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giovedì, Novembre 21, 2024

Una stufa che ha sfamato schiere di viandanti

Per Luca il giusto modo di conoscere il Senese è quello di avventurarsi per la Montagnola

Auguri Luca, ieri “ha fatto gli anni”… è fuori dal deserto australiano e ha raggiunto la parte tropicale dell’Australia. Insomma, sta quasi arrivando… solo altri seicento chilometri!! La variazione di meridiano comporta anche un clima del tutto diverso: ora l’umidità è sopra il 90% e – dice lui – alle sette del mattino ci sono 26 gradi. Particolari maggiori sui suoi social o sul suo blog. A noi rimasti a casa, il piacere di leggere la nuova punta di “andataeritorno”, i ricordi e le osservazioni di Luca, oggi ci portano a giro per la Montagnola, quasi sui percorsi del “Serpente la Sirena” che un amico, oggi scomparso, usava per fare il cacciatore di pievi (dr).

Un lento vagare

Oggi vi presento un piccolo viaggio alla portata di tutti da fare con qualsiasi mezzo, l’unica difficoltà è non rimanere imbambolati, rapiti, incastrati con lo sguardo in una vecchia pieve o una sinuosa collina coperta di boschi.

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Questo lento vagare è cominciato con una domanda; se un caro amico, con la comune passione della moto, vi chiedesse di visitare i dintorni di Siena, di essere condotto per le nostre fascinose strade, quali sono i luoghi, le vie, che vi verrebbe in mente di fargli percorrere?

L’Eremo di San Leonardo al Lago

Sono sicuro che pensereste allo splendido Chiantishire o alla Val d’Orcia patrimonio dell’UNESCO, sicuramente il pensiero correrà alla via che conduce alle torri di San Gimignano, o a quella sugli argillosi crinali fino a Volterra…

Credo che pochi potranno pensare alla piccola via che si arrampica sulla Montagnola Senese, per poi proseguire attraverso i fitti boschi fino al mare che bagna la Val di Cornia.

Non ho voluto sorprendere Riccardo, questo il nome del mio amico, con quello che è consueto e di sicuro effetto, volevo fargli vedere una Toscana vera non le cartoline per turisti.

Ho preferito percorrere una incerta rotta che tocca pievi e castelli, persi in antiche selve, su strade dimenticate, moderatamente asfaltate, senza lasciarsi intimorire quando queste sembrano sciogliersi in bianchi, polverosi sentieri.

Con passo lento, ci siamo soffermati dinanzi all’eremo di San Leonardo, siamo saliti al Castello di Celsa, fino a Poggio ai Legni, per vedere dal punto più alto della Montagnola Senese quel mare di boschi che copre ondulate colline che sfumano sull’orizzonte.

La moto è già bianca, la guardo soddisfatto, è coperta di quella sottile polvere che mi dice di essere sulla giusta via, aggiro questo grande colle non cresciuto abbastanza da divenire montagna, incontro Pievasciata, la pieve romanica e il passo degli Incrociati.

La Pieve di San Giovanni Battista a Pievasciata

Tre veri tornanti e siamo dentro suavis locus ille (Sovicille).

Non sono contento risalgo per Tonni per poter scendere giù in picchiata fino alla Traversa Maremmana, nel Pian della Speranza, sul dritto rettifilo che porta alla svettante torre di Montarrenti.

Sono tre ore di un lento girovagare forse avremmo fatto sessanta chilometri, come due bolsi ciclisti, sì ma quante fascinose piccole soste.

È giunta l’ora di una fermata vera, alla bottega di Frosini, di fronte al castello che domina da secoli il Pian della Feccia.

La bottega con i suoi tre tavoli di legno, la stufa di ferro abbrustolito è qui da quando sono bambino, sembra che nulla la possa mutare, ha sfamato schiere di viandanti, che Dio la mantenga, ci sono impigliati troppi ricordi, se chiudesse mi si spezzerebbe il cuore.

Satolli facciamo solo pochi chilometri prima di imbattersi in un monumento vero. San Galgano, la grande Abbazia cistercense, era così importante che nel milleduecento la ghibellina Siena instaura stabili rapporti con i monaci.

Oggi dedicata a San Bartolomeo, la chiesa di San Quirico a Tonni

A piedi, per smaltire il pranzo, saliamo alla Chiesa di Montesiepi in odor di Templari, come uno scrigno, custodisce la spada nella roccia infissa da Galgano.

La suggestiva struttura a tamburo, chiusa dall’ipnotica volta a cerchi appare fatta per spiazzare il pellegrino, se la fissi sembra muoversi per evaporare verso il cielo.

Bene ora un po’ di quello che più amo, le dondolanti curve di Prata, qui puoi mettere la quarta stabilizzare la moto, e filare veloce, dosando solo il gas senza mai toccare i freni.
Una veloce sosta a Massa Marittima per vedere la piazza e soprattutto per imboccare una segreta via.

Solo salendo sul colle si potrà godere per intero della strettissima strada vicinale che da Massa conduce a Suvereto.

La strada è piena di buche va percorsa piano, ma lo splendido paesaggio della maremma dal crinale lascia senza fiato. Buon viaggio.

(la foto copertina raffigura l’Abbazia di San Galgano)

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