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mercoledì, Aprile 24, 2024

Ristrutturazione: croce o delizia?

La ristrutturazione non appare nella lista degli eventi stressanti. Abbiamo controllato. Appare però il trasloco, al 55esimo posto. 

Eppure, chi ha vissuto una ristrutturazione non potrà che confermare che si tratti di un periodo stressante e faticoso a cui, a loro stesso dire, non erano assolutamente preparati. Usiamo qui il termine ristrutturazione nella sua accezione più ampia, non quella normativa, per intendersi, ma quella comune: se sto facendo degli interventi di miglioramento in casa, siano essi grandi o piccoli, se ho contattato un tecnico e le maestranze, allora sto ristrutturando.

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Quante volte abbiamo sentito amici o colleghi dirci “eh, ma ho i muratori in casa” con l’aria sconsolata e lo sguardo pieno di mestizia.

Quello che spesso si ignora, prima di imbarcarsi nell’avventura, è che la ristrutturazione è fatta di centinaia, o migliaia, di decisioni, grandi e piccole, che si legano le une alle altre, che richiedono attenzione e capacità di giudizio sempre lucide. Non si riflette che dovremmo fare i conti con le nostre indecisioni e vulnerabilità. Non si considera che dovremmo trovare una mediazione con le idee, e le ragioni, del partner, o sobbarcarsi tutto il peso delle scelte sulle proprie spalle se non si è in coppia, con solo il dubbio “avrò fatto bene?” come compagno.

Ovviamente le decisioni, prese o da prendere, coinvolgono aspetti economici e si combatte con risorse limitate, quando non limitatissime. Aspetto, quest’ultimo, non trascurabile e che genera ulteriore ansia. Quasi tutto è realizzabile nel mondo di oggi, grazie al progresso della  tecnologia e dei materiali, ma questo “tutto” si ottiene ad un prezzo. 

Tuttavia, molti ancora non sanno che non si può fare proprio tutto quello che si vuole e che, malgrado le semplificazioni e le dichiarazioni del legislatore, l’edilizia non è affatto “libera”: ci sono leggi e regolamenti da rispettare, verifiche da far tornare, obiettivi minimi da raggiungere. Quando lo scoprono, sono spesso sorpresi: frequentemente si chiedono, e chiedono, perchè quell’idea che a loro sembrava vincente, che avevano accarezzato, che si figuravano già, non si possa in realtà realizzare. A volte si danno pace, arresi, altre cercano soluzioni non ortodosse (e questo dovrebbe farci riflettere sulla reale utilità di lacci e lacciuoli). In ogni caso spesso si sentono intrappolati in un processo complesso in cui però sono ormai completamente immersi. Ecco infatti un altro elemento spesso sottovalutato: dall’inizio della ristrutturazione non si torna indietro. Quando si comincia, si finisce. Si può solo procedere, andare avanti, navigare nel mare impetuoso credendo che arriveremo in porto. Prima o poi. 

Ed eccoci giunti al capitolo tempistiche. Quando si comincia un cantiere, e gli animi sono rilassati, e i rapporti distesi, e le risorse ancora intatte, il risultato appare alla nostra portata. “Finiremo in tre mesi”, annunciano fiduciosi il tecnico e operai al primo sopralluogo. Evviva, giusto in tempo per le vacanze, la scuola dei bambini, il Natale. Poi accade qualcosa di inaspettato e tutto cambia: passano i giorni, le settimane a volte, e non accade nulla. E aumentano le rate contemporanee di affitto e mutuo, oppure si complica l’organizzazione per accompagnare il bimbo nella nuova scuola partendo dalla vecchia casa. Altre preoccupazioni, altri elementi da gestire.

Che fare allora? Non ristrutturare? Rinunciare? Anzi, al contrario. L’aspetto sorprendente della ristrutturazione è che somiglia un po’ a una rinascita: se il lavoro è stato fatto bene, se i nostri desideri sono stati ben interpretati, se è davvero la casa che ci piace e in cui ci si riconosce, quando tutto sarà finito, dopo le preoccupazioni, le notti insonni e le discussioni, tutte le tribolazioni saranno solo un ricordo. Questo bisogna sapere, in questo bisogna avere fiducia.

Non resterà che traslocare.

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