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venerdì, Novembre 22, 2024

L’etica, il lavoro e l’intelligenza artificiale: una necessaria riflessione

Il futuro è già arrivato, ma non bisogna avere paura dei cambiamenti. La realtà deve essere governata e non subita.

Se l’imprenditore deve essere dotato di competenza, rispetto e coraggio, il lavoratore deve essere – come sosteneva giustamente Giorgio La Pira, il sindaco Santo – un coordinatore, un corresponsabile un soggetto e non un oggetto dell’economia reale.

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Giorgio La Pira sosteneva e argomentava che ‘sia lo Stato come i privati devono spendersi in progetti finalizzati alla massima occupazione ed al soddisfacimento dei bisogni essenziali dell’uomo’. Creare occupazione infatti oltre che giusto e’ anche conveniente economicamente: la disoccupazione giovanile è distruzione di capitale umano e di ricchezza. Il miracolo economico dell’Italia del dopoguerra fu dovuto sia all’impegno ai governi della Repubblica ma soprattutto agli imprenditori, anche improvvisati, che si prendevano cura del lavoro dei propri dipendenti e delle comunita’ facendo funzionare l’ascensore sociale e aprendo prospettive all’impegno delle giovani generazioni.

Dalle crisi, più o meno gravi, sostengono gli economisti più avveduti, si esce con le virtù e l’impegno, con l’intelligenza della volonta’ di gramsciana memoria, non certo con la rassegnazione. Oggi però con la situazione geopolitica mondiale è in turbolente movimento con i flussi migratori in atto, non certo controllati da un piano di gestione equilibrato: con la complicita’ di inflazione e disoccupazione cresce la povertà, per le disparità sociali e retributive e l’ascensore sociale, che ha mosso lo sviluppo nei tempi migliori, pare inesorabilmente fermo al piano terra.

Per l’effetto negativo sui tassi di interesse elevati, l’inflazione che pure ora morde un po’ di meno e con la dinamica negativa del commercio internazionale il PIL dell’Italia non cresce e per famiglie e imprese occorre un vero ‘ patto intelligente’ con la supervisione di chi ha il governo del Paese.

In particolare è tempo di favorire un dialogo serio fra generazioni perché sono proprio i giovani che stanno pagando un prezzo molto alto, in termini di accresciuto senso di inutilita’ e di esclusione a causa della prolungata congiuntura economica negativa, dello sbilanciamento demografico verso età più mature, della permanente difficoltà nell’inserimento lavorativo, dell’enorme incertezza rispetto ai percorsi professionali ed alla possibilità di costruire una famiglia. Mario Draghi sostiene infatti che per un ruolo positivo della economie italiana ed europea, per una possibile ripresa e sviluppo, occorrono la crescita del PIL e del ‘PIL procapite’ delle popolazioni. Nel rapporto lavoro/economia, il lavoro ha perso oggi la centralità e la flessibilita’ rischia di trasformarsi pericolosamente in precarieta’ e perdita’ di dignita’ e diritti. Abbiamo bisogno di tanto lavoro e ‘decente’ come lo defini’ Papa Benedetto XVI nell’enciclica ‘ Caritas in Veritate’ che forse dovrebbe essere letta dai rappresentanti delle categorie produttive e dai sindacati dei lavoratori.

Ora vediamo il tema dell’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, strettamente connesso ai temi del lavoro e non solo.

L’intelligenza artificiale è sicuramente qualcosa che amplifica le capacità dell’uomo e non solo qualcosa che toglie lavoro.

Molte delle numerose applicazioni della I.A. sono già entrate nel nostro vivere quotidiano sulla spinta del marketing, ma senza una adeguata consapevolezza da parte dei cittadini e di chi governa le scelte economiche del Paese. L’intelligenza artificiale, con l’apprendimento automatico ed il rilascio dei nuovi algoritmi, ha fatto un salto di qualità e può eseguire compiti che richiedono una ‘intelligenza umana’: potrebbero essere quindi a rischio non solo gran parte delle attuali professioni, ma soprattutto c’è il rischio effettivo di perdere una dimensione, quella legata al lavoro ed alla produttività intrinseca alla nostra coscienza evolutiva e alle nostre importanti conquiste sociali.I nostri governanti – a tutti i livelli – dovrebbero essere dotati di cultura, competenza e stile di guida, il futuro è già arrivato e dovra’ essere ‘governato’ con vera intelligenza umana insieme ad equilibrio e responsabilità. Le giuste preoccupazioni degli esperti infatti sono che le macchine potrebbero sostituirsi all’uomo arrivando a prendere decisioni basate su algoritmi e non sull’etica, con possibile stravolgimento degli equilibri nelle comunità e delle conquiste sociali acquisite negli ultimi due secoli di storia. Quindi il rischio potenziale, per le attuali professioni e per la comunita’ intera, deve essere valutato e ‘seguito’ dal governo, dal parlamento e dalle parti sociali. Occorre, concludendo, agire con grande attenzione per scongiurare conquiste culturali e sociali e rispettare doverosamente la dignita’ dell’uomo e la sua coscienza personale che sono valori che non possono essere messi in discussione.

Certamente non bisogna mai avere paura dei cambiamenti , questo e’ l’insegnamento della storia, anche economica, ma occorre cogliere al meglio le opportunita’ e le sfide che si presentano avendo sempre il doveroso rispetto dei valori piu’ elevati che sono alla base di una convivenza democratica, come del resto è stabilito nella nostra Costituzione Repubblicana ‘fondata sul lavoro’.

Gianfranco Antognoli

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