commissario che 7 giorni fa era al tavolo col ministro a dire: l’eterologa è obbligatoria sotto i 60 anni, l’Astra lo fanno solo gli ultra60. Un disastro”.

La nostra conclusione: l’obiettivo dell’immunità di gregge insomma, nonostante gli annunci, è e resterà lontano.

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