Chiedere a Giuseppe Piero Grillo, in arte Beppe, oggi Garante del Movimento CinqueStelle, di essere politicamente corretto è impresa improba.
Torto o ragione che possa avere nel merito della vicenda che per giorni ha avuto la vetrina di tv e giornali, la sua presa di posizione a tutto è giovata fuorché a portare acqua al mulino della difesa del figlio.
Nostro pensiero è che – come per tutti i comuni mortali – ci dovrebbero pensare i giudici a stabilire le reali responsabilità di Ciro Grillo, indagato assieme ad alcuni coetanei di un reato particolarmente odioso come lo stupro di gruppo. E soprattutto che i diversi risvolti dell’istruttoria – che tratta temi di indagine particolarmente riservati – debbano esser trattati nell’ambito delle aule giudiziarie di Tempio Pausania.
Politicamente, Beppe Grillo si è messo in una posizione indifendibile. Oggettivamente, ha dato un risalto mediatico alla vicenda che oggi è enorme.
E non solo. Ha messo in difficoltà il Movimento di cui fino al 2017 è stato capo politico e Presidente. E ha creato non pochi imbarazzi allo stesso ex premier Giuseppe Conte che si è da poco candidato a risollevare le sorti dei CinqueStelle e aveva già in agenda la poco comprensibile querelle tra il Movimento e la Piattaforma Rousseau in mano di un altro figlio, Casaleggio junior.
Così una vicenda che forse doveva esser vissuta con discrezione fino a responsabilità accertate e imputazioni eventualmente formulate, è diventata da dramma familiare a problema di assoluta rilevanza politica. Nessuno se lo può nascondere.
Come un moderno dio greco, Beppe Grillo stavolta rischia anche lui di mangiarsi i propri figli.